IAN HUNTER & THE RANT BAND Fingers Crossed (2016)
☆☆☆☆
La mia marcia di avvicinamento verso il fine settimana dedicato a David Bowie (sabato ero a Bologna per una mostra che ha messo a dura prova occhi e udito), inizia da questi versi:
“Something is happening Mr. Jones
My brother says you're better than The Beatles or The Stones
Saturday night, Sunday morning
You turned us into heroes
Can you hear the heroes sing?”
che aprono ‘Dandy’, la canzone che Ian Hunter dedica a Bowie, cantata e arrangiata proprio come avrebbe fatto Bowie nel 72 insieme all’altro compianto amico Mick Ronson, la chiusura di un cerchio, il sentito ringraziamento per quella ‘All The Young Dudes’ che il Duca Bianco regalò ai Mott The Hoople nel 1972, rilanciandone di fatto la carriera.
Anche se questa volta nasconde i famosi ricci sotto un cappello (sullo sfondo, in copertina, c’è un’altra foto a ricordarli) a settantasette anni, Hunter conferma lo stato di grazia che lo ha accompagnato negli ultimi dischi usciti dal 2001 a oggi (ricordo Rant, Shrunken Heads, Man Overboard, When I’m President). Dieci canzoni piacevolissime, registrater e prodotte nel New Jersey insieme a Andy York (presente anche con la sua chitarra), sempre in bilico tra lo sfrenato rock’n’roll glitterato british (‘That’s when The Trouble Starts’) e le profonde ballate: ‘Fingers Crossed’ si spinge indietro fino al 1700 per raccontare storie di mare e marinai, l’antica Grecia viene riesumata in ‘Morpheus’. Un continuo alternarsi di vecchie storie e presente.
L’America è dietro l’angolo come sempre, tra gli spiriti dell’amato Dylan (‘White House’,’Bow Street Runners’ che narra la storia dei fratelli Fielding in una Londra del’700), e i Sun Studios a Memphis che hanno ispirato ‘Ghosts’. C’è l’honkytonk di ‘Long Time’, perfino un accenno reggae in ‘You Can’t Live In The Past’. Metà capo banda e metà cantautore, Ian Hunter non delude, dando ancora una lezione di classe rock’n’roll, songwriting lucido e mai banale. Una lezione per i giovani e per qualche vecchietto, più giovane di lui, che vive sugli allori del passato.
Nel precedente disco chiudeva con una canzone intitolata ‘Life’ che recitava così: “Easy come-easy go-just another rock'n'roll show,hope you had a great night/when you get home and climb into bed-just remember what I said/laugh because it's only life".
Rimane ancora il migliore augurio per se stesso e per chi ha ancora voglia di ascoltarlo.
Se poi volete esagerare: è uscito anche un cofanetto (Stranded In Reality) con 30 cd che ripercorre l’intera carriera. Ma oltre alla voglia di esagerare bisogna avere anche tanti soldi da parte.
RECENSIONE: LUCINDA WILLIAMS-The Ghosts Of Highway 20 (2016)
RECENSIONE: PARKER MILLSAP-The Very Last Day (2016)
THE WHITE BUFFALO. Per la prima volta in Italia. Due date: 28 Luglio a Ravenna, 30 Luglio a Brescia
RECENSIONE: WILLIE NILE-World War Willie (2016)
RECENSIONE: ZAKK WYLDE-Book Of Shadows II (2016)
RECENSIONE: HAYES CARLL-Lovers And leavers (2016)
RECENSIONE: STURGILL SIMPSON-A Sailor’s Guide To Earth (2016)
RECENSIONE: MALCOLM HOLCOMBE-Another Black Hole (2016)
RECENSIONE: JOHN DOE-The Westerner (2016)
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REPORT LIVE: GRAHAM NASH live@Teatro Sociale COMO, 3 Giugno 2016
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