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martedì 7 febbraio 2017

DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA # 28: JUNKYARD (Junkyard)

JUNKYARD   Junkyard (1989)





Il grunge doveva ancora esplodere e per gruppi come i Junkyard la strada era ancora lunga e libera. Così sembrava. Nati a Los Angeles ma dall’incontro di due texani, il cantante David Roach e il chitarrista Chris Gates (ex Big Boys), il debutto, prodotto da Tom Werman (Cheap Trick, Ted Nugent, Motley Crue, Molly Hatchet) arriva con forza grazie alla firma con la Geffen Records che nello stesso periodo mise sotto contratto anche i Guns N' Roses, con più fortuna commerciale. I Junkyard non hanno le canzoni di Axl Rose e soci (anche se il singolo ’Hollywood’ potrebbe essere la loro ‘Welcome To The Jungle’) ma possono guardare tutti dall’alto in basso grazie ad un’attitudine rock’n’roll giusta che non si piega a nessun compromesso musicale ed estetico: hard rock, sleaze, southern blues (‘Texas’ parla chiaro in puro ZZ Top style) e punk nati e vissuti pericolosamente sulla strada. “Non siamo di quei gruppi che pensano a produrre roba buona solo per andare sul mercato e per fare soldi. Ci viene da dentro, ti viene spontaneo e hai bisogno di fare musica come di mangiare e bere”. Raccontò David Roach all'epoca. La prima traccia, l’alcolica ‘Blooze’, viaggia veloce e selvaggia sulle coordinate dettate dal chitarrista Brian Baker, un ex di lusso con il passato nel punk (Minor Threat e Dag Nasty) e il futuro pure (Bad Religion). David Roach è un cantante spigoloso con l’ugola che graffia sia nel boogie rock’n’roll ‘Hot Rod’ che nella veloce ‘Life sentence’ dal riff spaccaossa. Da menzionare gli ospiti di tutto riguardo: EarlSlick, chitarrista di David Bowie che lascia le sue impronte slide nella southern ballad ‘Simple Man’ (non quella dei Lynyrd Skyrd ma la strada è la stessa) e nel blues ‘Long way Home’, Al Kooper al pianoforte e Hammond nella finale ‘Hands Off’ e Duane Roland dei Molly Hatchet in ‘Shot In The Dark’. Dopo questo debutto seguiranno tour importanti con Dangerous Toys e gli allora sconosciuti Black Crowes che apriranno per loro, e un secondo, meglio prodotto e più maturo disco SIXES, SEVENS AND NINES (1991) in cui compare pure Steve Earle. Poi…poi i tempi cambieranno veramente e il terzo disco in preparazione non vedrà mai la luce. I Junkyard si riformeranno negli anni 2000 per arrivare fino ai nostri giorni.





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