Pagine

domenica 2 giugno 2024

RECENSIONE: GUN (Hombres)

 

GUN  Hombres (Cooking Vinyl, 2024)



ritorno al passato

Chi si ricorda degli scozzesi Gun? Nati nel 1987, tra il 1989 e il 1994 fecero uscire tre dischi di discreto successo (il debutto Talking  On The World che conteneva la loro prima hit 'Better Days', Gallus, forse il loro miglior disco e Swagged), avevano fan di un certo livello come Steve Harris degli Iron Maiden, aprirono tour importanti per Rolling Stones (periodo Steel Wheels), Def Leppard e Bon Jovi poi nel 1997 si sciolsero dopo il poco riuscito 0141 632 6326. Undici anni dopo si riformarono anche se i tempi sembravano decisamente cambiati per riprendere i discorsi interrotti a metà anni novanta. E ora rieccoli con il loro miglior disco da quegli anni gloriosi. 

Questo è uno degli album di cui siamo più orgogliosi, rappresenta davvero i Gun nella loro forma migliore” racconta il chitarrista Giuliano Gizzi.

A comando della band sono rimasti i due fratelli di chiare origini italiane Dante Gizzi alla voce e Giuliano Gizzi alla chitarra. Insieme a loro Pau McManus (batteria), Andy Carr (basso) e Dave Aitken (chitarra), un mix di esperienza e gioventù che hanno donato freschezza a queste nuove dieci canzoni che non stravolgono l'idea iniziale della band: un hard rock melodico dove America e terre britanniche trovano la giusta via d'unione tra  chitarre graffianti ('All Fired Up'), riff importanti ('Boys Don't Cry', Take Me Back Home') e blues ('Fake Life'). Tanti i cori in risalto in tutto il disco, a partire dalla semi ballad 'Falling' fino a una 'Lucky Guy' che farebbe comodo agli ultimi Def Leppard, a partecipare tante ospiti come Beverly Skeete (Elton John, Tom Jones, Johnny Cash), Mary Pearce (Primal Scream, Lionel Ritchie) e Sarah-Jane Skeete (Robbie Williams, Kylie Minogue). Se la ruffiana  'You Are What I Need' sembra trasportarci allo street metal americano a cavallo tra gli anni ottanta e i novanta con un piacevole retrogusto soul,  'Never Enough' ci rammenta quanto i Bad Company siano stati importanti per tutte le band venute dopo che hanno cercato di sposare chitarre e melodia. In conclusione una 'A Shift In Time' che inizia acustica per esplodere in un corale inno da glam rock seventies, assolo incluso.

"Somo Tus Hombres" hanno gridato loro dei fan spagnoli durante il loro ultimo tour a Madrid:" siamo i vostri uomini". Ecco trovato il titolo di un disco, divertente e stimolante, per nulla pretenzioso ma che vuole solamente essere suonato a tutto volume come ai bei vecchi tempi. Bentornati.





Nessun commento:

Posta un commento