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martedì 31 ottobre 2017

DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA # 49: CRY OF LOVE (Brother)

CRY OF LOVE  Brother (Columbia, 1993)







Se nei primi anni novanta l’alto piedistallo creato per le band di Seattle costrinse alle ginocchia molte realtà musicali legate al rock più duro (chiedere a glamster e thrasher, o all’heavy metal più classico), non si può dire la stessa cosa per il southern rock americano che proprio in quegli anni sembrò avere un piccolo ma importante sussulto di buona salute dopo le malate ombre grige degli anni ottanta, proprio perché, come il grunge, assorbiva linfa vitale e si abbeverava dall’acque più torbide dell’hard blues dei 70. Black Crowes, Mother Station, Brother Cane, Widespread Panic, Badlands, Pride And Glory, Raging Slab, Junkyard, Gov’t Mule, The Four Horsemen,The Screamin’ Cheetah Wheels e appunto i CRY OF LOVE. Pur inserito nel calderone del rock sudista (da cui rubava gli umori), il gruppo nato a Raleigh in North Carolina volgeva il proprio sguardo aldilà dell’Atlantico fino ad arrivare all’hard blues britannico, con in testa i Free di Paul Rodgers e Paul Kossoff, a seguire Cream e Rory Gallagher. L’ascolto di ‘Hand Me Down’ e ‘Peace Pipe’ (che ebbe anche un gran successo nelle charts all’epoca) può fugare ogni dubbio sulle loro principali influenze. Se il cantante KELLY HOLLAND, che dopo questo primo disco lasciò la band per una progressiva discesa negli inferi dell’alcolismo e dell’anonimato che lo condussero verso la strada senza uscita della morte, avvenuta a soli 52 anni nel 2014, si può considerare tra i maggiori emuli di Paul Rodgers, il chitarrista AUDLEY FREED, che ritroveremo nei BLACK CROWES a cavallo tra il 1997 e il 2002 (periodo LIONS e LIVE AT THE GREEK), impersonava benissimo i panni di Paul Kossoff. A completare la formazione: il batterista JASON PETTERSON e il bassista ROBERT KEARNS (ora con SHERYL CROW, in precedenza con BOTTLE ROCKETS e LYNYRD SKYNYRD). Il disco registrato in presa diretta, senza overdubs, è la testimonianza più reale del grande e focoso talento che circondava questi ragazzi che nel 1997, dopo l’uscita di Holland, cercarono di replicare con l’altrettanto buono DIAMONDS AND DEBRIS e un nuovo cantante: Robert Mason. Ma il destino era già segnato e per loro aveva scelto un roseo futuro da cult band. Dieci canzoni che a distanza di 24 anni suonano ancora dirette, fresche e avvincenti come quelle dei migliori e storici dischi degli anni settanta. Da segnalare il pianoforte del produttore John Custer e la chitarra ospite di Pepper Keenan dei Corrosion Of Conformity nella traccia ‘Bad Thing’. Tra i grandi dischi rock degli anni 90 c’è un posto anche per i Cry Of Love.




PUNTATE PRECEDENTI
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #18: BOB DYLAN-Street Legal (1978)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #19- CRAZY HORSE-Crazy Horse (1971)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #20-TOM PETTY-Wildflowes/Echo (1994/1999)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #21-NICOLETTE LARSON-Nicolette (1978)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #22-AMERICA-Silent Letter (1979)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #23-ERIC ANDERSEN-Blue River (1972)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #24-BADLANDS-Voodo Highway (1991)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #25-GEORGE HARRISON-Living In The Material World (1973)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA#26: DAVID CROSBY GRAHAM NASH-Wind On The Water (1975)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #27: DICKEY BETTS & GREAT SOUTHERN (1977)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #28: JUNKYARD-Junkyard (1989)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #29: STEPHEN STILLS (1970)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #30: RITMO TRIBALE-Bahamas (1999)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #31: SUZI QUATRO-Suzi Quatro (1973)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #32: BADFINGER (1970)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #33:RONNIE LANE'S SLIM CHANCE    One For The Road (1976)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #34: EDOARDO BENNATO- Edo Rinnegato (1990)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #35: GENE CLARK-White Light (1971)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #36: JOHNNY WINTER-Second Winter (1969)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #37: CAPTAIN BEYOND-Captain Beyond (1972)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #38: ROD STEWART-Every Picture Tells a Story (1972)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #39: GEORGE THOROGOOD & DESTROYERS-Bad To The Bone (1982)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #40: THE ROLLING STONES-Their Satanic Majesties Request (1967)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #41: ALBERTO FORTIS (1979)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #42: NOMADI-Gente Come Noi (1991)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #43: CROSBY, STILLS & NASH-Daylight Again (1982)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #44: TERRY REID (River)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #45: JACKSON BROWNE-Running On Empty (1977)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #46: THE ROLLING STONES-Emotional Rescue (1980)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #47:TOM PETTY-Highway Companion (2006)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #48:STEVE FORBERT-Alive On Arrival (1978)

lunedì 23 ottobre 2017

DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA # 48: STEVE FORBERT (Alive On Arrival)

STEVE FORBERT  Alive On Arrival (1978)
 
 
 
 
 

Era un ragazzo volenteroso il giovane Steve Forbert: seppe raggiungere la meta agognata con determinazione e quel pizzico di spavalderia che non guasta mai, nonostante quel faccino da bravo ragazzo che si ritrovava. Si lasciò dietro presto il natio Mississippi e si mise in viaggio con la sola compagnia di chitarra e armonica, coperto da un leggero e sdrucito giubbotto di jeans, per raggiungere una New York musicale completamente immersa nei fumi del punk. Ma non cercò il punk in una lametta, ma il folk per le strade, forse in ritardo di qualche anno. Senza paura e con la faccia tosta del ragazzo esploratore che arriva dalla campagna entrò in contatto con la scena al CBGB, si fece conoscere tra i locali del Greenwich Village ed esplorò curioso la gente tra le fermate della metropolitana. Tutte esperienze che coinfluiranno nel debutto ALIVE ON ARRIVAL (1978) insieme a sogni e qualche accenno di malinconia. Un disco folk che lascerà il segno tanto da spingere la critica a ritirare fuori dalla naftalina quell'adesivo "nuovo Dylan" un po' in disuso, con la colla ormai secca e consumata dal tempo ma che nei primi anni settanta andava tanto di moda e si appiccicava bene un po' su tutti. Già Dylan: in quegli anni era tutto e il contrario di tutto fuorché un folk singer. Legittimo ritirare fuori gli sticker dal cassetto. Se ne accorse immediatamente la Nemperor Records (sotto etichetta della Epic) che lo mise sotto contratto anche se i paletti li piantò il determinato Forbert: "nel disco suono la mia musica" e così fu. Dall'apertura 'Goin' Down To Laurel' incipit di spavalda determinazione alla nostalgia di casa nella notturna e bellissima 'Tonight I Feel So Far Away From Home' passando per il rockabilly ironico di 'What Kinda Guy?', gli umori di 'Thinkin', le dolci incertezze di 'It Isn't Gonna Be That Way', l'esperienza da busker raccontata in 'Grand Central Station, March 18, 1977', e il talking dylaniano di 'Steve Forbert's Midsummer Night's Toast' fino al rutilante blues in chiusura 'You Cannot Win If You Do Not Play'. Dentro a questo debutto c'era il limpido futuro di un ragazzo che seppe ripetere la formula per un altro disco JACKRABBIT SLIM (1979), cambiando anche le carte in tavola e trainato dal successo di 'Romeo's Tune', ma non per l'intera carriera, buona, onesta ma mai più sotto i riflettori accecanti della popolarità. Uno dei migliori dischi di cantautorato americano (di debutto) degli anni settanta. Da ascoltare e riascoltare.

PUNTATE PRECEDENTI
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #18: BOB DYLAN-Street Legal (1978)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #19- CRAZY HORSE-Crazy Horse (1971)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #20-TOM PETTY-Wildflowes/Echo (1994/1999)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #21-NICOLETTE LARSON-Nicolette (1978)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #22-AMERICA-Silent Letter (1979)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #23-ERIC ANDERSEN-Blue River (1972)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #24-BADLANDS-Voodo Highway (1991)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #25-GEORGE HARRISON-Living In The Material World (1973)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA#26: DAVID CROSBY GRAHAM NASH-Wind On The Water (1975)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #27: DICKEY BETTS & GREAT SOUTHERN (1977)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #28: JUNKYARD-Junkyard (1989)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #29: STEPHEN STILLS (1970)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #30: RITMO TRIBALE-Bahamas (1999)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #31: SUZI QUATRO-Suzi Quatro (1973)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #32: BADFINGER (1970)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #33:RONNIE LANE'S SLIM CHANCE    One For The Road (1976)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #34: EDOARDO BENNATO- Edo Rinnegato (1990)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #35: GENE CLARK-White Light (1971)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #36: JOHNNY WINTER-Second Winter (1969)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #37: CAPTAIN BEYOND-Captain Beyond (1972)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #38: ROD STEWART-Every Picture Tells a Story (1972)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #39: GEORGE THOROGOOD & DESTROYERS-Bad To The Bone (1982)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #40: THE ROLLING STONES-Their Satanic Majesties Request (1967)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #41: ALBERTO FORTIS (1979)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #42: NOMADI-Gente Come Noi (1991)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #43: CROSBY, STILLS & NASH-Daylight Again (1982)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #44: TERRY REID (River)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #45: JACKSON BROWNE-Running On Empty (1977)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #46: THE ROLLING STONES-Emotional Rescue (1980)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #47:TOM PETTY-Highway Companion (2006)

 

giovedì 12 ottobre 2017

DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA # 47:TOM PETTY (Highway Companion)

TOM PETTY   Highway Companion (American Recordings, 2006)





Se c'è un album con il quale mi piace ricordare Tom Petty è HIGHWAY COMPANION del 2006, un disco sempre poco citato ma che rappresenta bene la rinascita, non tanto quella artistica, Petty non ha sbagliato quasi nulla in carriera, quanto quella umana.
Highway Companion arrivò all’indomani di annunci importanti, fortunatamente poi disattesi: mai più tour con gli Heartbreakers, mai più interviste. Qualcuno disse pure mai più dischi. Con il senno del poi si pensò ad un’astuta mossa commerciale per lanciare il nuovo album che arrivava dopo quattro anni di silenzio, l’ultimo fu The LAST DJ del 2002. Invece no, gli si poteva credere cecamente, gli anni incollati prima del disco non furono tra i più felici della sua vita e la fatica per uscirne fuori fu tanta (il divorzio e la lunga depressione che seguì, la scomparsa dell’amico e musicista Howie Epstein, le grane con la casa discografica), Petty è sempre stato un tipo sincero ed estremamente diretto e combattivo. Highway Companion è il terzo disco ad uscire senza il monicker degli Heartbreakers in copertina, ed è un disco che lo riporta alla purezza, sulle strade, alla fuga solitaria, in cerca della bellezza, alla meditazione sui sentimenti (splendida ‘Damaged Of Love’) e alla ricerca del luogo ideale. Petty fa quasi tutto da solo, suona perfino la batteria. I soli ammessi sono l’inseparabile Mike Campbell alle chitarre e Jeff Lynne (al basso) un ritorno anche alla produzione, ma qui sembra lasciare meno segni rispetto ai fasti del passato. Il disco suona minimale e puro. Poco lavorato. Spesso dimenticato, questo disco è un viaggio a ritroso tra la semplicità del tempo che passa inesorabile, tra la quotidianità e l'affiorare della fiducia verso i sentimenti (una nuova compagna), i paesaggi che scorrono veloci sotto gli occhi, un omaggio alla musica che lo ha accompagnato da sempre. Alla fine ne esce un inno alla vita completo. Uno dei suoi migliori testamenti, e di canzoni da ricordare ce ne sono: la splendida ‘Square One’ ad esempio. Personale fino alla fine. Dalla ruvidezza della galoppante ‘Saving Grace’ sulle orme di John Lee Hooker e con lo spirito swamp di John Fogerty, al viaggio tra gli umori del suo sud in ‘Down South’ condotto con fare dylaniano, alle melodie byrdsiane di ‘Flirting With Time’, qualcosa che potrebbe avvicinarsi ai suoi classici, al viaggio notturno e meditativo di ‘Night Driver’, gli scatti improvvisi di ‘Jack’, il crescendo di ‘Turn This Car Around’, la spensieratezza country di ‘Big Weekend’, ‘This Old Town’ con il passo sornione alla Neil Young e il ritornello beatlesiano. Un disco di viaggi interiori e da viaggio su asfalto assolutamente da riscoprire. In ‘Square One’, Petty canta di “un mondo di guai e lacrime”. Mai come in questi giorni successivi alla morte, ci ha lasciati così: nei guai e con le lacrime agli occhi. Buon viaggio Tom.


PUNTATE PRECEDENTI
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #18: BOB DYLAN-Street Legal (1978)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #19- CRAZY HORSE-Crazy Horse (1971)
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DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #44: TERRY REID (River)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #45: JACKSON BROWNE-Running On Empty (1977)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #46: THE ROLLING STONES-Emotional Rescue (1980)

 

martedì 26 settembre 2017

DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA # 46: THE ROLLING STONES (Emotional Rescue)

THE ROLLING STONES- Emotional Rescue (1980)


L’entrata dei Rolling Stones negli ottanta cerca di ricalcare, in tutto e per tutto (ma non sarà proprio così), il successo avuto dal precedente SOME GIRLS uscito due anni prima. Alcune canzoni arriveranno direttamente da quelle prolifiche session di registrazione, anche se le sedute per questo nuovo capitolo, avvenute tra il Pathe-Marconi Studio di Parigi e i Compass Point Studio di Nassau alle Bahamas, non furono da meno tanto da andare a foraggiare, in modo ottimale, il successivo TATTOO YOU. “Ricordo che, mentre stavamo registrando a Parigi, Keith fu irremovibile sulla necessità di lavorare oltre il necessario. Alle quattro di mattina, quando tutti erano ormai distrutti, dopo avere eseguito e inciso alcune tracce, diceva:’Bene, adesso facciamo così…’ Il suo motto a quell’epoca era ‘Nessuno dorme se io sono sveglio’. Erano sedute di registrazione schiavistiche, e lavorammo un sacco.” Scrive Ronnie Wood nella sua autobiografia.
Con un Keith Richards stacanovista, ancora al centro del mirino dopo l’arresto per possesso di droga avvenuto a Toronto nel 1977 che faceva il paio con l’oscuro episodio avvenuto a casa sua nel 1979 ( la morte del diciassettenne Scott Cantrell che si sparò in testa nella camera da letto dove dormivano Anita Pallenberg e Richards, giocando alla roulette russa con una pistola appartenente alla coppia) e impegnato insieme a Ronnie Wood nel nuovo passatempo a nome The New Barbarians, i Rolling Stones registrano EMOTIONAL RESCUE, un disco che mette bene in mostra le due anime della band, quella battente rock di Keith Richards in episodi semplici e diretti con le chitarre in primo piano come ‘She’s So Cold’ (uno dei singoli estratti anche se non andò oltre la 30 posizione nelle classifiche), ‘Summer Romance’, ‘Let Me Go’ e l’energica ‘Where The Boys Go’ e l’anima pop di Mick Jagger, con relativa sbandata disco, che dopo il gran successo di ‘Miss You’ ritenta la carta vincente nel funk d’apertura ‘Dance (pt.1)’ (scritta con Ronnie Wood e con ospite il giamaicano Max Romeo) ma soprattutto nella title track forte di un’interpretazione sopra le righe giocata su un falsetto ammiccante e contagioso e con il ritorno del sassofono di Bobby Keys.
Anche l’amore per il reggae ritorna prepotente in ‘Send It To Me’, a rafforzare la sbandata di Jagger per i ritmi in levare ben rappresentata nell’album BUSH DOCTOR (1978) di Peter Tosh dove i due duettano nel successo ‘Don’t Look Back’. I due episodi più particolari del disco sono l’atipico blues di ‘Down In The Hole’ con l'armonica di Sugar Blue e la ballata country con i fiati mariachi di ‘Indian Girl’, con l’arrangiamento di Jack Nitzsche e con un testo chiaramente politico che indagava tra la miseria dei paesi latinoamericani. Spetta invece a Keith Richards la chiusura del disco con una ballata scarna e malinconica dalla doppia interpretazione: c’è l’amore ma c’è una velata tirata d’orecchie al gemello Jagger, che mette in risalto un rapporto che stava incamminandosi verso i minini storici di sempre. Le litigate erano all’ordine del giorno.
“Una canzone non parla mai di una cosa soltanto, ma in questo caso, se proprio parlava di qualcosa, probabilmente era più che altro su Mick. Alcune frecciatine erano per lui. Era un periodo in cui mi sentivo profondamente ferito.” scrive Richards in Life, l'autobiografia.
 L’album fu premiato dal pubblico (prima posizione in UK e USA) ma presto dimenticato, dagli Stones in primis “Non portammo mai l’album in tour, forse perché troppo stanchi” dirà Wood.
A distanza di tanti anni EMOTIONAL RESCUE rimane un disco piacevole, poco omogeneo e aperto in mille direzioni, senza i grandi classici da ricordare ma perfetto per inquadrare cos’erano gli Stones in quel periodo. Un disco a cui sono molto affezionato: una delle mie prime cassette. Quando dico mie, intendo: scelte da me!



PUNTATE PRECEDENTI
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #18: BOB DYLAN-Street Legal (1978)
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DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #44: TERRY REID (River)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #45: JACKSON BROWNE-Running On Empty (1977)

 

domenica 17 settembre 2017

DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA # 45 :JACKSON BROWNE (Running On Empty)


JACKSON BROWNE  Running On Empty (Asylum Records, 1977)






C’è ancora tanta magia da scoprire lungo i solchi di RUNNING ON EMPTY. Anche se i solchi friggono, la puntina a volte salta e ti viene voglia di mettere su il CD, e l’immagine di copertina sul cartone lascia sempre più intravedere la forma circolare del vinile. Tutto mi parla di vita, di anni passati (e sono quaranta!), di tempi all’apparenza sbiaditi ma ancora scalpitanti, di una celebrazione (il concerto) che non ha ancora perso il suo fascino. Della vita che si trasforma in un lungo tour che sai quando inizia ma non quando finisce. Un neverending tour (Dylan la sa lunga!). Ci sono le strade e le grandi città, le stanze d’albergo e i tour bus, ci sono alberghi da tre stelle e motel pessimi, ci sono i palchi e i backstage, ci sono il sole accecante del giorno e l’oscurità silente della notte, ci sono la famiglia e le groupie, ci sono i sogni e le illusioni, ci sono il divertimento e la noia. C’è Jackson  Brown e che registra uno dei dischi live più potenti del rock senza bisogno di chitarre elettriche a palla e pubblico esaltato davanti. Un live fuori dall’ordinario, che prende vita ai margini del palco, nato per strada che racconta la strada, quella principale fatta di serate e pubblico ma soprattutto di strade secondarie, quelle meno battute dove si incontrano le storie più belle ma anche quelle più disperate. è la vita che presenta le sue due facciate, quella pubblica e quella privata. Qui ci sono entrambe. Jackson Browne è democratico nel dare spazio a sue composizioni: l’apertura con l’autobiografica ‘Running On Empty’, un classico all’istante, una folle corsa nel vuoto e nell’incertezza del futuro, il sesso facile in ‘Rosie’, una ballata al pianoforte, poi ancora ‘You Love The Thunder’, The Load-Out’, e brani scritti da amici tra cui spicca ‘The Road’ di Danny O’Keefe guidata dal violino di David Lindley, un inno che non ha ancora perso efficacia, una intima ‘Cocaine’ del Reverendo Gary Davis registrata nella stanza 124 di un Holyday Inn nell’Illinois in un caldo agosto del 1977 con quella sniffata finale che è più potente di un assolo, così come ‘Shaky Town’ di Danny Kortchmar che apre il lato B e l’ariosa ‘Love Needs A Heart’ scritta con l’amico Lowell George. Con ‘Stay’, cover datata 1960 di Maurice Williams And The Zodiacs si chiude il disco, e il falsetto di David Lindley le canta chiare: un invito al pubblico a restare, la vita mica finisce al calar del sipario… E’ la vita on the road di un cantautore ma è anche la mia, la tua, la nostra su questa terra. “Running On Empty/running blind/running Into The Sun/but I’m Running behind”


© Joel Bernstein, 1977


UNTATE PRECEDENTI
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #18: BOB DYLAN-Street Legal (1978)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #19- CRAZY HORSE-Crazy Horse (1971)
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DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #39: GEORGE THOROGOOD & DESTROYERS-Bad To The Bone (1982)
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DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #42: NOMADI-Gente Come Noi (1991)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #43: CROSBY, STILLS & NASH-Daylight Again (1982)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #44: TERRY REID (River)




martedì 22 agosto 2017

DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA # 44 :TERRY REID (River)

TERRY REID      River (Atlantic, 1973)









 posso ma non voglio
"Terry Reid mi disse di aver fatto il mio nome a Jimmy. Da parte mia, sapevo che gli Yardbirds avevano sfornato pezzi favolosi. Li avevo visti suonare con Eric. Non avevo niente da perdere ". Così Robert Plant raccontò il suo primo incontro con Jimmy Page che sfocerà nella genesi dei Led Zeppelin. Chi invece aveva qualcosa da perdere era il buon Reid che fu la prima scelta del chitarrista: rispose no alla chiamata perché i...n quel momento era convinto che il trio che mise in piedi con Pete Solley e Keith Webb potesse dargli grandi soddisfazioni. Partì tutto in quarta con il buon riscontro dell'album BANG BANG YOU'RE TERRY REID (1968) e i successi dei tour successivi ma durò pochissimo, nonostante all'epoca, tutti i più grandi facessero il tifo per lui: Aretha Franklin, i Cream, i Rolling Stones. L'intesa tra i tre scemò velocemente e Reid si trovò presto da solo, proprio quando i Led Zeppelin iniziarono ad alzarsi da terra e salutare tutti. Reid non si lasciò sconfiggere dai rimorsi, in verità non lo fece mai ("avevo altri progetti" la frase più ricorrente), e tra altre offerte declinate (sembra che anche Ritchie Blackmore gli offrì il ruolo di cantante nei Deep Purple prima di puntare su Ian Gillan) riuscì ad incidere il secondo disco TERRY REID (1969). Ma bisognerà attendere il 1973 per apprezzare a pieno le capacità compositive e la straordinaria voce di Reid (tanti i soprannomi che la sua voce gli fece conquistare: "Superlungs", "Silver Scream"). RIVER rimarrà il suo capolavoro, un disco che unisce le influenze americane e quelle british, prendendo forma sull'asse California-Londra. Un disco a due marce e tante anime che si avvale della straordinaria partecipazione di David Lindley alle chitarre, Alan White alla batteria, Willie Bobo alle percussioni e la supervisione di Eddie Offord, ingegnere del suono degli Yes: una prima metà che batte territori blues ('Things To Try') sporcati dal black soul e dal funky ('Live Life'), e qui si può capire perché i due maggiori gruppi hard rock dell'epoca avessero puntato su di lui, la seconda metà più folk, sognante e psichedelica ('Dream')con non rare incursioni latine ('River') e jazzate ( la personale rivisitazione di 'Milestones' di Miles Davis). Il disco ebbe un buon riscontro ma bisognerà aspettare altri tre anni per riascoltare un altro disco di Reid, anche se questa volta si mise di mezzo la sfortuna con alcuni contratti discografici che si complicarono. Troppi anni per cercare di cavalcare il successo (nonostante l'appoggio di Graham Nash), abbastanza per decretare Terry Reid come l'artista delle occasioni perse che non seppe, ma sarebbe più giusto dire volle, raccogliere i frutti delle sue straordinarie e naturali doti vocali e chitarristiche.


PUNTATE PRECEDENTI
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #18: BOB DYLAN-Street Legal (1978)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #19- CRAZY HORSE-Crazy Horse (1971)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #20-TOM PETTY-Wildflowes/Echo (1994/1999)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #21-NICOLETTE LARSON-Nicolette (1978)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #22-AMERICA-Silent Letter (1979)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #23-ERIC ANDERSEN-Blue River (1972)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #24-BADLANDS-Voodo Highway (1991)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #25-GEORGE HARRISON-Living In The Material World (1973)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA#26: DAVID CROSBY GRAHAM NASH-Wind On The Water (1975)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #27: DICKEY BETTS & GREAT SOUTHERN (1977)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #28: JUNKYARD-Junkyard (1989)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #29: STEPHEN STILLS (1970)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #30: RITMO TRIBALE-Bahamas (1999)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #31: SUZI QUATRO-Suzi Quatro (1973)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #32: BADFINGER (1970)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #33:RONNIE LANE'S SLIM CHANCE    One For The Road (1976)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #34: EDOARDO BENNATO- Edo Rinnegato (1990)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #35: GENE CLARK-White Light (1971)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #36: JOHNNY WINTER-Second Winter (1969)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #37: CAPTAIN BEYOND-Captain Beyond (1972)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #38: ROD STEWART-Every Picture Tells a Story (1972)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #39: GEORGE THOROGOOD & DESTROYERS-Bad To The Bone (1982)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #40: THE ROLLING STONES-Their Satanic Majesties Request (1967)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #41: ALBERTO FORTIS (1979)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #42: NOMADI-Gente Come Noi (1991)
DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA #43: CROSBY, STILLS & NASH-Daylight Again (1982)