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sabato 2 luglio 2022

RECENSIONE: FANTASTIC NEGRITO (White Jesus Black Problems)

 

FANTASTIC NEGRITO  White Jesus Black Problems (Storefront, 2002)


ambizione

Certamente lo sforzo creativo più ambizioso fino ad ora. E chi lo conosce bene sa quanto già in precedenza mister Xavier Dphrepaulezz (un premio a chi lo pronuncia esattamente) uno che alla soglia dei cinquant'anni si reinventò battezzandosi Fantastic Negrito facendo iniziare una carriera dalle basi delle sue tante vite precedenti cariche di complicazioni di ogni sorta, non sia un personaggio inquadrabile con poche parole. E se lo avete visto almeno una volta in concerto sapete anche quanto sia istrionico e includente il suo modo di fare musica: trasformista, predicatore, aizzatore di folle, comico, pensatore, attore impegnato e ballerino. Tutto in uno spettacolo. Ne vale la pena.

Questa volta si spinge indietro nel tempo per concepire un concept dove musica, testi e immagini (ogni canzone sarà accompagnata da un video, formando una sorta di film) viaggiano all'unisono per rafforzare il più possibile il messaggio universale d'amore. Tutto nasce quando in pieno lockdown con tanto tempo a disposizione decide di esplorare le sue origini, scoprendo che i suoi antenati di settima generazione, siamo nel 1750 in Virginia, furono una serva bianca di origini scozzesi e uno schiavo nero. I due contro ogni logica e legge dell'epoca si amarono.

"Le persone ascoltano il titolo dell’album e sono pronte a sfoggiare giacche militanti, ma questo è un disco sull’amore e sulla ricerca di modi per usare il passato come cura per il futuro. Sto sulle spalle dei miei antenati, bianchi e neri, che mi hanno mostrato che tutto è possibile” racconta.

C'è talmente tanta roba in questa storia da scriverne un romanzo che tocca libertà, razzismo, capitalismo, arrivando ai giorni nostri con tante e nessuna risposta. I passi avanti ci sono stati ma i risultati se ci sono sono ancora troppo ben nascosti. E Fantastic Negrito lo fa alla sua maniera  mettendoci dentro un'enorme carico di influenze musicali (partendo sempre dalla black music) dove i Beatles immersi in una cascata di gospel nell'apertura 'Venomous Dogma', il soul ('They Go Low'), il pop sixties ('Nibbadip'), il doo woop a ritmo di  funky ('In My Head'), il rock bianco ('Man With No Name'), le ballate RnB ('You Better Have A Gun'), il funky sporcato di  country ('Trudoo'), il gospel ('Virginia Soil') e il Blues più sperimentale e cosmico ('In My Head') si sporcano, amalgamano e contaminano che è un piacere. 

Suonato come fosse il 1973 con chitarre, basso e batteria con interventi di Moog, banjo e un vecchio organo transistor Yamaha, Fantastic Negrito racchiude in sole tredici tracce una buona parte degli ultimi cinquant'anni di musica e tre secoli di storia americana. Il tutto con disarmante semplicità. Bello sapere che nel 2022 c'è ancora chi fa uscire dischi con belle e "pesanti" storie dietro.






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