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(S)Fortuna vuole che il primo ascolto di questo album avvenga nel primo giorno di sole dopo una settimana di pioggia intensa e quasi purificatrice prima della santissima Pasqua. Le canzoni del giovanissimo Michael Kiwanuka si sarebbero trovate a proprio agio dentro ad abitacoli con tergicristalli in azione, ombrelli aperti in lontanza e mansarde pronte ad accogliere l'imbrunire con la pioggia incessante a bussare per tutta la notte. Michael Kiwanuka è l'ossimoro perfetto di questi anni duemila. Un "vecchio" ventiquatrenne che grazie ai potenti mezzi mass-mediatici (no, qui i talent show non centrano nulla) diventa fenomeno di massa, almeno in Gran Bretagna, dove la BBC lo ha già insignito del prestigioso BBC Sound, che negli ultimi anni non ha sbagliato un colpo. "Volevo avere il lussureggiante suono e la strumentazione che si sentono nei vecchi dischi: suoni caldi e tranquilli . Tanto da far calare l'ascoltatore in questo piccolo mondo, che è ricco di vibrazioni, suoni e colori." Kiwanuka ci riesce perfettamente. Quando parte Tell Me A Tale, con con quei fiati jazzati, difficile immaginare che sul cd (la deluxe edition contiene 2 cd, sul secondo , altre cinque canzoni "Ethan Johns Session") ci sia impressa la data 2012, tanto i suoni, la voce riportano ai tempi "verdi" di Otis Redding, Bill Withers, Marvin Gaye, ma anche il Van Morrison di Astral Weeks e perchè no, il sempre dimenticato John Martin. Kiwanuka, lo si capisce vedendelo e ascoltandolo, è un personaggio vero e genuino. Come vera sembra essere la parabola che lo ha portato alla musica: genitori nativi dell'Uganda, lui nato e cresciuto nel quartiere di Muswell Hill a Londra, dove mamma e papà si sono trasferiti per sfuggire al violento e sanguinario regime imposto da Amin Dada. Lì dove gli si è aperto un mondo, dopo il folgorante ascolto di Bob Dylan, Jimy Hendrix e poi Otis Redding. Scoperte in musica che nella sua adolescenza è stata totalmente assente per un lungo periodo. Poi lo studio della chitarra, i primi concerti accompagnando altri artisti fino a trovare se stesso e le sue confessioni di spirito, mature e sincere: 3 folgoranti EP e Home again, appunto. Home Again, è anche il singolo che ha conquistato mezzo mondo, un folk-soul, vicino anche a Ben Harper, che sa arrivare al primo ascolto e restarci. Registrato negli studi "vintage", ma assolutamente all'avanguardia di Paul Butler ( cantante e polistrumentista dei britannici The Bees), nell'isola di Wight, il disco è un caleidoscopio dove la voce sofferta e soul è protagonista assoluta di testi molto profondi e personali, soppererendo alla poca originalità d'insieme, nelle più essenziali e notturne I'm Getting Ready, nel lento incedere di Rest con la voce che scava in profondità e nel finale blues di Worry Walks Beside Me. La voce è più nascosta dentro alle fughe orchestali e quasi psichedeliche di I'll Get Along, alla swingante e spazzolata Bones, che comunue rimangono canzoni suonate in punta di piedi e mai eccessive e strabordanti a parte I Won't Lie con i suoi cori gospel e tutto il resto. Un equlibrio, a volte, fin troppo perfetto. Il secondo disco (presente nella Limited Edition) contiene cinque brani registrati da e con il produttore Ethan Johns
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vedi anche RECENSIONE REPORT/live: MICHAEL KIWANUKA live@Magazzini Generali, Milano 21 Aprile 2012
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