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giovedì 3 gennaio 2019

RECENSIONE: DAN BAIRD & HOMEMADE SIN (Screamer)

DAN BAIRD & HOMEMADE SIN-Screamer (2018)



Più forte di prima
Uno dei migliori dischi di puro rock dell’anno è nato, con il rischio non vedere mai la luce, in un momento poco felice per il suo autore. SCREAMER è stato scritto da Dan Baird mentre era in cura per una forma di leucemia. Un riposo forzato che lo ha tenuto lontano dai palchi mentre il suo gruppo, gli HOMEMADE SIN portava a termine gli impegni presi con un altro cantante, il produttore Joe Blanton. Tempo utile per curarsi al meglio ma anche per ripensare al passato, agli amori e alle amicizie con un tocco di nostalgia ma con tanto ottimismo che finirà nei testi delle canzoni nate in quei giorni, canzoni che guadagnano il tiro rock’n’roll dei vecchi tempi, arrivando a toccare spesso e volentieri il periodo dei Georgia Satellites, di quei giorni bagnati dallo spirito del sud, dalle chitarre degli Stones e dei Faces. Accantonato il primordiale e ironico titolo Where Were We Before We Were So Rudely Interrupted, una volta guarita la malattia, Baird, oggi 65 anni, si è chiuso in studio con il batterista Mauro Magellan (fedele fin dai Georgia Satellites) , il nuovo bassista Sean Savacool e il chitarrista Warner E Hodges (Jason And The Scorchers) e ha messo su disco quelle idee: dodici canzoni, 50 minuti di puro rock chitarristico.
 “Warner e Mauro hanno preso Joe Blanton, il nostro amico e produttore come vocalist e chitarrista per gli Homemade Sin (non avrei dato la mia benedizione a nessun altro se non a lui). Il nostro vecchio bassista, Micke Björk, è stato messo in prigione. Roba di famiglia, cose serie, quindi abbiamo dovuto prendere un nuovo ragazzo al basso”. Tra la tirata ‘What Can I Say To Help’, il boogie di ‘Everlovin Mind’, i sapori southern di ‘You’re Going Down’, la solidità di ‘Charmed Life’, il veloce rockabilly di ‘Mister And Ma’am’, e la finale ‘Good Problem To Have’ cara ai vecchi Ac Dc, c’è anche il tempo per piacevoli e ariose ballate elettriche come ‘Adiliyda’ scritta insieme al cantautore Will Hoge, ‘Something Better’, e il country rock di ‘Up In The Kitchen’ che pare illuminato dalla stella luminosa di Tom Petty. Un rock che non troverà mai morte, perfetta sintesi tra chitarre elettriche e melodia.



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