Qualche tempo fa scrissi un articolo sui Blackberry Smoke su una rivista, parlai bene del loro doppio disco dal vivo Leave A Scar. Giorni dopo un mio contatto di Facebook mi scrisse "sentiti responsabile per i soldi che ho buttato". Lasciando da parte quell'accusa che negli anni duemila suona quantomeno gratuita: "ascoltateli prima gratis, non siamo nel 1973" fu più o meno la mia risposta. Non gli erano piaciuti. Questo può anche starci.
Ecco, però: per me è veramente difficile per chi ascolta rock’n’roll di stampo classico non farsi piacere un live di un gruppo onesto come lo sono i Blackberry Smoke, che non saranno dei fuoriclasse assoluti e da prima pagina, derivativi quanto si vuole, ma che sicuramente sanno come intrattenere un'audience con gusto e mestiere, senza piedistalli o mosse da poser. A Gregg Allman piacevano un sacco, ci si può sempre fidare di lui almeno. Potrei ripetere le stesse parole che usai per descrivere il loro concerto che vidi al Fabrique di Milano nel 2017. Poco è cambiato, Charlie Starr rimane ancora l'unico motore trainante di tutta la band: carisma, voce e chitarra guidano sostanzialmente il gruppo, ecco l'unica mancanza è non avere nella band almeno un altro elemento con lo stesso carisma che possa rivaleggiare ad armi pari e portare quella "sana" rivalità che il rock conosce bene. O porta distruzione o meraviglie, il rischio è dietro l'angolo. Forse i Blackberry Smoke amano poco i rischi. Forse questa è la loro natura.
Però da quel 2017 in scaletta in più possono vantare un disco come l'ultimo You Hear Georgia che viene ben saccheggiato (mi è piaciuta particolarmente una 'Hey Delilah' pregna di umori sudisti) e che di fatto è uno dei loro migliori insieme a The Whippoorwill del 2012. Nel frattempo se ne sono andati anche maestri come Tom Petty e Gary Rossington, solo pochi giorni fa, omaggiati, il primo con un accenno di 'Don't Come Around Here No More'.
Tre chitarre, basso, batteria e percussioni, uno fondale semplice e desertico e due ore di musica che hanno la forza di portarti per un attimo lontano dalla pigra quotidianità: 'Six Ways To Sundays', 'Waiting For The Thunder', 'Pretty Little Lie', 'The Whippoorwill', schitarrate e ballate si succedono che è una meraviglia.
Dei Blackberry Smoke ho sempre apprezzato l'onestà musicale, il gusto melodico, la capacità di unire chitarre (tre come piace al southern rock, ecco allora Paul Jackson e Benji Shanks) con quella melodia country pop cara a gruppi come Outlaws e Eagles. Concretezza e poche seghe strumentali anche se nelle loro capacità se solo osassero un po' di più.
Ritornando all'inizio: per me sono sempre soldi spesi bene, e nemmeno troppi di questi tempi (meno di trenta euro).
Setlist
All Over the Road
Let It Burn
Six Ways to Sunday
Live It Down
Good One Comin' On
Waiting for the Thunder
Pretty Little Lie
Living in the Song
Hey Delilah
Sleeping Dogs
The Whippoorwill
All Rise Again
Ain't Gonna Wait
Ain't the Same
Ain't Got the Blues
Run Away From It All
Restless
One Horse Town
Old Scarecrow
Flesh and Bone
Ain't Much Left of Me
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