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mercoledì 30 ottobre 2019

DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA # 79: JOHN MELLENCAMP (Human Wheels)

JOHN MELLENCAMP  Human Wheels (1993)





HUMAN WHEELS esce nel 1993 a due anni dal precedente Whenever We Wanted che fu un disco grezzo e genuino dal carattere decisamente rock e chitarre in stile Stones, in mezzo il fiasco del suo film Falling From Grace dalla comunque buona soundtrack. Durante le registrazioni di Human Wheels le cose virano immediatamente verso il peggio: il tastierista John Cascella muore lasciando comunque qualche traccia di sé nelle canzoni, a lui sarà dedicato il disco, il bassista Toby Myers abbandona la nave all’ultimo per motivi di salute e lo stesso Mellencamp non sembra godere di ottima salute. Quello che esce oltre ad essere uno dei suoi dischi più cupi a livello di testi è però anche uno dei più coraggiosi e completi musicalmente con una band che ha in Kenny Aronoff il metronomo perfetto, in David Grissom (già con Joe Ely) e Mike Wanchic le chitarre che sanno accarezzare più che affondare (la più rock del lotto rimane ‘What If I Came Knocking’) e in Lisa Germano il jolly dalle sfumature roots. Suoni puliti e ricercati per merito dell’aiuto in produzione di Malcolm Burn.
Un disco urbano che affonda nel sociale e in parte influenzato dal soul: il viaggio notturno nelle periferie dell’apertura ’When Jesus Left Birmingham’ è un gospel che Mellencamp dirà ispirato a Sly and the Family Stone "ho scritto When Jesus Left Birmingham ad Amsterdam nel 1992 dopo essere tornato alle 2 del mattino da un concerto che avevamo fatto a L'Aia . All'hotel, sembravano Sodoma e Gomorra , con dozzine di uomini d'affari ben vestiti in giro per l'area che raccoglievano prostitute e si scatenavano. Ho pensato: c'è qualcosa che non va qui", così come ‘French Shoes’.
Mentre ‘Sweet Evening Breeze’ percorre amaramente le terre del sud dalle parti di Atlanta, Georgia. Una delle migliori. Non è uno dei suoi dischi più immediati in carriera, tra accenni al recente passato riconducibile a The Lonesome Jubilee come ‘Beige To Beige’, ‘Suzanne and the Jewels’ o nella finale ‘To The River’ sembra camminare senza paura nelll’attualità del presente di quei primi anni novanta, raccontando le crude storie degli ultimi come quella della coppia Tony e Alice Jones che si sviluppa nel loro piccolo appartamento a Dallas.
Poi ti piazza un rock perfetto dall’irresistibile e azzeccata melodia come ‘Human Wheels’, una di quelle canzoni che non stancano mai e metteresti su all’infinito. Un classico istantaneo. L’album lo snobbai all’epoca ma ha recuperato molte posizioni con il tempo. Chissà forse è quello che succederà a MR. HAPPY GO LUCKY. Avanti il prossimo.



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