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domenica 3 aprile 2022

RECENSIONE: THE HANGING STARS (Hollow Heart)

 

THE HANGING STARS  Hollow Heart (Loose Music, 2022)



aria di sixties

Sbirciando tra le "nuove" uscite discografiche dei pochi negozi di dischi rimasti è impossibile non notare quanto il mercato sia totalmente invaso da reperti della grande epoca del rock: è un susseguirsi di uscite di vecchi live dimenticati, registrazioni radiofoniche, b side e outtake. Mi domando allora: meglio "raschiare" il fondo del barile finché ce n'è andando sul sicuro con i grandi nomi della storia (tipo l'ennesimo live di Neil Young datato 1971 che sappiamo a memoria ancor prima di sentirlo) oppure "rischiare" con qualche nuova band che pur guardando al passato vive il presente e ha pure cose da dire sul questi tempi bui, strani e maledetti (brexit, pandemia)? The Hanging Stars con il quarto disco in carriera calano l'asso in grado di far girare il nome. Londinesi ma innamorati di certi suoni che andavano di moda in America tra il 1967 e il 1972: country rock, psichedelia, pop, cosmic country con band come Byrds, CS&N, Turtles, Buffalo Springfield, Flying Burrito Brothers come punti di riferimento. Ma anche il folk britannico dei Fairport Convention, più vicino geograficamente, non manca. Ma il bello arriva quando quei suoni californiani in voga a Laurel Canyon negli anni 70 vengono filtrati con qualcosa di più moderno (per modo di dire): echi di REM, Jayhawks, Wilco e Stone Roses si mischiano in un suono che solo una band di oggi con una tavolozza con cinquant'anni di rock a disposizione può governare a proprio piacimento e la band guidata da Richard Olson ci sa fare. 

Registrato tra le a highland scozzesi, Hollow Heart è un disco in grado di prendere l'ascoltatore e farlo viaggiare per terra e mare, cieli e strade tra le pedal steel e i cori eterei di 'Weep & Whisper', le suggestioni sixties di 'I Don' t Want To Feel So Bad Anymore', le chitarre elettriche acide e ficcanti di 'Hollow Eyes, Hollow Heart', il country rock da viaggio che più west coast non si può di 'Black Light Night', il singolo 'Radio On' ("sono io che cerco di scrivere una canzone soul e penso che abbia qualcosa di simile ai Velvet Underground. È come se i Big Star incontrassero i Velvet" racconta Olson). 

Nota di merito anche per la bella copertina.





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