mercoledì 10 febbraio 2021

RECENSIONE: LUCERO (When You Found Me)

LUCERO
   When You Found Me (Thirty Tiger, 2021)



cambiare rimanendo se stessi

Se c'è un merito che bisogna riconoscere alla band di Ben Nichols è quello di sfuggire da l'immobilismo sempre e comunque, che piacciano o meno i territori calpestati. Prendete il precedente Among The Ghosts, stupendo album uscito nel 2018, certamente tra i vertici della loro carriera, ecco: sarebbe stato facile rimanerne almeno sulla scia di quel ritorno alle origini cupo, tinto di nero e avvolto nelle nebbie del Sud. Invece, ancora una volta, sembrano smarcarsi, così come l'apice del Memphis sound toccato in dischi come Women & Work e 1372 Overton Park si allontanava dall'alt country dei loro esordi. In questo continuo alternarsi di umori musicali c'è però un sottile ma resistente filo di continuità che lega il tutto, iscrivibile alla libertà compositiva su cui poggia da sempre la classica scrittura di Nichols, sempre sulle orme del suo mito Warren Zevon. 
"È stato emozionante e al tempo stesso scoraggiante iniziare il processo di scrittura del nuovo disco, perché Among the Ghosts è nel complesso il mio album dei Lucero preferito". E forse ha ragione. Anche se questa volta i toni cupi e minacciosi vengono dettati da un uso maggiore di riverberi chitarristici (le chitarre di Brian Venable) e dai sintetizzatori vintage ( e qui sale in cattedra il tastierista Rick Steff), crocevia tra gli eighties e il presente, tra il graffio e il velluto con la riconoscibile voce di Nichols in mezzo. L'album ha una sua atmosfera, un suo carattere. C'è tensione. L'obiettivo è stato centrato. I testi di Nichols continuano ad abbeverarsi dentro all'America più nascosta dove si stipulano ancora strani patti con il maligno nell' oscurità ('Have You Lost Your Way?'), dove viaggiare negli States più profondi può portarti a scoprire strani omicidi ('Outrun The Moon'), conoscere personaggi come William Morgan, combattente antifascista durante la rivoluzione cubana raccontato nel pungente honky tonk 'Back In Ohio' arricchito dal sax di Jim Spake, o incazzarti per quello che vedi intorno a te (l'unica concessione politica del disco  'A City On Fire'). Ma negli ultimi anni è emersa con prepotenza la sua vena introspettiva, lascito del suo matrimonio e della raggiunta paternità. 
"I testi di Lucero sono sempre stati cose abbastanza personali e il tema della famiglia è sempre stato un elemento nella scrittura delle canzoni, ma forse lo è ancora di più in When You Found Me perché ero a casa con la mia famiglia intorno a me tutto il tempo" racconta Nichols. Pesca tra i propri ricordi o nel suo vissuto quotidiano: 'Coffin Nails' prende spunto dalla storia di suo nonno, fante durante la seconda guerra mondiale, per parlare delle condizioni dei veterani di guerra, oppure nella eterea 'Pull Me Close Don't Let Go' ispirata dalla piccola figlia di quattro anni, 'All My Life' è una lettera d'amore alla moglie, mentre la ancora più personale 'When You Found Me' racchiude l'intera famiglia in una chiusura di disco malinconica e di speranza nel futuro. 
I Lucero sono ancora in movimento. A modo loro. Mosse di squadra lente e di sottrazione seguendo l'ispirazione dettata dal loro porta voce.







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