EDDA Odio i Vivi ( Niegazowana, 2012)
Odio Edda come lui odia i vivi. Lui ha i suoi buoni motivi ma non li dice, io ho i miei e ve li dico.
Odio Edda perchè è vivo e ci mentiva. Ci mentiva quando diceva, dopo l'uscita del suo esordio solista Semper Biot, che non avrebbe più suonato elettrico, accampando mille scuse, tra cui quelle di essere sordo e vecchio per certi suoni, diciamo "a volume alto". Questo disco, a suo modo, è sinfonicamente Noise.
Odio i vivi, perchè mentivamo a noi stessi. Mentivamo quando, dopo l'ascolto di Semper Biot, pensavamo che un disco così difficilmente avrebbe avuto un degno successore, indotti e convinti dallo stesso autore così pessimista sulle proprie potenzialità.
I motivi erano tanti: Semper Biot ha custodito e custodisce al suo interno oltre che buone, a volte ottime canzoni, anche dei sentimenti, quelli di chi ha sempre amato la voce, il carattere ed il carisma di quello che fu l'ex cantante dei Ritmo Tribale; il cantante che la maggioranza dava per scomparso nel nulla. Ricordi ed emozioni che affioravano, mischiandosi alla realtà degli ultimi anni trascorsi da Stefano Edda Rampoldi e dalla sua timida resurrezione con canzoni che piano piano divennero la sua autobiografia, svelando tante cose. Un disco che mi ha accompagnato quasi giornalmente. Poi ho dovuto smettere perchè l'ascolto mi lasciava dentro troppe cose risolte e irrisolte. Troppo di tutto. Anche per questo odio Edda.
E' difficile raccontare Edda a chi l'ha scoperto solamente nel 2009. Lui ci ha provato con Semper Biot. Molto bene.
Un misto di irrequieta voglia di vivere e latente rassegnazione. Un pulcino bagnato sopra ad un mappamondo gigante e scivoloso. Occhi curiosi a forma di cannocchiale sopra ad un alto ponteggio metropolitano. Indifeso soldato che mostra denti e bestemmia per auto proteggersi e scacciare demoni veri e patacche vestite da diavolo.
Con la stessa squadra di lavoro (no, qui i ponteggi in giro per Milano non c'entrano più nulla), dell'esordio: ossia Walter Somà, suo alter ego e coautore delle canzoni ( presto il suo disco solista), e Taketo Gohara in produzione. Tutto quello che (musicalmente) non c'era in Semper Biot c'è qui. Dove là c'era una chitarra acustica, qui c'è una chitarra elettrica, e tanti archi e strumenti a fiato, degni di una filarmonica "impazzita" sotto la regia di Stefano Nanni.
"Ho dei rapporti interpersonali proprio di merda. E' una qualità che mi riconosco, soprattutto con le donne che non capiscono che le amo tutte", così parlava in questa intervista.
Perchè Odio i Vivi è il più grande disco d'amore di questi anni, con tanti nomi di donna nei titoli che nemmeno i Toto osarono mettere in un solo disco: Emma, Anna, Marika, Tania.
Forse Laura, canzone di Ciro Sebastianelli che Edda ama cantare spesso nei suoi live, ha fatto scattare la scintilla...
"L'amore diventa merda dopo due settimane/ I Miei amici hanno figli, figli, figli / Io ho sempre fame" canta in Anna fino ad arrivare al crescendo tra chitarre, archi e rumori assortiti di seghe e lamiere: "Anna non faccio regali/ Io non ho buon gusto".
Canzoni destrutturate, pieni di chitarre elettriche rumorose e pesanti ( Topazio-variante della sua famosa Il Grande Brescia?-), che rasentano la cacofonia quando partono gli archi, le frasi spezzate, le imprecazioni, gli ammiccamenti e le urla di Edda (Gionata-scritta da Somà e Gionata Mirai-) e poi ancora i fiati (Qui). Canzoni piene di radici: partono da una parte e scappano in mille direzioni (Odio I Vivi); canzoni che sembrano nate durante i suoi imprevedibili e sgangherati live, pronte a trasformarsi in qualunque cosa voi vogliate.
Canta con la voce che diventa strumento aggiunto sia nelle frasi sbiascicate ed incomprensibili, sia quando arrivano i vocalizzi impossibili quasi degni del compianto Demetrio Stratos.
Pensieri arruffati lanciati in pasto al mondo, dove ci si può perdere ma spesso si finisce per immedesimarsi tanto sono intrisi di quella quotidiana e pessimistica saggezza:
"Perchè le strade, amica mia, dividono/Ho sbagliato tutto nella vita e ho avuto te"(Emma)
"Nessuno sa rovinare la mia vita meglio di me"(Odio I Vivi)
"Vivo sul filo dell'invisibilità tra la gente/e vado sotto e vado sotto questa grande città"(Qui)
"Ricordati che devi morire. Rilassati"(Marika)
"Io già lo so che rinascerò in un altro corpo/per favore no"(Tania)
Edda ha poca voglia di vestirsi. Si mette a nudo una seconda volta. Se Semper Biot era autobiografia, Odio i Vivi è radiografia. Another side of Stefano Rampoldi.
Sinfonie dei topi, ponteggi crollati, autobus impazziti. Un cuore gigante che vorrebbe abbracciare l'intero universo, mentre si trova a lottare tu per tu con un sentimento che non corrisponde mai alle proprie esigenze. Debolezze che diventano forza.
L'incomunicazione in Omino Nero, l'invisibilità in un mondo che gioca (Qui). Il blues di Edda.
Il suo difficile rapporto con le persone, con le donne in particolare, con il mondo tutto, sono la chiave di lettura di un disco che puritani perbenisti hanno iniziato ad attaccare appena la foto di copertina ha iniziato a girare in rete, intanto Belen, in prima serata su Rai 1, faceva volare la sua "farfalla". Ora ascoltate il resto, maledetti!
A Edda creare corazze non serve più. Ora, ha una schiera di soldati in armatura che lo hanno adottato o meglio che non l'hanno mai abbandonato, pronti a difenderlo.
Dimenticavo: odio Edda perchè si è fottuto anche il nome di mia madre. Maledetto pure lui.
Recensione: IN ORBITA
Recensione: Live, Tronzano Vercellese, 8 Gennaio 2011
INTERVISTA
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