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lunedì 1 marzo 2021

RECENSIONE: NEIL YOUNG With CRAZY HORSE (Way Down In The Rust Bucket)

NEIL YOUNG With CRAZY HORSE 
Way Down In The Rust Bucket (Reprise Records, 2021) 


un altro anno del cavallo

Ragged Glory fu la sublimazione del suono dei CRAZY HORSE in studio ma anche l'entrata trionfale di NEIL YOUNG negli anni novanta. Talmente trionfale che dietro di sé si trovò una schiera di giovani musicisti pronti a seguirlo, ergendosi a totem di un'intera scena. "Finito l’album andammo in tour con i Sonic Youth e i Social Distortion. Era un gran cartellone, la gente vedeva un vero spettacolo. Era potente”. Ma prima del grande tour (uscirà il più granitico Weld a testimonianza) il 13 Novembre del 1990, Neil Young, Poncho Sampedro, Billy Talbot e Ralph Molina salirono sul palco del Catalyst a Santa Cruz per provare in anteprima quello spettacolo davanti a dei fan. Il locale ha una capienza da 800 posti, un posto piccolo e raccolto rispetto alle grandi arene del tour che seguirà. Forse la location perfetta per chi la perfezione non l'ha mai cercata. E la scaletta è completamente differente da quella di Weld, quasi fossero un pre e dopo guerra in Iraq, lì in mezzo pronta a scoppiare. L'inserimento di 'Blowin'in The Wind' sarà la testimonianza di tutto ciò. 
Una scaletta di tre ore che presenta in anteprima tutte le canzoni di Ragged Glory (ecco i nove minuti di 'Country Home' a fare da ariete), e pesca qualcosa dal passato tra cui due canzoni dal dimenticato Re-ac-tor ('Surfer Joe and Moe the Sleaze', il treno in corsa non sense di 'T-Bone'), una sempre ruspante 'Bite The Bullet' da American Stars 'N Bars , la vecchia 'Cinnamon Girl' (manca 'Cowgirl in the Sand' ma pare che le registrazioni non fossero il massimo, comunque presente nella versione con DVD), la sbilenca 'Roll Another Number (For the Road)' da Tonight's The Night, gli assalti frontali di 'Sedan Delivery' e 'F*! #in' Up' e la prima comparsa live della sempre amara 'Danger Bird', una delle sue grandi canzoni, sempre troppo intima e personale per essere data in pasto al pubblico. 
Inutile dire che i Crazy Horse si confermarono tanto sgraziati e sgangherati, in senso positivo, in questa occasione anche rilassati, quanto tra le più potenti e inossidabili garage band di sempre. "Suonano davvero aggressivi" dirà Young. 
Le canzoni si allungano a dismisura, si caricano di elettricità e feedback: "volevo di proposito suonare lunghi pezzi strumentali perché non sento più, negli altri dischi, l'improvvisazione. Non c'è più niente di spontaneo nei dischi che si fanno oggi…" lascerà detto Neil Young in una intervista a Rolling Stone all'epoca per l'uscita di Ragged Glory. 
E il trittico finale da 37 minuti formato da 'Like a Hurricane', 'Love and Only Love' e 'Cortez the Killer' è lì a testimoniare il tutto.








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