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martedì 24 luglio 2018

RECENSIONE: THE NATIONAL RESERVE (Motel La Grange)

THE NATIONAL RESERVE     Motel La Grange (Ramseur Records, 2018)





 mai fuori moda...

Non pretendono che la loro musica cambi il mondo, così come chi li ascolta non pretenda da loro rivoluzioni. La band di Brooklyn, guidata da Sean Walsh, arriva al traguardo del debutto (anche se in verità ci fu un EP nel 2015: Easy Does It) dopo quasi dieci anni di onorata carriera sopra i palchi. Non si può dire che non abbiano fatto la gavetta. "Suonare live ci ha dato la possibilità di capire come le canzoni dovrebbero essere, puoi farlo durante le prove ma è difficile dire se stai facendo un buon lavoro a meno che tu non stia di fronte alle persone".

Avete guardato bene la copertina? Letto il titolo del disco? Bene, i NATIONAL RESERVE vi daranno esattamente quello che state immaginando: un rock americano senza tempo e date di scadenza dove a soffiare in prevalenza è il vento del sud, perché proprio in quella direzione si avventurano con successo. Dove i colori musicali dei Little Feat amoreggiano con la west coast dei 70 (‘New Love’), dove il rock’n’roll lascia spazio al soul (‘Motel La Grange’) e viceversa, dove un organo, suonato da Steve Okonsky ( completano la formazione: il chitarrista Jon LaDeau, il bassista Matthew Stoulil e il batterista Brian Geltner) si insinua sempre senza chiedere permesso tra le chitarre slide sempre in prima linea (l’apertura ‘No More’ ha il passo dei Crazy Horse), dove folk (‘Roll On Babe’) e ballate ariose illuminate dal sole rosso e pigro al tramonto tra le strade di Laurel Canyon (‘Big Bright Light’ ricorda gli Eagles) si risveglia a suon di funk blues tra le vie di New Orleans (‘Found Me A Woman’). “Amiamo The Band, amiamo la vecchia musica rock 'n' roll, la vecchia musica soul, adoro un buon shuffle, ma adoro i bei cambiamenti…” , detto da uno, il cantante e chitarrista Sean Walsh, che ha pure dichiarato che Blonde On Blonde di Bob Dylan gli ha letteralmente cambiato la vita, indicandogli la strada giusta da seguire. Dopo questo si può andare sul sicuro. Se pensate che il rock non sia ancora morto del tutto e se vi sono piaciuti i più recenti Banditos e Record Company, qui dentro vi troverete a vostro agio: si respira la stessa aria sana e retrò.




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