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venerdì 1 luglio 2011

RECENSIONE: DEVOTCHKA live@Libra Festival, Sordevolo(BI) 30 Giugno 2011

"100 Lovers" è il titolo dell'ultimo album della band di Denver e prendendoli alla lettera, stasera nell'unica data italiana del loro tour si sono presentati 100 amanti della loro musica , poche unità in più se vogliamo essere benevoli. Tralasciando i motivi che spingono i "pigri" italiani a muoversi solamente per i grandi nomi in cartellone , senza fare lo sforzo di mettere in moto la curiosità(...e stasera c'erano tanti buoni motivi per spingere un amante della musica a salire nelle verdi colline biellesi a ridosso dei monti, non ultimo il basso costo del biglietto), un plauso lo faccio a chi c'era e ha fatto di tutto per sostenere i Devotchka e i Depedro.
Anche perchè un grande pregio i Devotchka lo hanno: riescono a farti compiere tanti viaggi mentali, chiudendo gli occhi anche i sogni e le mete più lontane sembrano avvicinarsi. La versatilità della loro musica è un'agenzia viaggi sempre aperta e modestamente economica, a portata di tutti e i pochi che stasera erano qui nel grande anfiteatro di Sordevolo, se ne sono accorti.

Ad aprire i Depedro, il gruppo messo in piedi da Jairo Zavala, chitarrista e cantante spagnolo che dal 2004, quasi in pianta stabile, può vantare collaborazioni sia live che in studio nei ben più conosciuti americani Calexico. Accompagnato da un batterista e un chitarrista, Zavala propone le canzoni dei suoi due album.Un coinvolgente mix tra la melodia mediterranea e il folk americano, dove la latinità prevale con sporadiche ma ficcanti puntate nel rock e jazz. Zavala cerca a più riprese il contatto con il pubblico facendolo partecipare e la lingua spagnola di tutte le sue canzoni aiuta nella comunicazione. Canzoni fresche e leggere(Nubes De Papel, Como el viento, La memoria) , che ben si adattano al periodo estivo, che però non mettono in secondo piano la bravura compositiva di Zavala che unisce anche la tradizione della bossa nova e del flamenco con le gradevoli armonie pop. Recentemente anche la rivista americana Rolling Stone ne ha tessuto le doti.



I Devotchka si presentano sul palco con l'apertura del loro ultimo disco, The Alley e subito l'orecchio si apre nello ascoltare la voce potente, tesa e drammatica di Nick Urata( dalla sua anche una vaga somiglianza con George Clooney). La musica dei Devotchka viaggia in un continuo alternarsi tra la drammacità e la malinconia unita allo sguardo gioioso di una finestra aperta sui colori del mondo.
Gli esordi legati al gypsy punk con gli anni hanno lasciato la strada alle composizioni più articolate e mature degli ultimi due album(A mad and Faithfull Telling e 100 Lovers) e proprio da lì costruiscono lo show.
Due anime appunto, malinconica teatralità e gioia che si scontrano in modo perfetto, senza che l'una prevarichi l'altra trovando un punto d'incontro nelle mille direzioni che la loro musica riesce a prendere ed al phatos che riesce a comunicare.

La leggerezza di un fischiettio che si alza nell'aria diventa enfasi nella voce espressiva di Urata nel folk di Exaustible e il moderno pop che permea How it Ends, All the sand in all the sea si schianta con la tradizione di strumenti antichi come il contrabbasso e la basso tuba suonata dalla brava Jeanie Schroder e il violino e la fisarmonica (protagonista in The man from San Sebastian e Head Honcho) suonati dal maestro Tom Hagerman . La dote di polistrumentisti accumuna tutti i membri della band che diventano all'occasione anche una grande banda con il batterista Shawn King impegnato anche alla tromba e il quinto uomo aggiunto "tuttofare" ,percussioni, tastiere e anche alla seconda chitarra. Una piccola orchestra di cinque elementi.

La multirazzialità degli States incanalata nelle scelte musicali della band.L'Indie-folk americano sposa l'Europa balcanica (Contrabanda) non così lontana dal sapore tex-mex mariachi di We're leaving o dal rock desertico di The enemy Guns. Mentre vedere uno strumento grosso ed ingombrante come la tuba fa sempre uno strano effetto mentre riveste completamente il corpo della brava Schroder( quando non è impegnata nell'altrettanto ingombrante contrabbasso) in Basso Profundo.
Tutto questo in una sola serata da una sola band, senza tempo e confini musicali, dove rock e marcette da circo possono convivere tranquillamente, dove il sombrero vola alto trasportato dai venti dei deserti asiatici e il romanticismo prende per mano la fantasia. Ovunque dove c'è vita.

La colonna sonora( a proposito non dimentichiamoci che i Devotchka devono un pò della loro popolarità anche grazie alla soundtrack di Little Miss Sunshine con relativa candidatura al Grammy ) ideale per una sera d'estate che segue una calda giornata di sole e anticipa una nottata ancora più calda.


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