mercoledì 19 novembre 2014

RECENSIONE: HOLLY WILLIAMS (The Highway)

HOLLY WILLIAMS The Highway (Georgiana Records/IRD, 2014)



Basterebbero i nomi che accompagnano la sua biografia e le note in calce a questa sua terza uscita discografica per far posare su Holly Williams tutta l'attenzione di qualunque musicofilo con le antenne diritte e puntate in America, sintonizzate su qualche radio a tema, quelle che trovi solo negli States, divulgata lungo interminabili highway da percorrere in solitaria. Avvenenza a parte, naturalmente. Oppure basterebbe il solo cognome, anche se è meglio non farlo notare ad alta voce: "mi fanno sempre le stesse domande a cui potrei rispondere per tutto il giorno: cosa fa ora tuo padre? o come ci si sente?, è una benedizione o una maledizione?, ma penso che ormai, al terzo album, la gente stia cominciando a capire che non canto perché mio padre è un musicista, hanno finalmente capito che suono da dieci anni in una band". Figlia di Hank Williams Jr.-a sua volta figlio della tradizione musicale americana del ventesimo secolo, tradotto in Hank Williams Sr,- sorellastra di quello scavezzacollo senza età di Hank III (chi lo avrebbe mai detto?), per questo terzo album- il migliore dopo The Ones We Never Knews (2004) e Here With Me (2009)-uscito da circa un anno in patria ma distribuito solo ora in Europa, si avvale inoltre della collaborazione di Jackson Browne-un piccolo sogno avverato- nei cori della delicata Gone Away From Me, molto vicina alle corde del cantautore, di un altro figliol prodigo, Jackob Dylan-a proposito di famiglie che contano-seconda voce della pianistica e melanconica Without You, e di una amica come l'attrice Gwyneth Paltrow, voce in Waiting On June, canzone dedicata ai nonni che chiude splendidamente il disco, senza dimenticare il marito Chris Coleman, musicista presente e determinante  e il produttore Charlie Peacock, buon lavoratore dietro ai dischi dei Civil On War.
Holly Williams, però, vive la musica diversamente dal restante nucleo famigliare, apparentemente in modo distaccato: ha una grande passione per la moda, è proprietaria di una boutique d'abbigliamento, partecipa a programmi televisivi di cucina, altra sua grande passione, ma ogni tanto si ricorda dei geni che gli scorrono sotto pelle e quando lo fa è capace di lasciare piccoli e piacevoli segni attraverso una scrittura profonda, scavando tra gioie e dolori della vita, sua (tra le gioie la prossima maternità), e dei tanti personaggi che popolano le sue liriche, a partire dalla donna alcolizzata presente nell'iniziale Drinkin'.
Scrittura intimista, più vicina ai grandi songwriter dei '70 piuttosto che alla grande  tradizione country nashvilliana. Il riuscito up tempo country (Railroads), l'amore, il senso di appartenenza famigliare (Giving Up), introspettiva ma fortemente ancorata, attraverso un country/folk delicato che non perde mai di vista la melodia-a volte eccedendo- ma dove violini e lap steel fanno comunque il loro lavoro: nella ballata The Highway che esorcizza l'incidente stradale che la vide coinvolta nel 2006, anche se il meglio arriva quando si lascia andare, uscendo dai binari che si è auto imposta, concedendosi alla semplicità più rozza e spartana come succede in Let You Go, solitario folk per sola chitarra, lap steel e mandolino o nella più rockata ed elettrica 'Till It Runs Dry.
Brillante ma omogeneo, privo pure di quell'affondo da ricordare, in The Highway fila un po' tutto liscio come un'autostrada senza curve. Per incantare i serpenti dell'outlaw country a ciglio strada o chi cerca solamente paragoni senza uscire dall'ambito famigliare serve ben altro, eppure possiede in dote quell'onestà che spesso fa la differenza e porta a casa la partita. Qui c'è.






vedi anche
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