CASINO ROYALE Io e la mia ombra (Universal, 2011)
Milano...sant'Eustorgio, ska, two tone, Specials, Madness, Clash, Finsbury Park, London, Vox Pop, Kono, Vasco Rossi, Hip-hop , crossover, dj Gruff, Radio Gladio, BlackOut, Cielo.... Cielo...Ben Young, Civitella di Chiana, Anno Zero, Videovaselina generazionale, avanguardia, dub, Bristol, Bosnia, U2, trip-hop, Protect me,.IT,remix...STOP...Reale...Milano...
Un elenco di nomi, cognomi, parole e luoghi. Basterebbe estrapolare un nome a caso dall'elenco e si potrebbe aprire un'altra parentesi di nomi, cognomi, luoghi per raccontare tante storie di un pezzettino di musica italiana degli ultimi venticinque anni. Come siamo vecchi...
Per chi a cavallo tra gli anni ottanta e novanta compiva la maggiore età, ogni parola di quell'elenco riporta ad un gruppo che è stato sinonimo di crescita musicale.
Quando si ballava scatenati, sui ritmi in levare di Casino Royale(la canzone) e Skaravanpetrol nelle poche discoteche rock o nelle dance-hall improvvisate delle feste, guardavi l'orologio ed era mezzanotte, già troppo tardi perchè Alioscia e compagni avevano appena spostato le lancette avanti di un minuto ed anche più, abbracciando il crossover proveniente dagli States ed imbastardendolo con la musicalità tutta italiana che già infestava il loro ska.
Ascoltavi Dainamaita,(continuerò a ripeterlo, uno dei dischi rock italiani più importanti di sempre, -esagero?-) e loro proprio lì, quasi alla fine dell'ascolto, senza preavviso, ti piazzavano l'indicazione delle loro future mosse.
Il Cielo(la canzone) rappresentò un punto di ripartenza che porta alla visibilità nazionale di dischi come "Sempre più vicini" e "CRX", già lontani da "Dainamaita" ma già vicini all'Europa e ai nuovi suoni provenienti da oltremanica.
"Non dobbiamo rendere conto a nessuno" e "Radicalmente diversi dagli originali"... dicevano.
Tra i primi in Italia, a capire la forza e l'importanza dela rete web e del download, nel 2006 sono tornati dopo alcuni anni di stop con "Reale", che fu un importante segnale di sopravvivenza, più che mai confermato dal nuovo "Io e la mia ombra".
"Io e la mia ombra" è però fermo nel suo tempo, statico esperimento di quotidianità vissuta sulla propria pelle. Una fotografia scattata da artisti che hanno passato i quarant'anni e si volgono indietro quasi a raccogliere e godersi i frutti cresciuti dai semi già seminati e la scelta di autoprodursi il disco senza aiuto esterno è una scelta più che esemplificativa. "Illusi dalla musica, sconfitti dalla musica...per raccogliere qualcosa, prima devi dare...Nessun rimpianto, nessun rimorso..." su Stanco ancora No che è il piccolo manifesto di pensiero sulla loro carriera e parla chiaro. Chiarissimo.
Quasi un concept da seduta psicoanalitica, dove si cercano di capire i mali della società contemporanea, che sono anche i tuoi, i suoi, i miei. La solitudine dell'uomo in mezzo al benessere(Solitudine di Massa).
"...la gente torna casa e non riesce più ad uscire, molti escono di casa e non vogliono più tornare...pandemia diffusa, nevrosi depressiva..." nel dub-reggae elettro di Io e la mia ombra si racconta del disorientamento che viviamo ogni giorno, incapaci di scelte anche in mezzo al benessere più sfrenato. E la solitudine e il trascorrere del tempo sono il leitmotiv di gran parte delle canzoni, anche la finale Città di niente che prosegue il discorso iniziato da Il Cielo, gettando uno sguardo sullo stato di salute(...metropoli, necropoli...muori Milano rimuori, poi nasce ora) di Milano e trovando una città governata dal potere di più persone che lasciano però l'individuo solo. Canzone pre-voto Pisapia, aspetteremo il prossimo disco per sentire il nuovo bollettino medico.
Ogni uomo una radio (Turn it on!) mi fa tornare in mente i Clash ipersperimentatori di Sandinista!, mentre il ritmi funk-caraibici che aprono Senza il tempo si trasformano presto in un battito dance così come i ritmi che scandiscono:"...Mi sono perso per rincorrermi, rincorrere o correre con la vita..."(Il fiato per raggiungerti) dove emerge la saggezza di chi si volta indietro e capisce i suoi sbagli, o nell'analisi esistenziale di Ora chi ha paura. Vivi( dice già tutto nel titolo).
Un disco basilarmente pop, ma di quello intelligente, elettronica che flirta con la dance su cui poggiano gli infiniti input della musica "totalitaria" a cui i Casino Royale ci hanno da sempre abituato,un disco dal "groove elevato" dove la semplicità apparente si arricchisce di nuove sfumature dietro ad ogni ascolto.
Ancora una volta"Radicalmente diversi dagli originali"
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