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venerdì 11 novembre 2022

RECENSIONE: THE PROCLAIMERS (Dentures Out)

THE PROCLAIMERS   Dentures Out (Cooking Vinyl, 2022)

guardare avanti

Alzi la mano chi di voi segue ancora le vicende dei gemelli Craig e Charlie  Reid? Vedo poche mani. Sarò mica rimasto l'unico che continua a seguire le vicissitudini musicali di questi scozzesi che non le hanno mai mandate a dire (da sempre in lotta per l'indipendenza scozzese), con il loro accento infondondibile, usando un linguaggio musicale dove pop, folk, vecchio skiffle e rock'n'roll la fanno da padrone?

Dentures Out è il loro dodicesimo disco e se i fasti degli esordi segnati da album come This Is The Story (1987) e Sunshine On Leith (1988) sembrano ormai un lontano ricordo almeno fuori dalla Scozia, dove invece rimangono personaggi da prima pagina e serata, l'ironia, il sarcasmo e l'impegno rimangono quelli di sempre. Non fa eccezione Dentures Out, anzi qui alzano notevolmente l'asticella, registrato nei mitici Rockfield Studios in Galles nella primavera del 2022 ma uscito , invece, in un momento di profondi cambiamenti per il Regno Unito: la morte della Regina, il recentissimo avvicendamento al governo.

"Il tema dell'album sono le persone che sognano un'Inghilterra che se n'è andata o forse non è mai esistita". Così spiegano il tema portante che lega nel bene e nel male tutte le canzoni.

Nella title track che apre il disco e che vede la partecipazione di James Dean Bradfield dei Manic Street Preachers alla chitarra sembra tutto molto chiaro:"la Gran Bretagna è vecchia e piuttosto magra, l'ho vista con la dentiera fuori, se l'è messa, poi ha borbottato qualcosa di indistinto che potrebbe essere stato, 'Nostalgia ti amo'.” 

Ancora di più nel rock spigoloso di 'The World That Was', esplicita fin dal titolo: non cerchiamo i fasti del passato, guardiamo avanti sembra il monito.

Tra scatti di rock’n’roll ('Praise'), ballate con pianoforte e  arrangiamenti d'archi ('Feast Your Eyes', 'Things As They Are' che si scaglia contro la stampa corrotta), country a ritmo di valzer ('Play The Man'), il paragone tra le domeniche proibizioniste del puritanesimo calvinista e il lockdown imposto dalla pandemia ('Sundays By John Calvin') e qualche quadretto di positiva speranza ('Signs Of Love') i soli 35 minuti di durata, nonostante il peso dei temi trattati, scorrono via come un fresco bicchiere d'acqua. Naturalmente non quello in copertina, lì riposa la vecchia, malconcia e nostalgica Inghilterra.




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