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lunedì 21 novembre 2016

DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA # 24: BADLANDS (Voodoo Highway)

BADLANDS  Voodoo Highway (Atlantic records, 1991)






Unite due prime donne di talento: l’axe hero Jake E.Lee, appena scaricato senza motivi dalla band di Ozzy Osbourne dopo aver registrato due dischi come BARK AT THE MOON e THE ULTIMATE SIN e Ray Gillen, un cantante dal timbro “plantiano” e avrete grande musica hard blues e tanti screzi nelle pagine finali del breve romanzo. Il secondo disco dei Badlands (nel 1999 ne uscì un terzo, postumo: DUSK), può essere annoverato come uno dei più fulgidi esempi di southern hard blues degli anni novanta, da tenere vicino alle migliori uscite del genere di quel periodo: Pride And Glory, Mother Station, Black Crowes, Gov’t Mule, Cry Of Love, Brother Cane, The Screamin’ Cheetah Wheelie. Pur durando il giro di un orologio, i BADLANDS riuscirono a piazzare due dischi di grande fattura. Uscito nel 1991, due anni dopo il più patinato e prodotto esordio-comunque ottimo-vedeva la band sporcare nettamente il sound di polvere e benzina, con una produzione più scarna ed essenziale, unendo idealmente l’hard rock blues britannico dei 70 tanto caro a band come Free, Bad Company, Whitesnake e Led Zeppelin al southern rock americano. Guidati dalla sei corde di Lee, che finalmente poteva esprimere il suo grande talento di bluesman, questo rimarrà, però, il disco di Ray Gillen, uno dei più talentuosi cantanti partoriti dagli anni '80 e purtroppo anche uno dei più sfortunati. Mancata, per motivi legali, l'occasione della vita: l'entrata nei scalcinati e instabili Black Sabbath di metà anni ottanta, quelli che si accingevano a registrare THE ETERNAL IDOL, con Tony Iommi e soci riuscì, nonostante tutto, a portare a termine alcuni concerti e registrare alcuni demo, recuperabili in rari bootleg. Con una voce paragonabile ai migliori vocalist hard blues, un incrocio tra Paul Rodgers a Robert Plant, Gillen ebbe con questo disco, inspiegabilmente sottovalutato e poco spinto dall’etichetta discografica, l'occasione di un riscatto di carriera. A più di vent’anni dalla sua morte possiamo dire che ci riuscì pienamente. La copertina del disco, raffigurante una solitaria casetta in legno, galleggiante in mezzo alle acque paludose del Mississippi tra corvi e coccodrilli, disegna bene, ma non completamente, la direzione musicale del disco. La super formazione completata da Greg Chaisson al basso e Jeff Martin alla batteria si lancia, fin dall'iniziale ‘The Last Time’ in un frenetico hard blues, con la chitarra di Lee sugli scudi e un organo a fare da tappeto alla voce imprendibile di Gillen. Pochi punti deboli in questo disco, costruito tra l’alternanza di pesanti riff e frequenti intermezzi acustici.


Da un lato il blues pesante di ‘Show Me The Way’, ‘Whiskey Dust’, della splendida ‘Silver Horses’ e di ‘3 Day Funk’ , un funk blues che non sfigurerebbe in nessun disco dei Black Crowes, dall’altro canzoni più metal oriented come ‘Shine On’, ‘Soul Stealer’ e ‘Heaven's Train’, fanno riaffiorare il passato di tutti i musicisti coinvolti. Se ‘Joe's Blues’ non è altro che una breve prova di abilità di E.Lee all'acustica, e ‘Voodoo Highway’ un blues acustico con Lee alla dobro, il finale è una pirotecnica vetrina per Gillen: la cover di James Taylor, ‘Fire And Rain’, resa naturalmente in chiave rock e ‘In A Dream’ cantata a cappella, tanto per dare una ulteriore prova della sua straordinaria versatilità vocale. VOODOO HIGHWAY è un piccolo gioiello in mezzo allo strapotere grunge di quegli anni. Poi si sa, quando due talenti come E.Lee e Gillen devono provare a convivere insieme sono previste scintille. E così fu scioglimento. E.Lee proseguirà la carriera lontano dalla grande ribalta, evidentemente poco adatta al suo carattere schivo per ritornare nel 2014 con un nuovo album solista, mentre il talento galoppante di Gillen fermerà la sua corsa a soli 34 anni, nel 1993, sconfitto dall’AIDS.

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