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mercoledì 5 luglio 2017

DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA # 37 : CAPTAIN BEYOND (Captain Beyond)

 
CAPTAIN BEYOND   Captain Beyond (Capricorn Records, 1972)





Potessi riscrivere la storia del rock, o almeno una piccola parte, darei al debutto dei CAPTAIN BEYOND un posto meritevole, lì tra i grandi dischi hard rock (o semplicemente rock) più influenti e da ricordare degli anni settanta. Copertina compresa. I Captain Beyond prendono forma all’indomani dall’uscita di METAMORPHOSIS, quarto album in studio degli IRON BUTTERFLY, un disco diverso e importante per i cambiamenti in formazione e per le nuove strade imboccate, ma come tutta la discografia della band di San Diego schiacciato sotto l’imponenza di un brano monstre come ‘In-A-Gadda-Da-Vida’, uscito qualche anno prima, in grado di diventare un tutt’uno con la band e mangiarsi tutto il resto. Il consolidamento della formazione con due nuovi chitarristi al posto del dimissionario Eric Braunn, paradossalmente, porterà il bassista Lee Dorman e il chitarrista Rhino Rheinhart a cementare la loro intesa fuori dal gruppo madre, dando sfogo alle loro intuizioni musicali con questa nuova e indefinibile creatura. Si uniranno il batterista Bobby Caldwell, che ricordiamo negli And di Johnny Winter e il cantante Rod Evans, in cerca di riscatto negli States dopo i primi dischi registrati come voce dei Deep Purple e la successiva cacciata. La musica dei Captain Beyond è difficilmente etichettabile: una miscela magica di riff hard rock, planate nello space rock, progressioni strumentali, intermezzi acustici e arpeggiati, funanbolismi psichedelici. Un monolite di 35 minuti che se non fosse diviso in 13 tracce che si inseguono con continui rimandi in un gioco di suadente complessità, potrebbe essere preso come un blocco unico e andrebbe bene ugualmente. La chitarra di Rhino ama dividersi tra Jimi Hendrix,. Santana e Tony Iommi, la batteria e le percussioni di Coldwell sono fantasiose e mai banali, il basso di Dorman batte forte, mentre la voce di Evans declama testi che spesso si perdono tra le galassie. Complicato citare le canzoni, visto l’unitarietà del disco, per cui ne scelgo una per tutte da esempio: la sfacettata e multicolore ‘Thousand Days Of Yesterdays’. Creativa, eterea, visionaria, potente, raffinata e sognante, la musica dei Captain Beyond lascia sempre il segno. Senza tempo. Uscito per la Capricorn e dedicato a Duane Allman scomparso da poco ( fu lui a farli firmare per la prestigiosa etichetta che però, bisogna dirla tutta, non li sostenne mai a dovere), in verità il disco ha poco da spartire con il southern rock, candidandosi, invece, a diventare un punto fermo per la generazione stoner californiana, gravitante intorno ai deserti di Palm Springs a cavallo tra gli anni ottanta e i novanta.


 
 

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