il concerto infinito...
Abbiamo assistito a tanti concerti nella nostra vita, così tanti da riuscire ad acquisire quella capacità che ti fa capire quando gli artisti e le band sopra al palco si divertono o stanno solamente suonando per contratto, per portare a casa l'agognata pagnotta: tanto domani siamo in un'altra città. "Un'altra città, un altro posto, un'altra ragazza, un'altra faccia" ringhiava Lemmy. "Caffè al mattino, cocaina al pomeriggio" gli fa eco Jackson Browne. È la routine che serpeggia, in qualche modo deve essere spezzata e alleviata.
Sbirciare le scalette da già un'idea: se è sempre la stessa, sera dopo sera, la noia può far visita. Figuriamoci se la città è sempre la stessa, il palco anche e l'hotel dove si alloggia, il Miyako Hotel, pure.
Al Fillmore di San Francisco in quelle venti date consecutive sold out comprese tra il 10 Gennaio e il 7 Febbraio del 1997 non c'era nessuno di noi (se sì fatevi avanti e raccontate per dio!) ma il divertimento è palese, si sente, ti entra sotto pelle anche solo ascoltando le canzoni senza vedere gli sguardi complici dei musicisti. E la scalette furono messe giù sul momento (per un totale di 85 canzoni eseguite), sera dopo sera, (per la felicità dell'ultimo entrato in formazione, il batterista Steve Ferrone), così piene di tanti devoti omaggi alla musica (da Bob Dylan ai Kinks, da J.J.Cale agli Everly Brothers, da Bill Withers a Chuck Berry, dagli Stones a Booker T. & the M.G.’s), una narrazione avvincente ed esaltante di tutte le corde che può solleticare, toccare e stringere forte il rock’n’roll.
Gli Heartbreakers uniscono i puntini che separano John Lee Hooker dai Byrds ( ospiti sul palco il bluesman e Roger McGuinn) compreso tutto quello che sta in mezzo (peccato non vi sia la testimonianza dell'altro ospite Carl Perkins), agli Heartbreakers, invece, il compito di proseguire a tratteggiare la strada futura, almeno fino a quando hanno potuto, fino alla prematura morte di Petty.
Ed è stato già tanto. Ma tanto è anche quello che potevano ancora dare.
Un gioco di squadra che non ha boss (anche nei dischi "solisti" di Petty gli Heartbreakers in qualche modo c'erano sempre). E quella solida unione la si percepisce guardando e ascoltando quella American Girl così straziante che sta girando in rete in questi giorni, eseguita da Benmont Tench e Mike Campbell, solo piano e chitarra. Tom dove sei?
E tutto sembra riportare a quel club a Gainesville in Florida quando Tom, Mike e Benmont nel 1970 erano la resident band di un locale. Iniziò tutto lì. Questa è la chiusura del cerchio o forse meglio ancora la continuità con in più l'esperienza.
Paragoni e assolutismi li lascio volentieri ad altri, perché ho hai ascoltato tutti i live della storia o si finisce per tirare in ballo i soliti cinque titoli. (A proposito: ma perché nessuno cita mai live di band hard rock e heavy?).
L'importante è che queste date abbiano smesso di circolare nel sottobosco dei fan sottoforma di bootleg ma abbiano incominciato a volare sopra alle teste di tutti, encomiabile esempio di cosa voglia dire suonare sopra a un palco. Palestra, manifesto, enciclopedia per chiunque si avvicini al rock'n'roll.
"Ho pensato che il Fillmore sarebbe stato il posto migliore per farlo, perché il pubblico qui è molto più indulgente nel permetterti di sperimentare. E si è rivelato vero. Sono semplicemente venuti con noi, al punto che ci siamo sentiti molto a nostro agio in quel lungo periodo. Penso che il lungo termine sia stata una grande idea, perché non stavamo promuovendo nulla e non avevamo motivo di farlo, a parte il fatto che volevamo farlo" disse in una vecchia intervista Petty.
E poi c'è una cosa che Tom Petty, suo malgrado mi ha insegnato: ogni lasciata è persa. Me lo persi stupidamente a Lucca nel 2012. E il finale è stato quello che è stato.
Di questo disco avevo ordinato la versione con due CD. Qualcosa mi diceva che me ne sarei pentito, nuovamente: l'ho subito cambiata con il cofanetto da quattro dischi. Al diavolo anche il vile denaro. Ogni lasciata è persa e questo è veramente imperdibile.
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