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martedì 3 maggio 2016

RECENSIONE: JOHN DOE (The Westerner)

JOHN DOE  The Westerner (Cool Rock Records/Thirty Tigers, 2016)






La polvere aspra alzata dai Calexico durante il recente concerto al Teatro Creberg di  Bergamo è stata, seppur piacevole e solleticante, inferiore alle attese, superata dai fumi dolci e speziati dei sigari cubani che aleggiavano in teatro con molta più consistenza. A riportare il tutto ai livelli ottimali sembra pensarci il nuovo disco di John Doe, una carriera solista spezzettata ma che ha ormai doppiato (in anni) quella dei seminali X.
Questo nono disco arriva a cinque anni dal precedente ma ne conferma lo status di songwriter di altissimo livello. Il disco è stato registrato a Tucson negli studi di Howe Gelb (Giant Sand) e proprio durante i primi giorni di registrazione è avvenuto l’episodio che ha influito sensibilmente sul percorso musicale e concettuale del disco: la morte dell’amico scrittore, sceneggiatore e regista Michael Blake, conosciuto per essere l’autore del romanzo Balla Coi Lupi, da cui fu tratto il film. “Il primo giorno che sono arrivato a Tucson, ho trascorso un po’ di tempo con Michael che era in cura in ospedale. Tre ore più tardi, appena abbiamo iniziato la registrazione, ho ricevuto una telefonata che mi diceva che era passato a miglior vita. Averlo visto un’ultima volta è stato un regalo e l'intensità che ho messo su questo disco non l’ho mai sperimentata prima, in nessuna sessione di registrazione.” Racconta Doe nel suo sito ufficiale.
L’amicizia con Blake fa da filo conduttore a canzoni che viaggiano placide sotto il sole, perse tra i grandi spazi del deserto dell’Arizona, con lo sguardo rivolto indietro ai nativi americani, il pensiero verso la libertà (la metafora dei treni nell’iniziale singolo’ Get On Board’) e la morte, e con lo spirito dei Doors che fa capolino in più occasioni, un ascolto comune di Doe e Blake da cui viene presa in prestito perfino la copertina disegnata da Shepard Fairey e Aaron Huey, già usata per un’uscita targata Doors in occasione del Record Store Day 2014.


Suoni desertici e psichedelia (‘Alone In Arizona’), intense ballate che si trascinano lente sulla sabbia, lasciando impronte tra il folk (‘Sweet Reward’, la pianistica ‘A Little Help’, ‘The Other Shoe’) e il western (‘Sunlight’) con non rari passi di danza rock: decise incursioni nel garage ( ‘Drink Of Water’ e ‘Go Baby Go’ con l’ospite Debbie Harry alla voce) e nel mantra blues doorsiano (‘My Darling, Blue Skies’). Un disco che sembra andare oltre la musica, perfettamente in bilico tra border ballads e scatti elettrici (la finale ‘Rising Sun’), per avvicinarsi sensibilmente all’anima. Il bel ritorno di Grant-Lee Phillips con THE NARROWS, sembra avere già un gemello: THE WESTERNER. Bellissimo e…consigliatissimo.




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