SILVER &GOLD (2000)
Neil Young entra nel nuovo millennio a passi morbidi con un disco di ballate acustiche che pare un seguito di HARVEST MOON, uscito ormai otto anni prima. Prodotto da
Ben Keith (Jack Nitzsche si rifiuterà di produrlo dopo aver ascoltato alcuni brani), le dieci canzoni indagano perlopiù sull’aspetto intimo e famigliare (‘Daddy Went Walkin’), sull’amore (‘Razor Love’), con qualche nostalgico sguardo al passato musicale (‘Buffalo Springfield Again’). Uscirà dopo LOOKING FORWARD, il tanto atteso ma deludente ritorno di CSN&Y, a cui Young regalerà alcune buone tracce: ‘Slowpoke’ che doveva finire qui.
ARE YOU PASSIONATE? (2002)
Il disco nasce sotto l’ombra tragica e nera dell’undici settembre (2001) e proprio da un episodio accaduto all’interno di uno degli aerei dirottati (il Flight 43) prende forma quella ‘Let’s Roll’, il cui testo mal interpretato farà tanto discutere. Le canzoni registrate prevalentemente con
Booker T. & The MG’s veleggiano su un R&B mai troppo incisivo ma piacevole, seguendo le orme del più riuscito THIS NOTE’S FOR YOU. ‘Goin’ Home’, registrata con i
Crazy Horse è l’unica canzone a smarcarsi nettamente dal mood imperante.
GREENDALE (2003)
Uno degli album più ambiziosi di tutta la carriera di Young che questa volta si inventa una città fantastica, completa di cartina, personaggi, istituzioni e comparse, che diventa metafora della politica e della società americana. Un attacco diretto e beffardo che diventerà anche un film. I testi vengono però narrati su un tappeto rock blues, in generale, poco entusiasmante, ma diretto e sincero.
PRAIRE WIND (2005)
Il disco nasce dopo i problemi di salute causati da un delicato intervento per un aneurisma celebrale che per poco rischia di essergli fatale dopo una ricaduta post operazione. Young si rimette a tempo record e finisce questo album già programmato.
“ La cosa migliore sarebbe stata fare musica, così prenotammo uno studio a Nashville. Cominciai a scrivere un nuovo album. Sentivo che mi avrebbe tenuto occupato fino a quando sarei entrato in ospedale”. Un disco dai testi personali, drammatici e intimi, spalmati su un piacevole country rock senza grandi picchi ma anche senza cadute di tono. Un disco salvifico e di mestiere.
LIVING WITH WAR (2006)
Che Neil Young si sia ripreso alla grande lo dimostra questo istant record barricadero registrato con rabbia in pochissimo tempo insieme ad una band essenziale composta solamente dal batterista
Chad Cromwell, il bassista
Rick Rosas e dalla tromba di
Tommy Bray che compare qua e là, a cui però si aggiungono i sontuosi cori di circa cento elementi. Un hard rock folk potente e diretto, stemperato solamente dagli onnipresenti, a volte invadenti, cori. Lo spunto per tutto ciò arriva dopo la dichiarazione di guerra al Medio Oriente da parte di Bush, che verrà maltrattato in lungo e in largo (‘Let’s Impeach The President’ guida la fila).
“Forse era il gruppo di canzoni palesemente più esagerate che avessi mai scritto, ma abbiamo fatto quello che andava fatto, dunque non mi pento”.
CHROME DREAMS II (2007)
Riprendendo il titolo, e non solo, di uno dei tanti album registrati e mai usciti (il vero CHROME DREAMS sarebbe dovuto uscire nel 1977), è una raccolta di canzoni apparentemente poco omogenea (canzoni nuove e vecchie ripescate), dove si passa dal country di ‘Beautiful Bluebird’ al rock di ‘Spirit Road’, che invece pare funzionare molto bene, pur ruotando intorno alle due lunghissime ‘Ordinary People’ (diciotto minuti) e ‘No Hidden Path’ (quattordici).
FORK IN THE ROAD (2008)
Altro disco di pancia. "Fork In The Road" esce a sorpresa anticipato da alcuni strani video postati sul suo sito Myspace. Canzoni elettriche come la tiletrack, la canzone di apertura ‘When worlds collide’, ‘Johnny Magic’, ‘Hit the Road’. Canzoni dalle chitarre metalliche (‘Fuel line’) , blues (‘Get behind the wheel’), country come la splendida ‘Light a Candle’. Tutte pero' con un denominatore in comune: i testi. Neil Young prendendo spunto dalla storia della Lincvolt Continental inizia a lavorare ad un personale progetto dedicato alle care automobili: costruire una centrale elettrica che possa fornire energia alternativa al funzionamento delle auto.
"Scrivevo ed eseguivo un sacco di canzoni sulla Lincvolt e sull'argomento delle auto alimentate a elettricità. L'album Fork In The Road fu pubblicato nel 2009. Un sacco di gente s'incazzò perchè avevo fatto un album su questo argomento e ricevetti delle pessime recensioni, ma era ciò che avevo in testa e so che posso essere ossessivo. essere ossessivo non è poi così male per la creatività".
LE NOISE (2010)
Le Noise va ascoltato di notte, quando il buio si impossessa della vista e rimaniamo solitari con i nostri dubbi e pensieri. Ci voleva la mano di un produttore di grido come
Daniel Lanois per dare, ancora una volta, una sterzata alla carriera di Young. Questo sarà un disco che verrà ricordato alla pari dei suoi migliori lavori. Così credo. Neil Young da solo e la sua chitarra, acustica ed elettrica. Tutti qua gli ingredienti su cui Lanois ha lavorato.
Registrato nella casa del produttore, questo è un disco chitarristico al cento per cento, tutto ciò che si sente è stato prodotto dalla chitarra di Young: riverberi, note basse, rumori ed effetti che costruiscono canzoni su cui si stagliano i testi di Young. Canzoni per buona parte nate acustiche e trasformate in elettriche, un esperimento che ha dato buoni frutti. Le otto canzoni di Le noise saranno accompagnate da altrettanti video , in bianco e nero e suggestivi , girati dal regista Adam Vollick e che sembrano rappresentare alla meglio le canzoni in immagini.
“Lo chiamai Le Noise, per Dan. Era uno scherzo in franco-canadese, un modo molto inglese per pronunciare Lanois”.
AMERICANA (2012)
Non pago di sguazzare in mezzo a nastri e bobine delle sue composizioni archiviate nel fantomatico museo personale che è il suo Broken Arrow Ranch, Young ha pensato di dare una spolverata anche agli archivi del musichiere della tradizione americana, lui nato a Toronto in Canada. Per dare più sale ad un'altra delle sue bizzarre idee, ha richiamato in studio i Crazy Horse al completo, cosa che non accadeva dall'incisione di Broken Arrow(1996). Neil Young come un ragazzino alle prime armi si butta brutalmente su standard della musica americana con spietata irruenza (‘Oh Susanna’, ‘Clementine’, ‘Jesus Charlot’), avvicinandosi in alcuni frangenti all'intemperanza di Ragged Glory (1990) e continuando a portare avanti la sua idea di catturare l'immediato e darlo in pasto a tutti.
PSYCHEDELIC PILL (2012)
Dopo l’aperitivo AMERICANA, arriva Psychedelic Pill, con un titolo che sembra rimandare inevitabilmente ai periodi "stonati" di Tonight's The Night(1975), si presenta subito in modo sontuoso ed estremo, incutendo pure un po' di timore reverenziale: 2 CD (o 3 LP) con solamente otto tracce (più una bonus track) tra cui spiccano immediatamente all'occhio i 28 minuti di ‘Driftin'Back’ e i 16 di ‘Ramada In’n e ‘Walk Like A Giant’. Dentro, tutto quello che il connubio con i Crazy Horse ci ha regalato negli anni: lunghe jam chitarristiche, assalti ruvidi, cavalcate, feedback, ma anche folk e nostalgiche melodie '50. Prodotto da John Hanlon e Mark Humphreys e registrato nello studio Audio Casablanca come il precedente Americana. A proposito di Crazy Horse:
“Facendo i nuovi album Americana e Psychedelic Pill, ho scoperto che con l’andare del tempo questa potenza cosmica non solo è diminuita ma è cresciuta”.
A LETTER HOME (2014)
L’intento sembrava pure nobile e originale: registrare canzoni come si faceva nel dopoguerra per mandare messaggi ai famigliari, proprio come fa Neil Young in apertura del disco.
“Hey Mamma, il mio amico Jack ha questa scatola dalla quale si può parlare!”. Jack White fornisce la sua cabina sforna 45 giri al Third Man Records Store. Neil Young ci mette chitarra acustica e un repertorio di cover che potrebbe pure essere interessante se il suono non fosse così scadente e quasi inascoltabile. Dylan, Springsteen, Phil Ochs, Willie Nelson. Tim Hardin tra i prescelti. Ma visto che lo scopo era proprio quello: l’esperimento si può dire riuscito.
STORYTONE (2014)
C’è l'amore per le automobili, ben rappresentato dall'acquerello in copertina e nei disegni che illustreranno la seconda parte di biografia Special Deluxe: A Memoir of Life & Cars, c'è la continua ricerca del posto ideale dove poter vivere serenamente, luogo che nella sua testa esiste già ed è dipinto di ecologico verde; c'è il tormentato amore che dopo 36 anni di matrimonio con Pegi Young ha imboccato la strada che porta verso una nuova fiamma, l'attrice Daryl Hannah che condivide con lui l'impegno ambientalista; c'è la voglia di mettersi continuamente alla prova come artista. Altro doppio come Psychedelic Pill (dieci canzoni acustiche e dieci canzoni, le stesse, risuonate con l'orchestra) altro ambizioso progetto ma interessantissimo per poter saggiarne lo stato della vena creativa (buona) e vedere lo sviluppo delle canzoni, dieci buone canzoni.
THE MONSANTO YEARS (2015)
Se volete bene a Neil Young accetterete di buon grado anche questo disco, nato sì d’istinto, ma incentrato su tematiche care al canadese da più di quarant’anni, fin da quei versi “guarda Madre Natura in fuga” inclusi in After The Gold Rush del 1970, proseguite poi negli anni 80 con i concerti Farm Aid, messi in piedi con John Mellencamp e Willie Nelson in difesa degli agricoltori, e ribadite con forza anche durante l’ultimo tour con i Crazy Horse. L’attacco alla multinazionale agrochimica Monsanto, rea di mettere in commercio sementi OGM, è duro, liricamente ingenuo, ma non fa sconti. I figli di Willie Nelson, Lukas e Micah con i loro
Promise Of The Real, accompagnano l’amico di papà come farebbero dei giovani cavalli pazzi alle prime armi con qualche pausa per tirare il fiato come nella sbilenca ballata country ‘Wolf Moon’ che si riallaccia ad HARVEST MOON.
PEACE TRAIL (2016)
Un istant record di protesta come altri della sua discografia recente (LIVING WITH WAR, FORK IN THE ROAD, THE MONSANTO YEARS), registrato agli Shangri-La Studios di Rick Rubin in una sola settimana, per dare sfogo alle innumerevoli battaglie che sta combattendo. Un disco di pancia che sacrifica la bellezza per il messaggio. Ora sta a voi scegliere da che parte stare. Le dieci canzoni non fanno altro che rimarcare il forte impegno ambientalista che ha tenuto banco in tutte le recenti mosse con i Crazy Horse e con i Promise Of The Real: la battaglia-poi vinta- dei nativi americani contro l’oleodotto che minacciava le loro terre in North Dakota in 'Indian Givers'-da qui è partito tutto- la storia del contadino 'John Oaks', il mago dell'irrigazione che ha difeso il suo lavoro fino alla morte come ci narra la discorsiva 'John Oaks', aggiungendo qualche altra stoccata alla politica, allo sfrenato consumismo, e pure qualche vetro rotto più intimo e personale (la folkie ‘Glass Accident’) . Un bollettino pieno di notizie e qualche buona speranza come canta nella title track: "continuerò a piantare semi finchè qualcosa è in crescita".
Nulla di nuovo quindi? No. Qualcosa di nuovo c'è: PEACE TRAIL è un disco totalmente acustico, scarno ed essenziale, ma incatalogabile, che suona quasi raffazzonato ad un primo ascolto ma diverso da qualunque cosa fatta prima, dove la base ritmica composta dalla batteria in grande evidenza del veterano
Jim Keltner (splendido il suo lavoro percussivo e tribale lungo tutto il percorso) e dal basso di
Paul Bushnell sembrano spesso fare da sottofondo alle incontenibili parole di Neil Young, cercando di inseguirlo, ma Young è un fiume in piena che va diritto per la sua strada, e quasi non si fa prendere.
vedi anche:
RECENSIONE: NEIL YOUNG-A Treasure (2011)
RECENSIONE: NEIL YOUNG & CRAZY HORSE- Americana (2012)
RECENSIONE: NEIL YOUNG & CRAZY HORSE-Psychedelic Pill (2012)
RECENSIONE: NEIL YOUNG-Live At The Cellar Door (2013)
RECENSIONE: NEIL YOUNG-Storytone (2014)
NEIL YOUNG & CRAZY HORSE live @ Barolo, 21 Luglio 2014
RECENSIONE: NEIL YOUNG + PROMISE OF THE REAL-The Monsanto Years (2015)
RECENSIONE: NEIL YOUNG-Bluenote Cafè (2015)
RECENSIONE: NEIL YOUNG+PROMISE OF THE REAL-Earth (2016)
RECENSIONE: NEIL YOUNG-Peace Trail (2016)