THE LONG RYDERSlive@Chiari, 19 Aprile 2019
Certamente non il concerto della vita, ma nemmeno lo aspettavo dai Long Ryders, nonostante l’ultimo ottimo disco Psychedelic Country Soul li abbia riportati sulle prime pagine delle cronache musicali dopo trent’anni di assenza “primo nelle chart Alt Country in Gran Bretagna” appunta Sid Griffin.
Ma il 2019 sarà ricordato per il ritorno prepotente della scena Paisley Underground e la loro reunion è una delle più vere e convincenti: Sid Griffin gigioneggia e attira gli sguardi (si diverte come un matto con google translator del suo smarthphone) ma è il tenebroso Stephen McCarthy la vera arma segreta del gruppo, chitarra, voce e basso, quando si alterna con Tom Stevens, conquistano.
Di una cosa però sono certo: certi gruppi per rendere al meglio hanno bisogno di una vera e sana interazione con il pubblico e i Long Ryders, dalla repubblica della California (come dice la bandiera dietro al batterista Greg Sowders) sono uno di questi. Sembra un po’ l'antico giochino: ti do se mi dai. Un pubblico abbastanza imbalsamato stasera, complice anche la location, l'Auditorium Toscanini di Chiari che con i suoi posti a sedere fa da barriera (questo non pregiudica l'ammirevole passione dell'associazione ADMR di Chiari che da anni continua a organizzare eventi di tale portata): perché se a qualcuno le sedie possono andare bene, per qualcun altro sono una camicia di forza imposta quando di mezzo c’è il rock’n’roll.
Un concerto a carburazione lenta (partito con ‘Gunslinger Man’ estrapolato da TWO-FISTED TALES come anche 'A Stitch In Time', ultimo disco del 1987 prima dello scioglimento) che fatica a decollare veramente, solo da metà scaletta fino alla fine il loro country cosmico, nipote di Byrds, Gram Parsons e Buffalo Springfield viene fuori con maggior prepotenza grazie a canzoni 'Final Wind Son' (da NATIVE SONS, 1984), la tripletta 'You Just Can't Ride The Boxcar Anymore', 'Southside Of The Story' e 'Lights Of Downtown' da STATE OF YOUR UNION del 1985, e 'Greenville', apertura del loro fresco ritorno discografico.
Quando poi nel finale sulle note di ‘Looking For Lewis And Clark’ e della bella cover ‘Walls’ di Tom Petty una piccola fetta di pubblico si è alzata presentandosi davanti al palco, il concerto si è improvvisamente infiammato. Insomma, non ci voleva tanto, forse era veramente solo questione di pochi metri, braccia alzate e calore. Tutto troppo tardi.
Una giusta e meritata menzione anche per i bresciani THE BLUES DISSIDENTS che hanno scaldato e condotto i presenti verso il concerto dei Long Ryders con un caldo e avvolgente blues guidati dalla voce di Paola Purpura.
Sid Griffin |
Stephen McCarthy |
Greg Sowders |
Tom Stevens |
THE BLUES DISSIDENTS |
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