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lunedì 11 giugno 2018

RECENSIONE: XAVIER RUDD (Storm Boy)

XAVIER RUDD   Storm Boy (Nettwerk, 2018)



 Xavier Rudd vide il suo primo concerto a dieci anni d'età. Fu Paul Simon durante il tour del meraviglioso Graceland. Rimase folgorato. Come dargli torto? Non vi è dubbio che il piccolo cantautore di New York fu più che un faro guida per l'inizio della sua carriera. L'australiano ha però avuto un grande vantaggio/fortuna: quello di vivere la music...a etnica e la natura incontaminata da un posto privilegiato rispetto a chi è costretto ad andare a cercare il tutto fuori da casa propria ( agli americani Jack Johnson e Ben Harper ad esempio-grandi amici e appassionati di surf come lui- a cui spesso è associato, manca questo retroterra sociale/culturale più estremo e selvaggio). Cresciuto a piedi scalzi tra la sabbia delle spiagge del Torquay (angolo suggestivo per tutti i surfisti), ma anche tra gli alberi delle foreste e a strettissimo contatto con le popolazione aborigene dell'Australia di cui è estremo difensore (lui nato da padre aborigeno e mamma europea) che ne hanno segnato fortemente la scrittura, sviluppando oltre ad un fortissimo legame con la natura (salutista e vegetariano, difensore dell’ambiente), anche un grande amore per i tantissimi ed inusuali strumenti tradizionali. “La musica è la mia chiesa, la cultura aborigena la mia religione “ dice. Bellissimo vederlo all'opera da solo durante i suoi live-set circondato e sovrastato dagli strumenti. One man band eccezionale.Con questo nuovo STORM BOY, nono disco in carriera, riprende il discorso lasciato in sospeso con Spirit Bird uscito nel 2012. In mezzo ci fu Nanna (2015) la parentesi fortemente influenzata dal reggae, un disco di squadra con The United National come lo fu il più riuscito Koonyum Sun uscito nel 2010. Ritorna quindi a predominare l’anima più ottimista e profonda ben rappresentata dal singolo ‘Walk Away’, un piccolo inno che vuole invogliare a lasciare le vecchie strade alla ricerca del nuovo. Tutto quello che c’era già in ‘Follow The Sun’ , il suo più grande successo commerciale. Sì, insomma non cercate troppe novità qui dentro: ottimismo, amore incondizionato per la vita, forte spiritualità e natura incontaminata a palate, e una produzione, purtroppo, pulita pulita, opera di Chris Bond e Tim Palner. Tra folk leggeri come l’aria fresca del mattino (‘Storm Boy’, ‘Before I Go’), semplici chitarra e armonica (‘True To Yourself’, ‘Times Like These’) qualche fuga elettrica su un tappeto reggae, solo due in verità (‘Keep It Simple’, ‘Feet In The Ground’), un occhio al folk melodico più moderno che cattura sempre le ultime generazioni (‘Honeymoon Bay’) e canzoni più complesse, strutturate ma sempre leggere e ariose (‘True Love’), il disco scorre pigro e rilassato (a volte fin troppo) come la migliore, o la peggiore dipende dai punti di vista, giornata estiva sotto il caldo sole. Meglio se in una spiaggia deserta o in alta montagna. Il consiglio rimane sempre quello di non perderlo dal vivo, se vi manca, almeno una volta va visto.





RECENSIONE/REPORTAGE Live: XAVIER RUDD live@CARROPONTE Sesto San Giovanni (MI) 20 Luglio 2012



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