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mercoledì 23 marzo 2016

RECENSIONE: MARLON WILLIAMS (Marlon Williams)

MARLON WILLIAMS Marlon Williams (Dead Oceans, 2016)





I venti minuti (di più con traffico intenso) del tragitto casa lavoro spesso diventano il tempo meglio speso della mattinata. Quello giusto per ascoltare le tante cose nuove. Il debutto solista (ma uscito l'anno scorso in patria) del neo zelandese venticinquenne Marlon Williams ha i sapori di altre epoche: parte in quarta come un treno nel selvaggio west con l'uptempo rockabilly 'Hello Miss Lonesome' ma poi si assesta su tempi distesi, carichi di sentimento, riempiti da murder ballads intense, emozionali e molto più lente. Anche la sua voce cambia dalla terza canzone in avanti.
Ci sono gli anni 50 e 60, ci sono Hank Williams, Roy Orbison e Bob Dylan, c'è il folk, il bluegrass, il soul, ci sono tre cover rilette benissimo ( 'I'm Lost Without You' di Teddy Randazzo e Billy Barberis, 'Silent Passage' di Bob Carpenter e il traditional 'When I Was A Young Girl').
Ha una voce straordinaria allenata nell'adolescenza cantando nei cori di Chiesa. Un talento da coltivare. 35 minuti per un debutto che lascerà sicuramente il segno anche se il secondo disco potrà dare risposte più convincenti e restringere il suo raggio d'azione che ora pare essere fin troppo dispersivo, quasi fosse in cerca della strada giusta da imboccare. Intanto io sono arrivato a destinazione e questo sarà uno dei migliori dischi dell'anno in corso.





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