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sabato 18 giugno 2022

RECENSIONE: MICHAEL MONROE (I Live Too Fast To Die Young!)

MICHAEL MONROE
   I Live Too Fast To Die Young! (Silver Lining Music, 2022) 



mai troppo vecchio 

Ormai i veri rocker rimasti si contano nelle dita di una mano. E non sto parlando di rocker miliardari, benestanti, ma di gente che continua a lottare con i gomiti ben larghi su palchi di qualsiasi dimensione per portare avanti il verbo, quelli a cui l'aggettivo "loser" (nel mio vocabolario quelli che avrebbero meritato di più) è ancora prima di un complimento, un marchio impresso a fuoco. 
Michael Monroe, sessant'anni appena compiuti e più di quaranta di carriera è uno di questi, tanto da permettersi di intitolare il suo dodicesimo disco in carriera I Live Too Fast To Die Young. Una carriera in corsia di sorpasso. Salutista e ripulito da alcuni anni, continua a macinare quel rock'n'roll che partendo dagli Stooges, passa dai New York Dolls, non è un caso che nella sua band ci suonino Steve Conte alla chitarra e Sammy Yaffa al basso, due componenti dell'ultima incarnazione delle bambole, tocca gli Hanoi Rocks la sua band mai troppo lodata ma tanto influente e arriva ai giorni nostri con intatta freschezza ed energia. Lo si capisce immediatamente appena parte 'Murder The Summer Of Love', un hard rock'n'roll che prende spunto dai noti fatti successi ad Altamont durante il concerto dei Rolling Stones nel 1969 per marcare quanto le belle utopie vadano vissute al massimo coniugate al presente, perché non possono durare in eterno. Quel giorno fu la fine di un sogno. 
 "Vuoi una rivoluzione, devi alzare quel culo, la controcultura sta svanendo velocemente” canta Monroe. Undici canzoni varie che passano con disinvoltura dal punk veloce e cattivo di 'All Fighter' e 'Pagan Prayer', alle ombre dark wave di 'Derelict Palace' (certamente tra le più particolari, a riportare in mente gruppi come i Lords Of New Church), l'incrocio tra Stones e Social Distortion di 'Can't Stop Falling Apart', al rock anthem 'Everybody's Nobody' con tanto di armonica e la title track che vede ospite la chitarra di Slash, ballate al pianoforte ('Antisocialite') e strani esperimenti come la malinconica 'Dearly Departed' che chiude il disco in modo algido e velatamente elettronico, in netto contrasto con il calore umano fatto di sudore, lacrime e sangue che esce da ogni nota suonata qua dentro e registrata nella fredda Helsinki tra il Novembre e Dicembre del 2021. 
Michael Monroe sa scrivere canzoni, testi, ha ancora una buona voce, tiene il palco come pochi, imbracciando il suo fedele sax, e tra poche settimane aprirà il concerto di Alice Cooper a Milano. Serve altro? Per ora I Live Too Fast To Die Young! se la gioca con il ritorno degli Hellacopters per il disco rock'n'roll dell'anno.








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