RORY GALLAGHER Blues (Chess, Universal, Box set 3 CD, 2019)
working blues hero
"Rory poteva fare qualsiasi cosa con una chitarra ma non sarebbe stato in grado di friggere un uovo. La musica era tutto per lui. Quando era ancora un bambino prese una chitarra in mano e, da quel momento, niente altro lo interessò allo stesso modo. Si esercitava in camera sua dalla mattina alla sera. Anche da adulto continuò ad avere un'unica nec...essità: suonare. Per lui era semplicemente impossibile instaurare delle relazioni affettive o sentimentali. Gli avrebbero fatto bene, ma non voleva sapere, temeva diventassero zavorre. Detestava stare a riposo: preferiva essere costantemente on the road" così qualche anno fa il fratello Donal, che cura personalmente gli archivi, cercò di dipingere un ritratto più veritiero possibile di quell'uomo, solitario, perennemente in jeans e camicia con una chitarra sempre in mano.
Quando si va a spulciare negli archivi di illustri defunti c'è sempre il rischio di arrivare a raschiare il fondo del barile. E rischiare il flop. Quest'anno non è successo nulla di tutto ciò con le canzoni che la moglie Christine ha scelto per il marito J. J. Cale nella raccolta postuma Stay Around e a ben sentire sembra che anche per Rory Gallagher sia stato fatto un lavoro con i fiocchi, nel totale rispetto della sua carriera e della sua persona principalmente: un artista sempre coerente con sé stesso che non ha mai ceduto a facili lusinghe o scelto scorciatoie che lo portassero al facile successo. Ha sempre sudato duro per ottenere quello che voleva. Comunque mai abbastanza. Non ha mai sbagliato un disco cercando cose non sue.
Gallagher non amava le prime pagine, era un uomo di sostanza che preferiva le assi di un palco e credo che da quest'opera lo si possa capire al volo. Assenti tanti suoi successi (se così possiamo chiamarli) e posto per tante canzoni mai sentite prima o di difficile reperibilità.
Anche se qui l'ascolto sarà più lungo e impegnativo del solito. Abbondanti, i tre dischi presentano in totale 36 canzoni quasi completamente inedite che coprono l'intera carriera solista, dal 1971 al 1994 (il disco esce esattamente 50 anni dopo l'avvio della sua carriera solista: 31 Maggio 1969), suddivise in tre categorie ben distinte: brani elettrici, brani acustici e registrazioni live, già, il palco, il suo vero habitat naturale: "preferisco suonare nei club, per me il calore della gente è importante".
Questo per fare ordine ed esaltare, se ce ne fosse ancora bisogno, la bravura dell'artista irlandese di Cork, bravura che fa da collante ideale alla diversa natura dei tre dischi, corredati da un esaustivo libretto con le note di Jas Obrecht. Outtake dai suoi album di studio (Blueprint, Tattoo, Deuce, Against The Grain, Jinx), registrazioni da canali radio (tra cui spicca una stupenda versione di 'A Million Miles Away', in origine su Tattoo, registrata da una session radiofonica della BBC 1 nel 1973), cover e omaggi (a Peter Green), collaborazioni in dischi di illustri stelle del blues (Muddy Waters da Live in London 1971, Albert King, 'Born Under A Bad Sign' live con Jack Bruce al Rockpalast show tedesco), una brevissima intervista finale.
C'è abbastanza roba per far contenti tutti: fan devoti da sempre e anche chi si fosse avvicinato a Gallagher per la prima volta, un buono spunto per andare indietro nel tempo e ripercorrere l'intera carriera di un operaio del rock blues che ha vissuto perennemente con la sua Fender attaccata all'amplificatore. Un purista, con il tempo diventato sempre più meticoloso e perfezionista, uno che non voleva essere la copia di nessuno ma solo "me stesso" .
"Sono un chitarrista per il popolo" amava ripetere.
Prendiamone tutti.
working blues hero
"Rory poteva fare qualsiasi cosa con una chitarra ma non sarebbe stato in grado di friggere un uovo. La musica era tutto per lui. Quando era ancora un bambino prese una chitarra in mano e, da quel momento, niente altro lo interessò allo stesso modo. Si esercitava in camera sua dalla mattina alla sera. Anche da adulto continuò ad avere un'unica nec...essità: suonare. Per lui era semplicemente impossibile instaurare delle relazioni affettive o sentimentali. Gli avrebbero fatto bene, ma non voleva sapere, temeva diventassero zavorre. Detestava stare a riposo: preferiva essere costantemente on the road" così qualche anno fa il fratello Donal, che cura personalmente gli archivi, cercò di dipingere un ritratto più veritiero possibile di quell'uomo, solitario, perennemente in jeans e camicia con una chitarra sempre in mano.
Quando si va a spulciare negli archivi di illustri defunti c'è sempre il rischio di arrivare a raschiare il fondo del barile. E rischiare il flop. Quest'anno non è successo nulla di tutto ciò con le canzoni che la moglie Christine ha scelto per il marito J. J. Cale nella raccolta postuma Stay Around e a ben sentire sembra che anche per Rory Gallagher sia stato fatto un lavoro con i fiocchi, nel totale rispetto della sua carriera e della sua persona principalmente: un artista sempre coerente con sé stesso che non ha mai ceduto a facili lusinghe o scelto scorciatoie che lo portassero al facile successo. Ha sempre sudato duro per ottenere quello che voleva. Comunque mai abbastanza. Non ha mai sbagliato un disco cercando cose non sue.
Gallagher non amava le prime pagine, era un uomo di sostanza che preferiva le assi di un palco e credo che da quest'opera lo si possa capire al volo. Assenti tanti suoi successi (se così possiamo chiamarli) e posto per tante canzoni mai sentite prima o di difficile reperibilità.
Anche se qui l'ascolto sarà più lungo e impegnativo del solito. Abbondanti, i tre dischi presentano in totale 36 canzoni quasi completamente inedite che coprono l'intera carriera solista, dal 1971 al 1994 (il disco esce esattamente 50 anni dopo l'avvio della sua carriera solista: 31 Maggio 1969), suddivise in tre categorie ben distinte: brani elettrici, brani acustici e registrazioni live, già, il palco, il suo vero habitat naturale: "preferisco suonare nei club, per me il calore della gente è importante".
Questo per fare ordine ed esaltare, se ce ne fosse ancora bisogno, la bravura dell'artista irlandese di Cork, bravura che fa da collante ideale alla diversa natura dei tre dischi, corredati da un esaustivo libretto con le note di Jas Obrecht. Outtake dai suoi album di studio (Blueprint, Tattoo, Deuce, Against The Grain, Jinx), registrazioni da canali radio (tra cui spicca una stupenda versione di 'A Million Miles Away', in origine su Tattoo, registrata da una session radiofonica della BBC 1 nel 1973), cover e omaggi (a Peter Green), collaborazioni in dischi di illustri stelle del blues (Muddy Waters da Live in London 1971, Albert King, 'Born Under A Bad Sign' live con Jack Bruce al Rockpalast show tedesco), una brevissima intervista finale.
C'è abbastanza roba per far contenti tutti: fan devoti da sempre e anche chi si fosse avvicinato a Gallagher per la prima volta, un buono spunto per andare indietro nel tempo e ripercorrere l'intera carriera di un operaio del rock blues che ha vissuto perennemente con la sua Fender attaccata all'amplificatore. Un purista, con il tempo diventato sempre più meticoloso e perfezionista, uno che non voleva essere la copia di nessuno ma solo "me stesso" .
"Sono un chitarrista per il popolo" amava ripetere.
Prendiamone tutti.
RECENSIONE: STRAY CATS-40 (2019)
RECENSIONE: SUPERDOWNHOME- Get My Demons Straight (2019)
RECENSIONE: J.J. CALE- Stay Around (2019)
un lavoro direi eccellente e un grande chitarrista,personale mai copia di nessun
RispondiEliminao peccato che molti non conoscono questo ragazzo irlandese.Viva rory