venerdì 11 marzo 2016

RECENSIONE: RAY LAMONTAGNE-Ouroboros (2016)

RAY LAMONTAGNE-Ouroboros (RCA Records, 2016)





Forse il primo Lamontagne (periodo Ethan Johns) lo abbiamo perso definitivamente. Dopo SUPERNOVA, prodotto da Dan Auerback, disco mal digerito dai fan della prima ora ma segno di una voglia di sperimentare che non gli si può reprimere, anche questo nuovo OUROBOROS cerca di cambiare le carte in tavola in modo diverso. Nuovamente. Jim James dei New Morning Jacket in produzione favorisce un nuovo viaggio cosmico diviso in otto atti che marciano uniti senza stacchi come un corpo celeste perso nell'universo. Un moto ciclico.
Lamontagne ha già definito la collaborazione con James presso lo studio di registrazione a Louisville come la migliore della sua carriera artistica e l'apertura 'Homecoming' con i suoi quasi nove minuti di durata è il miglior esempio di quanta libertà artistica si sia preso questa volta.
Sempre meno folk più space rock, blues elettrico alieno ('The Changing Man', 'Hey, No Pressure') e psichedelia e più di un gancio pinkfloidiano ('While It Stills Beats', 'In My Own Way'). Quaranta minuti poco immediati, da affrontare nel buio a occhi chiusi. Per me è un sì!



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