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giovedì 11 aprile 2019

STEVE HILL live@Hydro, BIELLA, 10 Aprile 2019


Il consiglio è quello di non perdervelo. Il suo primo tour italiano è fitto di appuntamenti e siamo solo all’inizio, quindi niente scuse. Ieri sera sul palco Hydro di Biella, anticipazione del festival estivo Reload, il canadese Steve Hill ha sfidato pioggia e Champions League (infatti il pubblico non è quello delle grandi occasioni purtroppo) e ne è uscito vincitore perché se sei solo sulle assi del palcoscenico tutte le sere non puoi bleffare: devi dare il meglio di te stesso. Sempre. E lui è come se desse il meglio per tre persone contemporaneamente: una chitarra elettrica selvaggia con cui riesce a fare pure le note del basso con il pollice, due piedi che battono su grancassa e rullante e i cimbali battuti con vigore dalla piccola bacchetta con maracas incorporata, prolungamento del manico della chitarra stessa. Un incessante headbanging laterale. Insomma, un set completo di batteria con il quale non tiene semplicemente il tempo…
Quello che ne esce è il suono dei migliori power trio hard blues: ci sono Jimi Hendrix Experience (non è un caso che il suo set si concluda con una ‘Voodoo Chile’ sfumata in ‘Whole Lotta Love’), ci sono le barbe dei ZZ Top, i Cream, Rory Gallagher, Stevie Ray Vaughan and the Double Trouble, i Blue Cheer, I Pride And Glory di Zakk Wylde. Senza dimenticare le grandi chitarre del blues nero. 

 

 
Riff selvaggi e melodici, assoli, rallentamenti e accelerazioni, voce potente ma pure suadente quando il ritmo cala (‘Emily’), simpatia da buon intrattenitore. La prima impressione è quella di essere di fronte a un saltimbanco, ma con il trascorrere dei minuti ti accorgi che è tutta sostanza, tecnica e sudore, sia quando sciorina i suoi brani di una carriera lunga vent’anni premiata da tanti riconoscimenti in patria e aperture per i più grandi, sia quando omaggia la tradizione (‘Rollin’ And Tumblin’/’Stop Breaking Down’). Nessun inganno.
Il blues di Steve Hill è viscerale, rock’n’roll che affonda nello stoner quando si appesantisce,
e ti tiene incollato per un’ora e venti minuti fino a quando l’unica domanda che ti poni basito a fine set quando ti spelli le mani per applaudirlo è: “come diavolo fa a fare tutto, bene, con estrema naturalezza?” ‘Rhythm All Over’ canta lui.




 

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