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venerdì 3 maggio 2019

RECENSIONE: THE CROWSROADS (On The Ropes)


THE CROWSROADS  On The Ropes (VREC music Label, 2019)





ON THE ROPES, a conti fatti è la terza uscita discografica dei giovani fratelli bresciani Matteo e Andrea Corvaglia ma per come si presenta si potrebbe considerare come il vero e proprio start della loro carriera sotto il nome CROWSROADS: un lavoro completo, fatto di belle canzoni e bei suoni, ospiti illustri e ben confezionato anche per gli occhi. Di carattere e qualità assoluta.
Perché le dodici canzoni che lo compongono sono scritte da loro (fanno eccezione ‘Every That You Walk Out The Door’ rifacimento in inglese di ‘Ogni Volta Che Tu Te Ne Vai’ vecchio brano del 1975 dei Fratelli La Bionda, prima della svolta disco, e una ghost track a sorpresa) e sono la trasposizione in musica e parole di tutto il loro ancora breve ma ricchissimo passato di ascoltatori e musicisti (21 e 25 anni le loro età): c’è il rock blues (la scalpitante apertura ‘Foxes’), la West Coast californiana dei settanta (‘On The Ropes’ mi ricorda i Doobie Brothers, ‘Another Rose In The Dust’ gioca sul difficile campo di David Crosby), il country folk (‘Ground-Floor Heaven’), la sempre presente melodia pop che unisce il tutto (la solare ‘Marbles’).
Le loro due voci, le melodie vocali e quell'armonica sempre presente e serpeggiante sono diventati un trademark ben distinguibile, basti ascoltare la ballata ‘Tomorrow Turns The Page’ e il blues acustico ‘Razor Wire’ per capire il livello a cui sono già arrivati.
Un disco che grazie alla presenza della straordinaria voce della rossa Sarah Jane Morris cammina sui confini del Soul (‘Seaweed’), si addentra nel New Mexico sulle atmosfere border portate in dote dall’ormai italiano d'adozione Jono Manson, songwriter e produttore spesso di casa dalle nostri parti, in ‘The Gardeners Daughter’, e passeggia nella malinconia sulle note della chitarra portoghese di Frankie Chavez nella ballata ‘Monologue’. Senza dimenticare una band dietro che suona alla grande: Michele “Poncho” Belleri, Michele Bonvento, Andrea Gipponi, Phil Mer, Stefania Martin, Antonio Giovanni Lancini (anche produttore insieme a Paolo Salvarani).
Difficile trovare punti deboli quando il talento, genuino e cristallino, vola così alto. Dimostrazione che anche la musica legata al vecchio rock blues ha i suoi giovani interpreti di qualità. A morte chi continua a ripetere che “il rock è morto! “. Ascoltate qui. C’è un po’ di futuro.
Nella presentazione del disco presente nel libretto, concludono con un esclamativo “speriamo che vi piaccia! “. Io rispondo con un esclamativo: “si! “.
Consigliatissimo.






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