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venerdì 11 marzo 2011

RECENSIONE: DROPKICK MURPHYS ( Going Out in Style)

DROPKICK MURPHYS Going Out In Style (Born & Breed Records, 2011)

Cornelius " Connie" Larkin. Chi era costui? Going Out in Style, ultima fatica dei Dropkick Murphys è dedicato in tutto e per tutto a lui. Lo si capisce subito, dalle prime due pagine del booklet, che narrano la sua storia e dalle numerose foto interne. Pure alcune canzoni sembrano indirizzare a lui.
Larkin è un arzillo signore di 78 anni, veterano della guerra di Corea. Arrivato a sedici anni in America direttamente dall'Irlanda. Nasce così un racconto scritto insieme allo scrittore di Boston, Michael Patrick MacDonald, che fa da concept all'intero disco.Un racconto tra fantasia e realtà da parte della più famosa band irish punk americana.
Possiamo chiamarli veterani e questo loro settimo disco è senza ombra di dubbio il più folk da loro composto. Attenzione però, la componente punk-street/hardcore non è svanita ma per la prima volta gli strumenti classici del folk irlandese compaiono e accompagnano le strutture rock in tutte le canzoni. Il picco di maturità degli irlandesi di Boston. Fin dalla classica chiamata alle armi dell'iniziale Hang'em High, il disco è furente e classico dall'inizio alla fine, non senza delle sorprendenti sorprese. Il crescendo di Going Out in Style che sfocia nel velocissimo finale alterna i cori di illustri ospiti come Fat Mike(NOFX), Chris Cheney(The Living End) e Lenny Clarke(Rescue Me).
Il sangue irlandese del gruppo di Boston scorre ancora caldo e carico, sia quando bisogna scuotere gli animi a chi vuole migliorare la propria posizione di vita come traspare in Memorial Day, come se i Clash incontrassero il folk irlandese o raccontando lontane storie di emigranti di fine '800 nella evocativa, guidata dal flauto, Broken Hymns o tragedie come quelle evocate in The Hardest Mile.
La cornamusa di Scruffy Wallace e le chitarre pesanti scandiscono Deeds not Words mentre Sunday Hardcore Matinee, già dal titolo dice tutto, omaggiando la scena anni '80 con tanto di citazioni (GBH e Agnostic Front).
Le vere sorprese sono il folk acustico di Take 'em down, vera e propria chiamata in rivolta della classe operaia, con la voce di Al Barr, armonica e clap hands e l'illustre ospite Bruce Springsteen che da alcuni anni a questa parte, dalle Seeger Sessions in avanti, non manca occasione per rinverdire le proprie origini irlandesi. Il duetto con Springsteen nel traditional-amoroso Peg O' my heart è alcolico e divertente al punto giusto.
Pub e pinte di Guiness sembrano materializzarsi anche nella finale e corale The Irish Rover, altro traditional che stempera le lyrics sociali delle precedenti canzoni.
Con questo disco i Dropkick Murphys giocano più del solito a fare i Pogues e il tutto sembra deporre a loro favore. Cheers e appuntamento al giorno di San Patrizio.


vedi anche RECENSIONE:  FLOGGING MOLLY -Speed Of Darkness (2011)






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