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venerdì 3 aprile 2020

RECENSIONE in pillole: LOGAN LEDGER (Logan Ledger)

LOGAN LEDGER  Logan Ledger (Electro Magnetic/Rounder Records, 2020)






La nuova scommessa di T- Bone Burnett si chiama Logan Ledger, giovane californiano domiciliato a Nashville che pare aver sbagliato l'anno di nascita. Come tanti altri in questo primo quarto di anno nefasto: mi vengono in mente Jesse Daniel e Early James dei quali ho già parlato nei giorni scorsi. ...
Burnett gli piazza intorno musicisti di prima grandezza come Marc Ribot, Jay Bellerose, Dennis Crouch (che in verità è il vero talent scout di Ledger) e gli fa registrare un debutto (dopo un Ep) dove il tempo sembra essersi fermato agli anni 50 e 60 quando andavano di moda Elvis Presley, Roy Orbison e la Sun Records. Difficile sbagliare se un po' di talento lo hai e la voce pure.
Burnett parla con orgoglio delle registrazioni in studio con il suo nuovo pupillo:" ha una voce piena di storia. Potevo sentire gli echi di un grande cantante dopo l'altro nel suo tono. Cantava senza artificio". Narrazioni spesso scure e malinconiche raccontate con voce tenebrosa a metà strada tra Orbison e Cash, allungate dalla steel guitar come 'Imagining Raindrops' totalmente calata nei sapori '50 o come la tristezza che permea 'Invisible Blue' che si contrappongono alla più corale e rockabilly 'Starlight' o la più movimentata e rock 'I Don' t Dream Anymore', mentre 'Electric Fantasy' si bagna con garbo nell'oceano del pop psichedelico.
Da segnalare anche le penne di Steve Earle autore di' The Lights Of San Francisco' e di John Paul White di 'Tell Me A Lie'. Un nuovo artista da seguire a vista.









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