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sabato 19 novembre 2022

RECENSIONE: NEIL YOUNG With CRAZY HORSE (World Record)

NEIL YOUNG With CRAZY HORSE  World Record (Reprise REcords, 2022)



no more war, only love

C'è una frase estrapolata dal libro Special Deluxe con la quale Neil Young ritrae se stesso meglio di chiunque abbia cercato di farlo al suo posto. E potrebbe pure andare bene per liquidare ogni nuovo album del nostro. Leggi e avrai Neil Young sotto la lente di ingrandimento.

Dice:"a volte divento talmente ossessionato da una nuova idea che finisco per perdere la prospettiva e inizio a sognare davvero in grande. Ovviamente io sono sempre stato un passionale, il che nella mia vita è stato un bene e un male e ha portato ad alterni risultati". Ora tocca a noi. Dove si pone questo nuovo World Record? Di certo c'è la passione. Di certo non è un male ma nemmeno un gran bene. Alterno sì.

Trovare parole nuove per descrivere un nuovo disco di Neil Young è quindi diventata impresa sempre più difficile. In qualche modo abbiamo già detto tutto e sentito anche. Qualche maligno suggerisce: c'è sempre il "copia e incolla", lo usa lui nelle canzoni, perché non noi?

Lui come al solito anche quest'anno ci ha dato dentro: mettendo da parte gli archivi e i prossimi festeggiamenti per i cinquanta di  Harvest, dopo il live Noise And Flowers che testimoniata la collaborazione con i Promise Of The Real di Lukas Nelson , dopo Toast, il disco dimenticato dei primi anni duemila ecco a sorpresa, a un anno esatto dall'uscita di Barn questo ennesimo grido ecologista urlato alla veneranda età di 77 anni  a più di cinquant'anni da quando ci avvertiva di "madre terra in fuga". Un po': io vi avevo avvertito. Ve lo ripeto ancora una volta. E non credo sia demenza senile. 

Perché sì, ammettiamolo: a questa generazione di musicisti vogliamo un gran bene. Tanti ci hanno già lasciato, coccolamioci quelli rimasti. Tanto, mettiamoci il cuore in pace: in pensione non andranno mai e chi è andato dopo poco è tornato per troppa nostalgia. Ah ok, Poncho Sampedro ci saluta da una spiaggia con la chitarra appesa in soggiorno e anche questa volta nei Crazy Horse c'è Nils Lofgren, musicista dal grande talento spesso sacrificato all'ombra dei boss. Con lui gli altri cavalli pazzi quasi ottentenni Ralph Molina e Billy Talbot questa volta non si sono chiusi in un fienile ma ai Shangri-La  di Malibu di Rick Rubin. Il risultato? Lo stesso degli ultimi Colorado e Barn ma con piùvarietà. Rick  Rubin ha messo poco il becco: si sarà accarezzato la lunga barba bianca e avrà pensato "cosa posso insegnare a questi qui, io?".





Undici canzoni registrate in analogico, senza sovrastrutture che mantengono intatte purezza e immediatezza con il messaggio davanti a tutto. Messaggi che spesso arrivano con tono nostalgico rivolto a quello che avevamo, abbiamo ancora e forse non avremo più continuando di questo passo, anche se poi a prevalere è un velato ottimismo. Ah, anche lo scatto di copertina che ritrae suo padre Scott nel pieno del suo vigore sembra raccontarci tutto questo.

Insomma, il rispetto prima di tutto come predica in 'This Old Planet (Changing Days)', ballata pianoforte e fisarmonica. "Non sei solo in questo pianeta', il monito.

In 'Love Earth' che apre il disco canta: "abbiamo vissuto vicino al sole e abbiamo tutto, stavamo vivendo in un sogno, ama la Terra".È una ballata ciondolante che subito lascia spazio al corale blues 'Overhead', guidato dal pianoforte e a  'I Walk With You (Earth Ringtone)' primo vero incontro con le chitarre che diventano d'assalto nel rumoroso blues ' Break The Chain' (nel video, qualcuno alla fine dice: "anche la console sta fumando") e protagoniste assolute nei quindici minuti del "nostalgico" amore per il passato e le auto d'epoca 'Chevrolet', soprattutto antico saggio su cosa voglia dire suonare con i Crazy Horse ancora oggi. Potrebbe uscire da Re Ac Tor o da Ragged Glory, quando la band si lascia andare è questa qui. Ennesimo fumante manifesto da attaccare alla parete finché sta su.

Di contro, a testimoniare quanto World Record sia un disco disordinato e stropicciato musicalmente ecco tre ballate con l'organo a pompa protagonista: 'The Long Day Before', la sbilenca 'The Wonder Won't Wait' e il country di 'Walkin’ On The Road (To The Future)' dove a farla da padrone è un messaggio ripetuto, tanto semplice e ingenuo quanto istantaneo per raccontarci il vecchio Neil. Dice: "no more war only love". 

E cosa vuoi dirgli? Hai ragione!





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