JESSE DANIEL Rollin' On (Orchard Music/Die True Records, 2020)
a country boy can survive
Il giovane Jesse Daniel da Santa Cruz, California, ha già mille esperienze nascoste dentro a quel cappello che indossa con orgoglio. Infanzia difficile la sua, un passato da batterista in una punk band per sfogare la rabbia accumulata e poi la deriva sfociata nel mare inquinato delle droghe e giornate passate nella solitudine di un carcere prima e di un centro di riabilitazione poi, tanto per completare un quadro di v...ita disegnato sopra le assi che nascondono il lato più sporco della vita. A vederlo non sembra.
"Sono diventato un bidone della spazzatura. Prendevo qualsiasi droga, prendevo prendevo, fino a quando non avrei certamente trovato l'eroina" racconta in una intervista.
La sua salvezza l'ha trovata nella country music (a volte succede pure questo, pensate) e Rollin On, prodotto da Tommy Detamore, è il secondo disco che batte su quelle strade dopo il debutto di due anni fa.
Canzoni scritte, penna e chitarra, in tour insieme alla compagna e manager Jody Lyford, che raccontano di una felicità raggiunta senza dimenticare l'amaro passato, che amano viaggiare sulle strade musicalmente vivaci dell'honky Tonk country più selvaggio e disinibito. Basterebbe ascoltare 'Rollin On', sfrenata e irresistibile nel battito di quel pianoforte che ne guida l'andamento, o le note della chitarra nel rockabilly di 'Tar Snakes' o quel rock inzuppato di bluegrass che circonda la strumentale 'Chickadee'.
Anche se poi si concede a un tradizionale violino country in 'St. Claire's Retreat', alla fisarmonica da festa campestre Tex Mex nell'autobiografica 'Champion', alla ballate folk come succede in 'Old At Heart' , o alla pigra andatura da valzer da fine nottata di 'Son Of The San Lorenzo' che chiude il disco.
Un po' Doug Sahm, un po' Jim Lauderdale, un po' Blasters, un po' di Waylon Jennings, un po' Merle Haggard. Dopo due grandi songwriter introspettivi come Colter Wall e Ian Noe, Jesse Daniel riporta un po' di vigore alla country music delle nuove generazioni.
a country boy can survive
Il giovane Jesse Daniel da Santa Cruz, California, ha già mille esperienze nascoste dentro a quel cappello che indossa con orgoglio. Infanzia difficile la sua, un passato da batterista in una punk band per sfogare la rabbia accumulata e poi la deriva sfociata nel mare inquinato delle droghe e giornate passate nella solitudine di un carcere prima e di un centro di riabilitazione poi, tanto per completare un quadro di v...ita disegnato sopra le assi che nascondono il lato più sporco della vita. A vederlo non sembra.
"Sono diventato un bidone della spazzatura. Prendevo qualsiasi droga, prendevo prendevo, fino a quando non avrei certamente trovato l'eroina" racconta in una intervista.
La sua salvezza l'ha trovata nella country music (a volte succede pure questo, pensate) e Rollin On, prodotto da Tommy Detamore, è il secondo disco che batte su quelle strade dopo il debutto di due anni fa.
Canzoni scritte, penna e chitarra, in tour insieme alla compagna e manager Jody Lyford, che raccontano di una felicità raggiunta senza dimenticare l'amaro passato, che amano viaggiare sulle strade musicalmente vivaci dell'honky Tonk country più selvaggio e disinibito. Basterebbe ascoltare 'Rollin On', sfrenata e irresistibile nel battito di quel pianoforte che ne guida l'andamento, o le note della chitarra nel rockabilly di 'Tar Snakes' o quel rock inzuppato di bluegrass che circonda la strumentale 'Chickadee'.
Anche se poi si concede a un tradizionale violino country in 'St. Claire's Retreat', alla fisarmonica da festa campestre Tex Mex nell'autobiografica 'Champion', alla ballate folk come succede in 'Old At Heart' , o alla pigra andatura da valzer da fine nottata di 'Son Of The San Lorenzo' che chiude il disco.
Un po' Doug Sahm, un po' Jim Lauderdale, un po' Blasters, un po' di Waylon Jennings, un po' Merle Haggard. Dopo due grandi songwriter introspettivi come Colter Wall e Ian Noe, Jesse Daniel riporta un po' di vigore alla country music delle nuove generazioni.
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