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sabato 2 marzo 2024

RECENSIONE: THE RODS (Rattle The Cage)

 

THE RODS  Rattle The Cage (Massacre Records, 2024)



come nuovi

Ci sono gruppi che hanno fatto la storia di un genere musicale senza aver mai raggiunto le meritate prime pagine,  lavorando duro in seconda fila ma con quella costanza e quella attitudine (quella da vendere) che li hanno condotti fino ai giorni nostri integri e scalpitanti, nonostante inevitabili periodi bui.

Ecco: i newyorchesi The Rods stanno tenendo alto il vessillo dell'hard rock heavy americano dal lontano 1979 quando David Feinstein, chitarrista e voce, oggi 76 anni e con un passato negli Elf  del cugino Ronnie James Dio e il batterista Carl Canedy misero in piedi il gruppo, trovando la migliore accoglienza in Gran Bretagna dove la nascente nuova ondata di heavy metal li accolse come i cugini americani.

Sono passati più di quarant'anni ma al decimo disco della carriera (con in mezzo un ritiro e la reunion nel 2010) continuano a digrignare i denti come in gioventù e questo nuovo album, con al basso Freddy Villano, coniuga alla perfezione le loro peculiari caratteristiche: un approccio solido, duro e quadrato alla materia dove rock’n’roll, hard rock e heavy metal trovano spesso una via comune negli anthem che si assurgono a veri e propri inni come succede in canzoni come 'Metal Highways' e 'Play It Loud'.

Ci sono  l'hard seventies dell'iniziale 'Now And Forever' e di 'Hell Or High Water'con l'hammond dietro che riporta a gruppi come Deep Putple e Uriah Heep, c'è la scura e cadenzata epicità di 'Cry Out Loud', l'heavy contagioso della title track ('la canzone parla della persona comune che si sente intrappolata da ciò che potrebbe fare nella propria vita. Non importa quale sia il lavoro, il bisogno di sollievo è urgente. Si tratta anche di libertà e di difendere ciò che si ritiene giusto, senza che qualcuno se ne approfitti" racconta Feinstein), una 'Can't Slow Down' che sfoggia un riff blues alla Led Zeppelin, lo speed metal delle finali 'Shockwave' e 'Hearts Of Steel' che alzano il tiro e indicano quanto il gruppo possa ancora giocare le proprie carte con i più giovani.

Feinstein, nonostante l'età ha mantenuto una voce invidiabile, sa scrivere ancora canzoni, cariche di cliché ma sempre avvincenti e dal tiro giusto (nessuna concessione alle ballate)la produzione è aggiornata al 2024 e le dieci canzoni si fanno ascoltare e riascoltare che è un piacere. Cosa chiedere  di  più a uno dei dischi hard rock più schietti ed onesti di questi tempi?





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