Nella giornata musicale che passerà tristemente alla storia per la scomparsa del grande "big man" Clarence Clemons, carismatica figura della E-Street Band di Bruce Springsteen, in riva al Lago d'Iseo sbarca un altro premio Oscar.
Il texano Ryan Bingham conferma il trionfo del suo esordio italiano nel gennaio del 2008 al Rolling Stones di Milano, quando inaspettatamente fu accolto da una numerosa schiera di fan, curiosi di vedere all'opera il nuovo sconosciuto talento del folk-rock "americana".
Una serata sicuramente da ricordare che ha coronato una splendida gita intorno ai paesi che delimitano il Lago d'Iseo, sotto un sole che, finalmente , sembra annunciare l'estate.
L'evento, completamente gratuito, rientra nel festival itinerante, Andar per Musica, giunto alla ventisettesima edizione, che animerà molti paesi della bergamasca unendo buona musica e tradizioni locali.Sarnico è situato nella punta più ad Ovest del lago e già durante il pomeriggio per il soundcheck sembra dimostrare interesse verso Ryan Bingham e is suoi Dead Horses. Turisti d'età e giovani fan si mischiano insieme nella piazza xx Settembre, formando una brigada colorata e festosa, mentre solo le sedie posizionate dagli organizzatori davanti al palco sembrano smorzare l'entusiasmo, ma dureranno poco.
Ad aprire il concerto, come già successo in altre occasioni, compare l'amico Liam Gerner, cantautore folk australiano, ormai di casa in Inghilterra. Il biondo e giovane musicista, scopriremo più tardi, coprirà anche il ruolo di chitarrista nella band di Bingham, sostituendo il defezionario Corby Schaub e divenendo a tutti gli effetti il mattatore della serata.
Gerner presenta le canzoni del suo recente cd "All we've done", da solo, in compagnia della sola chitarra, salvo poi essere raggiunto dal batterista e bassista dei Dead Horses. Gerner si fa apprezzare, ricordando la scomparsa di Clarence Clemons e rendendogli omaggio con la sentita esecuzione di I'm on fire di Springsteen.
Velocissimo cambio di palco e Ryan Bingham & the Dead Horses salgono davanti al pubblico di Sarnico, con Liam Gerner nel ruolo di chitarrista. Bingham si ripresenta in Italia da premio oscar, grazie alla fortunata canzone The weary kind, colonna sonora del film Crazy Heart che nel 2010 gli è valsa il famoso riconoscimento, contribuendo a far girare e conoscere il suo nome in tutto il mondo, senza tralasciare la sua comparsa come attore nello stesso film al fianco di Jeff Bridges, che gli potrebbe aprire anche una strada artistica alternativa. Il suo aspetto fisico da "bello e dannato" potrebbe essere d'aiuto.
Il set, contrariamente alla direzione dell'ultimo album Junky Star, è molto elettrico e durante la serata abbiamo assistito a dei buoni duelli chitarristici tra Bingham e Gerner, che non ha fatto rimpiangere il fido Schaub, anzi, ha regalato sano e contagioso entusiasmo
La rauca ed originale voce di Bingham anche dal vivo fa la sua figura e pezzi semi-acustici come la stupenda Southside of Heaven, le nuove Hallelujah e Depression ne esaltano la bellezza e la particolarità. La sezione ritmica dei suoi Dead Horses formata dal batterista Matthew Smith e dal bassista Elijah Ford picchia giù duro nei momenti più rock del set, che ha visto il culmine quando Bingham ha finalmente rotto le fila, invitando tutti ad alzarsi dalle sedie ed avvicinarsi al palco. Da quel momento il concerto ha preso, giustamente, un'altra piega. The Other side, Hard Times, Dylan's Hard Rain, Tell my mother I miss Her So, Bluebird sono solo alcuni dei titoli delle canzoni proposte ad un pubblico oramai conquistato. Anche chi ha visto o ascoltato Bingham per la prima volta, ha sicuramente apprezzato, venendo ammaliato definitivamente alla esecuzione in solitaria della premiata e già citata The Weary Kind, durante l'encore.
Il concerto però non si chiude in tranquillità, ma con due infuocate versioni di Sunshine e Bread and Water che vedono i Dead Horses protagonisti e jammare, divertendo e divertendosi.
Bingham si sta costruendo il suo seguito con cura e calma e la sua prossima calata in Italia , ne sono certo, lo vedrà ancor più protagonista. Per ora godiamoci la brezza di una serata di Texas in riva al lago.
vedi anche RECENSIONE: RYAN BINGHAM-Tomorrowland (2012)
complimenti per la tempestiva ed accurata recensione.
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Enrico