venerdì 7 ottobre 2022

RECENSIONE: BUDDY GUY (The Blues Don't Lie)

BUDDY GUY - The Blues Don't Lie (2022)



last (blues)man standing

Quando le leggende decidono di scendere in campo, bisogna togliersi di mezzo e lasciar loro spazio. Il blues è vivo e in buona forma, ce lo diceva solo quattro anni fa dopo l'uscita di The Blues Is Alive And Well.

Oggi gli anni sono 86 e Buddy Guy, una delle ultime leggende del blues di Chicago (l'ultima?) è ancora in forma smagliante: le date fissate dei suoi tour, la sua musica, la sua voce, il suo bel faccione sorridente in copertina, la sua chitarra a pois parlano chiaro. Chiarissimo: il blues non mente. Fedele a una promessa fatta a sé stesso e ai tanti amici già persi per strada "lo prometto fino al giorno della mia morte, terrò in vita il blues" e questo nuovo album è l'ennesima autobiografia di un uomo che 60 anni fa lasciò i campi della Louisiana per cercare il suo sogno in città. Lo ha acciuffato quel sogno e che lo stia ancora vivendo in pieno lo si capisce appena parte 'I Let My Guitar Do The Talking' che  attacca al muro qualunque aspirante bluesman che tenti di scalzarlo dal trono. Sontuoso. 

In mezzo a blues più malinconici con la chitarra che piange alla ricerca disperata d'amore ('The World Needs Love', 'Sweet Thing') o il pianoforte della jazzata 'Rabbit Blood', c'è ancora molto  fuoco che arde ('Well Enough Alone', 'Back Door Scratchin').

E poi ecco apparire alcuni ospiti di spicco come la tradizione degli ultimi dischi, prodotti dal fedelissimo Tom Hambridge, vuole: una meravigliosa Mavis Staples che duetta tornando indietro ai sixties in 'We Go Back', Elvis Costello che ringhia nella minacciosa 'Symptoms Of Love', James Taylor in 'Follow The Money', Jason Isbell nel soul 'Gunsmoke Blues', una presa di posizione convinta contro le armi da fuoco, l'ottantottenne Bobby Rush nel funky 'What's Wrong With That', la cantante Wendy Moten nel classico blues di 'House Party'.

Un disco come sempre per nulla nostalgico o fermo al passato come natura di Buddy Guy.

"Ne parlavamo con Muddy Waters, Howlin' Wolf, Little Walter e tutti quei ragazzi. Allora erano ancora in salute, e parlavamo di questo giorno, 'chi sarebbe rimasto... per favore, non lasci che il blues muoia".

Ancora una volta la promessa è mantenuta.





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