SON VOLT Electro Melodier (Thirty Tigers, 2021)
tra pubblico e privato
Nemmeno il tempo di domare per bene i fantasmi di Woody Guthrie che si aggiravano nel precedente Union uscito solo due anni fa, un disco dal deciso carattere folk, di denuncia, politico, che voleva fare da megafono ai problemi dell'amata terra, che i fantasmi, molto più terreni della pandemia costringono Jay Farrar e soci, come tutto il mondo musicale, a un forzato stop. Tanto tempo da dedicare alla meditazione, per scrivere nuove canzoni, ritrovarsi come i tempi impongono e provare. "Ci siamo ritrovati insieme, io e i ragazzi della sezione ritmica in uno studio qui a St Louis con le maschere e facendo molte registrazioni. Poi Mark Spencer, che ha il suo studio a New York, ha aggiunto le sue parti da lì e ho pensato che fosse un bel approccio equilibrato e misto, credo". Ecco uscire canzoni come il country rock 'These Are The Times' (il titolo dice tutto) e la morbida 'Sweet Refrain' dove sono scanditi i giorni della pandemia e quel "un altro eroe se n'è andato" non è altro che il nostro caro John Prine.
Quello che ne è uscito è uno dei dischi più equilibrati della loro carriera, o almeno il migliore dell'ultima fase.I Son Volt tagliano il traguardo dei trent'anni e il nome di Jay Farrar è scolpito nella roccia dei migliori songwriter americani (fin dai tempi degli Uncle Tupelo) e lo si capisce dal suo continuo entrare ed uscire da temi pubblici e privati. A una 'The Globe' ispirata dall'uccisione di George Floyd e il movimento Black Lives Matter risponde una 'Diamonds And Cigarettes' (con la voce ospite di Laura Cantrell) dedicata alla moglie e al loro matrimonio lungo 25 anni. A una 'Livin In The USA' che lo stesso Farrar dice essere figlia diretta di canzoni come 'Born In The USA' e 'Rockin In The Free World' di voi sapete chi, inni ai tempi mal interpretati, ma qui il grido è più pacato e folk, risponde una decisa ed elettrica 'Arkey Blue', un miscuglio di pensieri su viaggi personali e altri rubati da un discorso di Papa Francesco.
Piacciono anche il lento valzer di 'Lucky Ones' tra R&B e country, lo spoglio blues di 'War On Misery' che Farrar dice essere ispirata da Lightnin' Hopkins, l'atipicità di quel avanzare quasi hard, di stampo Led Zeppelin di 'Someday Is Now', il lento e crepuscolare country "on the road" di 'The Lee e On Down', sulle tracce dei Cherokee. Le canzoni sono tante e pur viaggiando tra toni malinconici e profondi non ci si annoia mai e quel titolo preso da due vecchi amplificatori degli anni '40 e ' 50 sembrano rappresentare bene il carattere di queste 14 canzoni: "Electro" perché i Son Volt rispetto al recente passato suonano più elettrici e muscolosi, "Melodier" perché la melodia di fondo è sempre presente e fa da buon collante.
Nessun commento:
Posta un commento