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martedì 22 ottobre 2019

RECENSIONE: JIMMY "DUCK" HOLMES (Cypress Grove)

JIMMY "DUCK " HOLMES  Cypress Grove (Easy Eye Sound, 2019)





una nuova vetrina sul vecchio juke joint
In anni dove spesso le canzoni possono essere sempre più equiparate a un fazzoletto usa e getta, tanto necessario sul momento quanto inutile dopo pochi minuti, ben venga un disco come questo con dietro una storia che ha il germoglio delle sue radici all' inizio degli anni venti del secolo scorso e i suoi frutti da raccogliere ancora qui, oggi. Nel presente. Un disco che assomiglia a quei vecchi fazzoletti di stoffa, indistruttibili: una volta sporchi, li lavi, li asciughi e li usi nuovamente. Ti durano una vita.
Bentonia è una piccola cittadina rurale del Mississippi dove il blues è di casa e tramandato di generazione in generazione tanto da diventare uno stile unico e riconoscibile che ha nei bluesmen Skip James (tre le sue canzoni rilette) e Jack Owens i suoi principali esponenti nella storia. Un blues ipnotico, circolare, ossessivo, terroso, scuro, seducente che evoca la morte, il diavolo, la dura vita e i tempi sempre troppo difficili.
A Bentonia, ancora oggi, esiste il Blue Front Cafe, il juke joint più vecchio d'America portato avanti da Jimmy "Duck" Holmes e aperto nel lontano 1948 dai suoi genitori (che fondarono anche il Bentonia Blues Festival). Jimmy Duck Holmes è uno degli ultimi veri esponenti di un suono in cerca di nuovi adepti che ne portino avanti la tradizione.
Jimmy "Duck" Holmes oggi ha 72 anni ma ha iniziato a incidere dischi solamente dalla seconda metà degli anni 2000 in età avanzata, incrementando la sua popolarità disco dopo disco (l'ultimo fu It Is What It Is del 2016), nonostante la sua esperienza l'abbia costruita giorno dopo giorno fin dalla tenera età. Quando può, ora che il suo nome ha iniziato a girare fuori da Bentenoia, si presenta ancora al juke joint con la sua chitarra, quella con quel suono originale e accordatura riconoscibile e lo si può ancora ascoltare fuori dalla barrel house a tarda sera, magari immaginando di essere vecchi avventori con del moonshine dentro al bicchiere. Il suono dei maestri deve essere insegnato.
Dan Auerbach (Black Keys) da alcuni anni si è impegnato nella valorizzazione della vecchia musica della tradizione: dopo aver riportato allo splendore un artista come Robert Finley, lanciato la carriera di Yola, collaborato con John Prine, prende per mano il vecchio Jimmy Duck Holmes, lo trasporta nei suoi studi a Nashville e lo porta a fare un giro nella contemporaneità in modo discreto preservandone gli antichi valori ma arricchendone il suono di sfumature strumentali con la speranza di allargare la sua fama ancora di più: una manciata di vecchie canzoni della tradizione del Bentonia Blues ('Hard Times' condotta in solitaria da Jimmy, Duck, 'Cypress Grove', 'Devil Got My Woman' di Skip James) alcuni traditional blues ('Catfish Blues' di Robert Petway, 'Goin Away Baby' di Jimmy Rogers, 'Little Red Rooster' di Willie Dixon con il sassofono ospite di Leon Michels, 'Train Train' di Jesse Mae Henphill) e una manciata di sue composizioni ( 'Two Women', 'All Night Long', 'Gonna Get Old Somebody'). Ad accompagnarlo un tris di grandi musicisti messi a disposizione da Auerbach: Sam Bacco alla percussioni, Eric Deaton al basso, la incredibile chitarra di Marcus King che piazza assoli in un paio di canzoni ('Rock Me' e 'All Night Long') e Auerbach stesso.
Il blues di Bentonia è pronto e servito per fare nuove conquiste. Ascoltare per credere.






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