GEORGE THOROGOOD Party Of One (Rounder Records, 2017)
acustico sì ma la pensione è lontana
Il disco che non ti aspetti. George Thorogood mette da parte la potenza elettrica dei suoi Destroyers e a sei anni di distanza da 2120 SOUTH MICHIGAN AVE. che omaggiava la vecchia etichetta Chess Records, tributa la musica tutta in solitaria come non aveva mai fatto prima: solo chitarra (ora le Gibson, ora la Hohner, Dobro, Gretsch Resonator), un’ armonica e la voce. A tratti come un vecchio bluesman di Chicago seduto davanti alla platea di un club fumoso, a volte come un navigato folk singer errante al Greenwich Village di New York, sempre con grande grinta e credibilità. Suoni veri, atmosfera intima e ottima scaletta. Un ritorno anche alla vecchia etichetta Rounder Records con cui aveva registrato i suoi primi tre album a partire dal 1977. A tal proposito dice: “covavo questo progetto da lungo tempo. Forse avrebbe dovuto essere il primo album che abbia mai fatto…ma penso che i fan dei Destroyers – e gli hardcore fan del blues siano pronti per l'imprevisto. Questo disco è quello che ero, quello che sono e quello che sarà sempre". Sfilano così i bluesmen da una parte, partendo da Robert Johnson (‘I’m A Steady Rollin Man’), John Lee Hooker (‘Boogie Chillen’, ‘One Bourbon, One Scotch, One Beer’ in una registrazione live e vecchio cavallo di battaglia con I Destroyers fin dai loro esordi), Willie Dixon (‘Wang Dang Doodle’), Elmore James (‘Got To Move’, ‘The Sky Is Crying’), e I folk singer dall’altra, la parte certamente più inusuale e particolarmente riuscita: Bob Dylan (‘Down The Highway’), Johnny Cash (‘Bad News’), Hank Williams (‘ Pictures From Life’s Other Side’), senza dimenticare gli amici Rolling Stones (‘No Expectations’) che fanno categoria a se. C’è chi passa ai suoni acustici con l’avvicinarsi dell’età pensionabile, Thorogood anticipa i tempi con questa parentesi riuscita che ci mostra un nuovo lato poco esplorato fino ad ora, pronto a riprendere le redini dei suoi Destroyers in qualsiasi momento. Più forte di prima.
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RECENSIONE: ELLIOTT MURPHIE-Prodigal Son (2017)
RECENSIONE: GARLAND JEFFREYS-14 STeps To Harlem (2017)
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RECENSIONE: TAJ MAHAL & KEB' MO'-TajMo (2017)
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RECENSIONE: STEVE EARLE & The DUKES-So You Wannabe An Outlaw (2017)
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