Gli Afghan Whigs di Greg Dulli sono uno di quei rari esempi di band che dopo la reunion hanno mantenuto lo stesso peso specifico degli anni d'oro. Basta scorrere la scaletta: ben quattordici brani sono estrapolati dagli ultimi tre dischi post reunion. (In Spades rimane il mio preferito). Tanti: non si vive solo aggrappati al passato, benché canzoni come la triade 'What Jail Is Like', 'Gentlemen' e 'Fountain And Fairfax' estrapolate da Gentlemen, disco prossimo ai trent'anni, stasera sono state accolte con entusiasmo. Ci mancherebbe! Che il presente sia importante lo si capisce subito dall'uno due iniziale: 'Jyja' e 'I'll Make You See God' (una botta stoner ) dall'ultimo e ancora fresco How Do You Burn? hanno la forza e il potere di stendere e mettere subito in chiaro le cose. Da qui in avanti sarà tutto in discesa con Greg Dulli, presenza sempre "importante", in grande forma vocale (lo disturbano solo i flash "fate tutte le foto che volete ma senza") la chitarra del "Blind Melon" Christopher Thorn sempre ficcante e ispiratissima, il rullo compressore di Patrick Keeler alla batteria, la fedele compostezza unita alla solidità di John Curley al basso e la preziosa presenza di Rick G.Nelson terza chitarra, violino e pianoforte all'occorrenza.
Gli Afghan Whigs dal vivo non deludono mai e il concerto non ha soste e per intensità ha pochi eguali sulla piazza tra le band loro coetanee. Una botta di adrenalina che spezza la settimana e carica per ciò che resta.
Piace anche la sana voglia di giocare con la musica, calandosi nella mischia della storia da fan del rock'n'roll. Ecco così arrivare omaggi a Bo Diddley ('Who Do You Love?'), Rolling Stones ('Angie'), una 'Heaven on Their Minds' da Jesus Christ Superstar di Andrew Lloyd Webber e l'ntensa e palpabile 'There Is a Light That Never Goes Out' degli Smiths degna conclusione (senza bis, uscite e rientri) di una serata dove il loro 'wall of sound" è stato composto e distrutto all'occorrenza seguendo intensità , luci e ombre dei testi scritti da Dulli. Dove chitarre ciniche e spietate hanno amoreggiato con il calore soul. Ipnotici, compatti, cupi ed esaltanti, romantici e spietati come la migliore delle vite. Tutto in una sola serata d'amore.
setlist:
Jyja
I'll Make You See God
Matamoros
Light as a Feather
Oriole
Toy Automatic
Gentlemen
What Jail Is Like
Who Do You Love?(Bo Diddley)
Fountain and Fairfax
Angie (The Rolling Stones)
Algiers
Catch a Colt
I Am Fire
Heaven on Their Minds (Andrew Lloyd Webber)
Somethin' Hot
Please, Baby, Please
It Kills
Demon In Profile
A Line of Shots
John the Baptist
Summer's Kiss
Into the Floor
There Is a Light That Never Goes Out (The Smiths)
Nessun commento:
Posta un commento