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venerdì 21 febbraio 2020

RECENSIONE: SUPERSUCKERS (Play That Rock'n'Roll)

SUPERSUCKERS  Play That Rock'n'Roll  (2020)



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Ci sono band a cui nessuno chiederebbe mai delle rivoluzioni. Band nate per suonare rock'n'roll dall'inizio alla fine dei loro giorni. I Supersuckers di Eddie Spaghetti sono una di queste. Questa volta poi sta tutto nella foto di copertina e nel titolo: e che vada alla malora anche l'originalità. "La nostra lettera d'amore al rock'n'roll" lascia detto Spaghetti. Dopo aver festeggiato i trent'anni di carriera con il precedente Suck It (2018) ma soprattutto dopo la riabilitazione di Spaghetti reduce da una doppia vittoria sulla vita (ha sconfitto un tumore alla gola e mandato la morte a farsi fottere dopo un brutto incidente stradale) si buttano come freschi ventenni (Eddie e soci, il chitarrista Marty Chandler e il batterista Chris Von Streicher battono tutti intorno al mezzo secolo di vita) con immutata spavalderia a suonare come se non ci fosse un domani. E se ci fosse sarebbe proprio tale e quale al loro presente.
Tolta 'Ain't No Day Like Yesterday' con una chitarra vagamente psichedelica non c'è un attimo di tregua nelle dodici canzoni registrate a Austin, Texas, nello studio di Willie Nelson. Dall'iniziale 'Ain' t Gonna Stop' dove Spaghetti sembra già mettere le cose in chiaro "non smetterò fino a quando non lo fermerò" canta, passando per la dura e diretta 'Last Time Again' che sarebbe tanto piaciuta a Lemmy, dal punk di 'Bringing It Back' al blues di 'You Ain’t The Boss Of Me', dall'atto d'amore scritto con sangue, sudore e devozione della title track, viaggio nella storia del rock, fino alla cover di 'Dead, Jail o Rock n 'Roll' di Michael Monroe, un altro grande troppo spesso dimenticato. Play It Loud e long live rock'n'roll.








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