domenica 18 maggio 2014

RECENSIONE: MICHELE ANELLI & CHEMAKO (Michele Anelli & Chemako)

MICHELE ANELLI  & CHEMAKO Michele Anelli & Chemako (UltraSoundRecords/IRD, 2014)



La storia musicale di Michele Anelli è indissolubilmente legata ai Groovers (prima ancora con gli Stolen Cars), pioneristico -benché tutto iniziò solo nel 1989- combo piemontese, tra i prime movers nel tracciare una strada tutta italiana al rock'n'roll "proletario" a stelle e strisce di Bruce Springsteen, John Mellencamp, Steve Earle ma anche di gruppi come Del Fuegos, Del Lords, Green On Red e perché no, continuare su quella via indicata dai connazionali Rocking Chairs, The Gang solo qualche anno prima, fino a svilupparsi, con il tempo, verso territori cari alla nuova scena alt-country (Uncle Tupelo, Wilco) distaccandosi da paragoni che iniziavano ad essere anche pesanti e limitanti. I Groovers non ci sono più da quattro anni, ma Anelli non ha abbandonato quella strada, l'ha semplicemente indirizzata verso altre mete -la scrittura, l'impegno sociale-dimostrando coraggio e rischiando senza paura di sorta: l'italiano con tutte le sue complicazioni linguistiche (da adattare al rock) ha preso il posto dell'inglese, la band pavese Chemako (nome preso dall'amato fumetto Ken Parker) lo accompagna e garantisce la continuità con i suoni rock del passato, senza intaccare la strada cantautorale come dimostrano il blues da strada e territorio di Lettera Dal Finestrino (Ticino) e il folk della finale Sparare Cantando. Le storie da raccontare non mancano, apparentemente intime e personali (La Strada Di Mio Padre) ma che riescono a coinvolgere seguendo l'esempio dell'amico di lunga data Evasio Muraro, cantautore entrato anche nell'ultima incarnazione dei vecchi Groovers, nel breve progetto Flamingo che li vedeva gemellati e presenza gradita ai cori in alcune tracce di questo "nuovo" esordio.
foto: Rodolfo Sassano
Se oggi il rock in italiano è spesso legato a quei soliti nomi noti e certi nauseanti cliché hipster dell'indie-rock, Michele Anelli cerca una via personale, tortuosa ma avvincente. Un matrimonio riuscito quello con i Chemako: mai invadenti ma con la capacità di lasciare il segno al momento giusto come avviene con il poderoso basso di Roberto Re che fa partire la funkeggiante Vorrei Vederti Libera  e le presenti chitarre di Gianfranco Scala e dello stesso Anelli che sanno o allungare nei grandi spazi come succede nella coda finale di Io Lavoro Per I Tuoi Sogni, dai tratti younghiani, ricamare come nel lento incedere alla Massimo Volume di Ballata Contro Il Tempo, ma anche affondare nel rock, nel blue collar tinto di bianco, rosso e verde di Uomini e Polvere, nella intensa e rockata Andare Oltre. Completano la formazione: Stefano Bertolotti alla batteria, Mario Spampinato al basso e la cantante Lakeetra Knowles, seconda voce in La Scelta di Bianca.
Manca forse la canzone traino in grado di far uscire il disco dal popolato e meraviglioso "underground italiano che insegue l' America" in cui questo album è nato per viaggiare, anche se le "battistiane" Sono Sempre Nei Guai e Vorrei Vederti Libera potrebbe assumersi l'incarico ed uscirne vincenti. Non è poi un male per chi sa ancora armarsi di curiosità, ma la conferma dell'omogeneità artistica di un disco coraggioso-nel cassetto di Anelli da tempo- che supera la prova del (nuovo) debutto, aspettando di conoscere il suo destino all'interno della sua carriera.



vedi anche RECENSIONE: MASSIMO PRIVIERO-Ali Di Libertà (2013)
vedi anche RECENSIONE: LUCA MILANI- Lost For Rock'N'Roll (2013)
vedi anche RECENSIONE: EVASIO MURARO- Scontro Tempo (2013)



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