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venerdì 4 settembre 2020

RECENSIONE: ROSE CITY BAND (Summerlong)

ROSE CITY BAND
  Summerlong (Thrill Jockey, 2020) 





l'estate sta finendo
I Rose City Band nascono come puro divertimento, senza pretese, per riempire le pigre, a tratti noiose, serate infrasettimanali giù al locale sottocasa, ma con questa seconda uscita dal titolo Summerlong (ecco il disco colonna sonora per questa strana e folle estate) il progetto di Ripley Johnson, conosciuto per i suoi Moon Duo e i Wooden Shjips, rischia di diventare una cosa seria e compiuta, andando a tappare la fame di tutti gli orfani della scena country rock psichedelica che ha colorato la seconda metà degli anni sessanta. "Musica della mia giovinezza che è sempre stata con me e ha avuto un'enorme influenza su di me, su come penso alla musica" dice Johnson. 
Possiamo ascoltare gli originali, oppure mettere su questo sunto dei nostri giorni che sa di devoto omaggio ma che riesce a ritagliarsi anche un buon spazio di originalità, cosa rara quando si è di fronte a un periodo musicale irripetibile e non replicabile come quello. Echi di Grateful Dead (periodo American Beauty), Quicksilver Messenger, Byrds, Velvet Underground, CCR, The Band continuano a benedire queste otto canzoni per un viaggio della giusta durata di quaranta minuti che sa di gioiosa libertà creativa, dove il country imbastito di lap steel si espande nell'infinito cosmo di trame chitarristiche e linee melodiche tessute dalla fantasia compositiva di Johnson. Bastano pochi minuti per ritrovarsi a guidare nel paesaggio di copertina illuminati dalla 'Morning Light' e con una montagna davanti che ci pare la più dolce e sinuosa delle colline da accarezzare...Sveglia! Il lavoro vi aspetta!




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