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Non abbiate fretta. Qualcuno (chi? io?) si aspettava che gli archivi facessero un balzello temporale in avanti. Non di molto, bastavano due anni. Superare il 1972 e trovarsi davanti alle nebbie di uno dei periodi più scuri della carriera del canadese, ma certamente tra i più prolifici ed ispirati, ancora tutto da scoprire nei tanti album mai venuti alla luce. Non abbiate fretta però, perché potrebbe bastare una rarissima Cinnamon Girl suonata al pianoforte per cambiare idea e farvi venire voglia di rimanere ancora un po' con le orecchie appoggiate a questo 1970, anno ricco e cruciale come non mai per Neil Young, dichiarato unanimemente artista dell'anno: già fuori in Marzo con Deja Vù insieme a Crosby, Stills e Nash ma alle prese con un difficile seguito che mai vedrà la luce-che inesorabilmente sembra già calare d'intensità sul supergruppo- e con i protagonisti lanciati verso le rispettive carriere soliste ("cocaina ed ego distrussero il gruppo" dirà invece Neil Young) e con il fresco After The Goldrush uscito a Settembre da presentare, da cui attingerà parecchio in questi sei show acustici, porzione di una serie di concerti affrontati in solitaria in piccolissimi spazi tra la fine del 1970 e l'inizio del 1971, e che sarebbero dovuti confluire in un disco live mai portato a conclusione (naturalmente). Ad attendervi è la cronaca spiccia e selezionata delle sei performance intime-quasi fosse nella familiarità del buen retiro a Topanga Canyon-trascorse tra il 30 Novembre e il 2 Dicembre del 1970 al Cellar Door di Washington D.C., un piccolissimo locale tra la 34th Street e la M Street con il pubblico alle calcagna, un music club dove i grandi artisti usavano mettersi alla prova e teatro di numerosi dischi live tra cui spicca quello di Miles Davis.
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Neil Young al Cellar Door è un artista ansioso di imboccare la carriera solista, di mettersi alla prova, testarsi, dimostrare prima a se stesso poi al grande pubblico quanto la vita di gruppo gli andasse stretta, troppo stretta. Questo è l'antipasto che sublimerà solo due mesi dopo durante i- già pubblicati- concerti alla Massey Hall che ce lo mostrano più sicuro e in palla, nonostante i lancinanti dolori alla schiena che lo tormentarono in quel periodo, facendo risultare questa uscita un gradino sotto a quelle registrazioni (sette canzoni su tredici sono presenti anche nella setlist di Live At Massey Hall 1971). Sarebbe stato preferibile far uscire Cellar Door prima delle registrazioni alla Massey Hall di Toronto, ma all'interno del disordine cronologico younghiano tutto è permesso, e noi ci adeguiamo come sempre. Ora, però, proseguiamo. Senza fretta, naturalmente.
"Ai tempi il Cedars era un vecchio ospedale. Io ero in trazione, c'erano cavi e pesi che tiravano il piede per alleviare la pressione sui dischi della spina dorsale. (Mentre ero lì, ascoltai molto una cassetta del Cellar Door di Washington. Era un nastro inciso di recente dal vivo con Henry Lewy. Era veramente ottimo e scrissi alcuni appunti; un giorno pubblicherò un album veramente figo di quei tempi...)" da Il Sogno di un hippie di Neil Young.
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vedi anche RECENSIONE: NEIL YOUNG & CRAZY HORSE-Psychedelic Pill (2012)
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vedi anche NEIL YOUNG & CRAZY HORSE live @ Barolo, Collisioni, 21 Luglio 2014
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