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venerdì 18 dicembre 2020

RECENSIONE: FRANZONI-ZAMBONI (La Signora Marron)

FRANZONI-ZAMBONI 
  La Signora Marron (Bluefemme Records, 2021)






Una serata estiva come tante, di sudore e aria condizionata, birra presto annacquata e schiamazzi dalla finestra, passata a sbirciare artisti bresciani su Youtube, circa due anni prima dell'uscita di questo disco: si fa strada con prepotenza un video registrato alcuni anni fa al Festival 4/quarti, storica kermesse musicale bresciana, una sorta di Woodstock cittadina che iniziava al mattino e proseguiva fino a notte fonda. Sul palco si alternavano senza interruzioni centinaia di artisti di Brescia e provincia: tra loro anche Marco Franzoni che in quella occasione eseguì una canzone dal titolo 'Gesù Tascabile'. Mi informo dove si possa trovare quel brano che mi ha particolarmente colpito. Mi dicono che quella, insieme ad altre decine di canzoni riposavano negli archivi dell'artista, cantautore e produttore. Mai uscite. Ma com'è possibile che una canzone così non abbia ancora una vita? Delle gambe che la portino lontano, più in là di un archivio di file e di un palco? Passa un anno e a sorpresa in pieno lockdown Covid19 un video casalingo, girato con pochi mezzi dalla coppia formata da Marco Franzoni e Manuele Zamboni, autori della canzone, fa la sua comparsa nei social. È 'La Signora Marron' preludio a qualcosa che stava finalmente prendendo forma. "Una raccolta di canzoni inseguita per vent'anni" dicono. "Vent'anni perché le parole suonassero, e un suono le traducesse ancora meglio. Scrivendo e riscrivendo, gettando o salvando, con niente da raccontare davvero se non un senso di non appartenenza. Niente da scacciare, nessun demone. Ci serviva solamente bere fino in fondo qualche altro bicchiere di troppo lasciando dietro un vuoto: a perdere". Questo disco suggella l’incontro artistico e un’amicizia che durano da circa vent’anni. Vent’anni di tante canzoni scritte insieme (qui si alternano alla voce e ai cori), tante finite nei loro precedenti dischi, nel progetto comune Noverose, in quelli solisti, tante accumulate, alcune finite, altre solo abbozzate. E a volte ci vogliono veramente delle forti spinte motivazionali per prendere finalmente delle decisioni importanti: riprendere in mano le idee e tramutarle in qualcosa di concreto. Il materiale è tanto, così come sembra esserlo il tempo da impiegare durante il forzato lockdown imposto dalla pandemia. Se una prima e forte spinta arriva dall’amico e concittadino Omar Pedrini che ogni volta che dalle casse dello studio Bluefemme StereoRec di Marco Franzoni salta fuori una loro canzone come me sembra chiedersi “cosa aspettate a fare uscire queste canzoni?”, la spinta decisiva sembra arrivare per puro caso in modo virtuale anche se ha un nome e un cognome: Jonathan Womble, batterista di Dallas, amico di Jay Bellerose, musicista con un buon curriculum e che ha Levon Helm come punto di riferimento. Uno scambio di file, affinità musicali, stima reciproca fanno il resto. Ecco che in una settimana alcune di quelle canzoni che riposavano da anni hanno iniziato a respirare aria nuova, a trasformarsi in qualcosa di concreto, da ascoltare, annusare, toccare, avviandosi in quella via che porta ai confini e che solo un americano poteva contribuire a dare. I loro “Basement Tapes” prendono forma. Ma non è così raro che pensando alla coppia Franzoni Zamboni davanti agli occhi mi si parino davanti il Bob Dylan quasi quarantenne del periodo Street Legal fermo davanti alle scale del suo studio e Townes Van Zandt affacciato alla finestra nel suo disco Flyin’ Shoes. Certo, potrebbero essere abbagli per troppa fantasia, scherzi fisiognomici ma questi due grandi artisti hanno avuto anche un peso nella crescita artistica di Marco Franzoni e Manuele Zamboni così come le sonorità di frontiera di un gruppo come i Calexico che la tromba e il basilare aiuto in produzione di Francesco Venturini hanno saputo evidenziare in modo netto, così come i tanti musicisti intervenuti (Matteo Crema, Beppe Facchetti, Filippo Pardini, Daniele Richiedei, Cecilia Paganini, Claudia Ferretti, Glenn Stromberg o chi per lui). Tutte sfumature americane che sanno di terra di confine ma che inevitabilmente sconfinano nella scrittura dei testi, rigorosamente in italiano, legati al classico cantautorato, quello dove le parole contano ancora e vengono cesellate con cura e metrica studiata. Se in ‘Controluce’ “avevamo in testa Piero Ciampi. La sua non forma canzone. La sua rabbia. Parole delle quali vergognarsi. Fino a dimenticarle”, inusuale e coraggiosa è la scelta di rifare ‘Vincenzina E La Fabbrica’ di Enzo Jannaccci, canzone dal testo tanto semplice ma dalla potenza inaudita, ai tempi di Romanzo Popolare di Mario Monicelli e ancora oggi, qui riproposta come se gli amati Calexico avessero preso la metropolitana in fermata Duomo con destinazione Sesto Marelli. Non è un concept album ma c’è un sottile filo conduttore che lega i suoni più moderni di ‘Ti Aspettavo’ (con Tommaso Parmigiani e Francesco Zovadelli alle chitarre, due membri della band Koffey’s Afka) alla veglia funebre della Fanfara Dei Cugini Di Montagna che accompagna il finale di ‘Gesù Tascabile’. A voi scoprirlo. Il trascorrere del tempo, i rimpianti, le nostalgie, le ferite, vecchi e nuovi amori, la quotidianità con la sua noia e le tante incertezze, i vecchi ricordi quando ancora li si poteva appendere alla data di una partita di calcio sono passati attraverso quello scarico di lavandino lì in copertina. Tanta vita è passata in mezzo ma in superfice qualcosa ti rimane sempre addosso. 

Manuele Zamboni, cantautore con all'attivo tre lavori da solista: Flyin' shoes (2006), Povero Ragazzo Blues (2009), Nessuna Attenuante Per Un Figlio Di Puttana (2012). Dal 2002 al 2007, è stato bassista e co-autore di alcuni brani della band Noverose, capitanata dal musicista e produttore Marco Franzoni. Nel 2015 ha partecipato in veste dico-autore, alla realizzazione del disco Piccoli Momenti Di Caos del chitarrista/cantante Matteo Mantovani. 

Marco Franzoni, cantautore, musicista, produttore e proprietario degli studi Bluefemme Stereorec di Brescia. Muove i primi passi come fonico di studio/live per Micevice e Hugo Race, ricoprendo anche il ruolo di bassista e chitarrista. Nel 2002 forma con il cantautore Manuele Zamboni i Noverose, dando alle stampe nel 2005 una raccolta di brani dal titolo “03/04 cpl”. Parallelamente all'attività di fonico, entra a far parte come polistrumentista di band tra cui Le Man Avec Les Lunettes, The Union Freego e Claudia Is On The Sofa. Nel 2014, registra e co-produce l'album di Omar Pedrini Che Ci Vado A Fare a Londra, mentre nel 2017 inizia una stretta collaborazione con il duo alternative-blues Superdownhome in qualità di produttore e fonico. 

 









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