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Dopo settimane di ascolti dedicate ai Mink DeVille, mi piomba sullo stereo il disco degli italiani Sugar Ray Dogs, band pavese al secondo album dopo l'esordio discografico Vaudeville'n'roll del 2011. Strane coincidenze. "E allora?" direte voi. Allora, una volta aperto il libretto noto che tra i musicisti ospiti, in quattro brani, c'è Fred Koella, chitarrista alla corte di Willy De Ville che suonò pure con le band di Bob Dylan (periodo 2003/2004), con Zachary Richard e Dr.John. Bel colpo, mi dico. Ma questo non faccia passare in secondo piano la musica e i meriti del gruppo: il loro, è il suono di una band in continuo movimento (già numerosi i tour in tutta Europa, sintomo che noi italiani arriviamo sempre in ritardo, anche a casa nostra), capace di assorbire tanto lungo il cammino, partendo dal rockabilly, arrivando all'irish folk, al gypsy rock, al tex mex con l'innata capacità di fare loro i suoni incontrati lungo le tante strade che dalle misteriose paludi della Louisiana portano alla nebbie della pianura padana, tanto da far perdere ogni possibile tentativo di classificazione musicale e temporale. Guidati dalla voce e dal basso di Ernani Ray Natarella-anche autore di tutti i pezzi-dalla chitarra di Alberto Steri (bellissimo il suo lavoro in Nocturnal) e la batteria di Andrea Paradiso, Sick Love Affair è un disco che come puro distillato d'uva ad altra gradazione, impiega poco ad entrare in circolo: bastano le prime note dell'apertura Time To Run, un trascinante brano con influenze celtiche giocato abilmente da cornamusa e violino (suonato dall'insostituibile violinista di Davide Van De Sfroos, Angapiemage Galiano Persico), gli scatti rock della trascinante Nocturnal con i suoi inserti irish, See You Die e Mortally Wounded e quelli rock'roll '50 di Road Of 7 Sins con la slide di Koella a duellare con l'armonica (Marco "Sonny" Simoncelli) per restare rapiti.
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In un continuo susseguirsi di rimandi e agganci al meglio che potreste chiedere alla musica senza tempo, il viaggio dei Sugar Ray Dogs promette 52 minuti di spasso tra lingue di asfalto sempre pronte ad allargarsi in grandi autostrade o stringersi in angusti boardwalk di periferia che costeggiano corsi d'acqua carichi di straripanti storie di ordinaria follia (musicale) tra sboccato vizio notturno e amaro romanticismo. Da ascoltare.
vedi anche RECENSIONE: CHEAP WINE-Based On Lies (2012)
vedi anche RECENSIONE: CESARE CARUGI-Pontchartrain (2013)
vedi anche RECENSIONE: LUCA ROVINI-Avanzi e Guai (2013)
vedi anche RECENSIONE: DANIELE TENCA- Wake Up Nation (2013)
vedi anche RECENSIONE: MASSIMO PRIVIERO-Ali di Libertà (2013)
vedi anche RECENSIONE: GENERAL STRATCUSTER and the MARSHALS -Double Trouble (2013)
vedi anche RECENSIONE: ME, PEK E BARBA- Me, Pek e Barba live 2003/2013 (2013)
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