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martedì 7 marzo 2017

It's Just Another Town Along The Road, tappa 3: PAOLO AMBROSIONI & THE BI-FOLKERS (Hangin' On A Wire)

PAOLO AMBROSIONI & THE BI-FOLKERS  Hangin' On A Wire (2016)

Questa terza tappa del mio viaggio tra l'Italia musicale con l'accento internazionale si ferma a Torino. Con un po' di fortuna, girando per i locali cittadini che hanno il coraggio di non mettere tribute band in cartellone, potrete imbattervi in Paolo Ambrosioni e i suoi Bi-Folkers: ossia Davide Trombini alle chitarre e mandolino e Roberto Necco alle chitarre e banjo. Già dalla formazione (a cui si aggiungono comunque tanti ospiti tra cui Renato Tammi e Thomas Guiducci nella finale Folk'N' Roll) si può capire a cosa va incontro la musica di Ambrosioni: un country folk ragionato, intimo, introspettivo, mai sopra le righe, dominato da strumenti a corda, dove si mette in mostra la buona
capacità di cucire i vecchi songwriters americani, l'old time roots con la nuova ondata di bluegrass band provenienti dagli Stati Uniti. Con un po' di attenzione però, leggendo tra le righe dei testi, c'è un aspetto che salta subito in primo piano, rendendo HANGIN' ON A WIRE, il secondo disco dopo NO PLACE TO HIDE uscito nel 2014, unico e interessante: il vissuto del suo autore. Non c'è finzione tra i solchi di queste dieci canzoni, niente viene raccontato per sentito dire, non c'è lo scopiazzamento di prose altrui o lo scimmiottamento di qualche idolo a stelle e strisce: sia quando prende spunto dal suo lavoro di assistente sociale in  Social Worker Blues, quando denuncia vigliacchi soprusi (Nothing Will Change), quando mette in musica esperienze personali legate alla musica (Share The Same), quando apre il cuore a situazioni più intime e private come l'omaggio al piccolo figlio in Shine, ma più in generale, come suggerisce il titolo dell'album, nelle sue canzoni riesce a dare voce alle persone deboli e indifese, tutte quelle che vivono nell'ombra con l'esistenza appesa ad un sottilissimo filo a cui basta veramente poco per spezzarsi senza ritorno. E per chi ha fatto anche solo un anno di servizio civile come me, queste canzoni sono indispensabili e un chiaro segno di rinnovata fiducia verso la razza umana. It's a brand new light.



In viaggio con Paolo Ambrosioni

1)I km nel tuo disco. IL viaggio ha influenzato le tue canzoni?
Viaggiare è una delle mie più grandi passioni, ho avuto la fortuna e la possibilità di viaggiare molto, un po’ meno da quando è nato mio figlio, ma cercheremo di recuperare. Le canzoni del disco risentono in parte della mia attività lavorativa di assistente sociale ove ho cercato di dare voce a persone con le loro storie ma anche di situazioni/ricordi legate a dei viaggi, per cui direi sì, il viaggio ha in parte contribuito nella fase di scrittura dei pezzi. Credo comunque che, oltre al viaggio in sé, una delle parti più belle sia la fase di “preparazione” del viaggio stesso e scrivendo canzoni si viaggia con la mente e con la fantasia, si immaginano e scrivono storie
2)Tour. Aspetti positivi e negativi del viaggiare per concerti in Italia. Dove torni spesso e volentieri?
Al momento abbiamo suonato prevalentemente nel nord-ovest tra Piemonte, Liguria e Lombardia con qualche puntata in Romagna (Glory Days in Rimini). Speriamo di poter espandere il nostro “territorio” nel prossimo futuro. Gli aspetti positivi sono legati anche semplicemente al fatto stesso di poter viaggiare, vedere posti nuovi ed incontrare altre persone (per me la musica è comunione e condivisione, di emozioni e di buone vibrazioni), riuscire a presentare le mie canzoni ad un numero sempre maggiore di ascoltatori. Capita spesso di suonare fuori Torino in locali pieni o quasi e di percepire l'attenzione e l'ascolto della nostra musica. E' molto emozionante e gratificante ma anche responsabilizzante, nel senso positivo del termine. Gli aspetti negativi sono più relativi alla fatica logistica, di tempo, di conciliare i lavori (e le relative famiglie) di ognuno con la musica, di suonare in posti dove c’è poca accoglienza, pochissima attrezzatura o dove si aspettano che la promozione la faccia solo il musicista che deve portare gente. Questo capita più nella città dove vivo, Torino, che fuori. Ci piace tornare quindi nei posti dove c’è una buona accoglienza umana e rispettosa, dove c'è calore, ove il pubblico è abituato ad una programmazione musicale di un certo tipo e dove possano esibirsi artisti con una propria proposta musicale e non esclusivamente tributi; dove il cachet, sebbene magari ridotto, viene regolarmente versato, segno di rispetto e chiarezza
3) Radici o vagabondaggio. Cosa ha prevalso nella tua vita?
Nato a Milano, cresciuto a Torino, origine maremmane. Vivo da 30 anni a Torino per cui mi piace avere radici ma con la possibilità di poter un po’ vagabondare.
4) Viaggio nel tempo. Passato: per chi o per quale tour avresti voluto aprire come spalla? Futuro: come ti vedi tra vent’anni?
Un qualsiasi concerto di Bruce Springsteen & The E Street Band negli anni ’70, per poter poi esserci a sentire il concerto loro. Avrei voluto assistere a qualsiasi concerto nel Mississippi negli anni '20 o '30 del secolo scorso. Tutto ha avuto origine da lì alla fine. Tra vent’anni avrò 64 anni e spero di non essere così lontano dalla pensione (facciamo finta di crederci…) per poter avere più tempo a disposizione da dedicare alla musica. Tra vent’anni spero di essere capace a suonare meglio la chitarra e magari riuscire ad accompagnarmi in qualche pezzo al piano.
5)La canzone da viaggio che non manca mai durante i tuoi spostamenti.
This Hard Land - Bruce Springsteen, Wagon Wheel - Old Crow Medicine Show




IT'S JUST ANOTHER TOWN ALONG THE ROAD tappa 1: GENERAL STRATOCUSTER AND THE MARSHALS/HERNAN:DEZ & SAMPEDRO
tappa2: LUCA MILANI

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