martedì 23 luglio 2013

RECENSIONE:GUY CLARK (My Favorite Picture Of You)

GUY CLARK   My Favorite Picture Of You ( Dualtone, 2013)

Devo ammetterlo, ultimamente pochi dischi mi sono penetrati così a fondo, dopo pochi ascolti, come questo. Dentro c'è una quantità smisurata di umanità (o semplicemente vita, o amore) che riuscirebbe a cambiare la sorte di un buon pezzetto di mondo se solo chi vive beato nel lato opposto a questo sentimento avesse la fortuna di ascoltarlo. Ma so che non sarà così, per cui, noi-e mi riferisco a tutti gli amanti della buona musica-non lasciamocelo sfuggire.
Susanna Clark, la giovane donna raffigurata nella polaroid che il vecchio Guy mostra in primo piano nella copertina del suo nuovo disco, il primo dopo quattro anni di silenzio e dopo il tributo che gli hanno regalato i tanti amici (da Willie Nelson, Joe Ely, Kris Kristofferson, a Steve Earle e Hemmylou Harris) ci ha lasciati a settantatre anni  il 27 Giugno del 2012, sconfitta  da un male incurabile. Susanna e Guy si erano conosciuti nel 1972 e da allora non si erano più separati, lei-a sua volta cantautrice e artista/pittrice-riuscì ad ammorbidire la scorza di uomo duro che avvolgeva Clark, diventando presto la musa ispiratrice, il centro della sua vita (vissuta a Nashville), della musica, del suo mondo, delle sue storie. Ora, ad un anno dalla scomparsa, il settantunenne cantautore texano vuole dividere con tutti noi (sempre noi, quelli di prima) la foto preferita della donna che ha sempre amato, e lo fa con un disco intenso, emozionale, che guarda al passato ma che sa riflettere anche sul presente, sulla clessidra degli anni che inesorabile continua la lenta corsa.
Undici piccole perle acustiche, semplici, austere (compresa Waltzing Fool di Lyle Lovett che accarezza trainata dal mandolino) infilate in fila indiana che sanno cullare come un lento valzer ballato a notte fonda in una dance hall texana, con la voce di Clark doppiata-come in gran parte del disco- da quella femminile di Morgane Stapletone (Cornmeal Waltz), graffiare con parole che descrivono l'amore, quel sentimento sconosciuto, maltrattato, a volte odiato così ben esposto tra le grevi note di un violoncello in Hell Bent On A Heartache, avvolgere con le parole scritte per la moglie Susanna in My Favorite Picture Of You, il toccante e personale saluto che diventa pubblico, canzone che prende forma proprio da quella foto degli anni settanta che nasconde un retroscena inaspettato e curioso: quel freddo giorno, Susanna, con le braccia conserte, era incazzata nera, aveva appena trovato-per l'ennesima volta-suo marito insieme a Townes Van Zandt- il compagno di mille avventure sia di vita che musicali-erano ubriachi e addormentati, e forse il suo limite di sopportazione arrivò al livello massimo. Eppure..." C'è il fuoco nei tuoi occhi/hai il cuore che esce dalla manica/la maledizione sulle labbra/ma tutto quello che vedo è splendido". Se non è amore questo? Quello scatto rubato dice tutto, e chissà cosa avrebbero combinato i due in questi ultimi vent'anni se Van Zandt non fosse scomparso così prematuramente nel 1997.
Clark che invece è ancora qui, solo, è sempre il cantante country "fuorilegge" capace di dipingere quegli intensi quadretti  di vita americana del profondo sud abitati da perdenti in viaggio tra fughe e ritorni, gli stessi che popolavano le canzoni regalate ai tanti amici artisti incontrati lungo la strada o raccolte nei suoi migliori dischi degli anni settanta: il debutto inarrivabile Old No 1(1975), Texas Cookin'(1976) ma anche The South Coast Of Texas (1981), e ce lo dimostra raccontando l'America di frontiera che conosce come le tasche, ormai disegnata indelebilmente sopra alle sue pupille di uomo del sud, l'immigrazione clandestina ai confini con il Messico con i suoi contrabbandieri di manodopera (nella ispanica El Coyote), i reduci di guerra che diventano eroi (Heroes), i paesaggi evocativi durante il vagabondaggio nella splendida Rain In Durango.
La narrazione riflessiva, ironica (Good Advice), i ricordi, il tempo che passa inesorabile portandosi via sempre qualcosa ma lasciando in dono la saggezza (The High Price Of Inspiration), la stupenda autoriflessione della finale I'll Show Me raccontata in punta di strumenti grazie alla band che lo accompagna senza calcare mai la mano: Verlon Thompson e Shawn Camp alle chitarre, e Bryn Davies al basso.
"I kinda see myself as a Young Richard Burton/Readin' Dylan Thomas to some Welsh coquette/Drinkin' whiskey in a Swansea tavern/Me and trouble are a sure fire bet".
Oppure riprendendo la sua vecchia Sis Draper (dall'album Cold Dog Soup-1999), e scrivendone un seguito in The Death Of Sis Draper, scritta ancora insieme a Shawn Camp (anche co-produttore insieme allo stesso Clark e Chris Latham) e ancora fortemente influenzata dalla musica folk celtica.
My Favorite Picture Of You è l'intima pennellata di un songwriter dal passo lento, riflessivo, meticoloso che non ha mai sperperato le sue canzoni o registrato dischi inutili, nato per restare indelebile e far scuola, anche alle nuovissime generazioni di cantautori country/folk americani. Con gli acciacchi dell'età, qualche importante battaglia vinta sulla vita e la voce che si è fatta forse più stanca e segnata (gli spettri delle American Recordings cashiane ogni tanto fanno capolino) ma ancor meglio comunicatrice se incastrata dentro a undici canzoni che ho trovato perfette e già dei piccoli capolavori nella loro semplice, profonda, sofferta comunicatività e forza confessionale.




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